Il nostro discorso di fine anno

Dato che a quanto pare in questo 2013 se non fai un discorso di fine anno non sei nessuno (da Beppe Grillo a, udite udite, Vittorio Emanuele), abbiamo deciso di fare un discorso di fine anno anche noi.

Cari italiani e care italiane, l’anno appena trascorso è stato un po’ una ciofeca, diciamoci la verità. Certo per qualcuno più, per qualcuno meno, ma facendo la media si son salvati in pochi.

Il motivo, cari italiani, è che non ci stiamo evolvendo: non so se Napolitano lo dirà o meno, non so se lo dirà Beppe Grillo, probabilmente entrambi se la prenderanno con la politica ed è giusto, ma la nostra parte noi non l’abbiamo fatta. Fine.

E dunque per questo 2014, cari italiani e care italiane (e cari noi), auguriamoci di capire che a volte rimboccarsi le maniche non significa per forza scendere in piazza sbavando alla ricerca di una soluzione facile che non esiste. E che certamente è più serio fare anche una seria autocritica personale, prima di puntare il dito contro gli altri.

Altri che in fondo, piaccia o meno, purtroppo ci rispecchiano e non poco. Anche loro cercano la via facile, perché sanno che piace a noi. Che ci affascina il pensiero di non doverci impegnare più di così. Purtroppo non è possibile.

Allora per l’anno che va a iniziare, potremmo mettere in cima alla lista dei propositi quello di migliorare per noi: di smetterla di litigare e insultare chi non la pensa come noi. Il dissenso è il sale della democrazia, l’insulto è veleno. Un piccolo passo per noi, ma un grande passo per questa umanità che spesso non esiste più.

E l’augurio migliore che possiamo farvi e farci.
Buon anno nuovo.

 

(foto di copertina: ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

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