Il traffico d’organi prospera grazie all’ignoranza e alla truffa

30/06/2014 di Mazzetta

Il fenomeno del traffico di organi è particolarmente evidente in Asia, ma pare che non risparmi nessuna parte del globo e che le vittime siano tutte poverissime e facili da ingannare perché poco o per nulla istruiti.

 

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COME FANNO – Una recente inchiesta di CNN ha illuminato i meccanismi che presiedono al traffico di organi, reni in particolare, in Nepal. Ma il fenomeno è diffuso in tutta l’Asia e le contromisure adottate dai governi non bastano a fermare i trafficanti, che possono attingere a un bacino di potenziali donatori vastissimo e facile da predare. CNN racconta la storia del distretto di Kavre nei pressi della capitale nepalese Kathmandu, ormai noto come «la banca del rene nepalese» perché meta prediletta dai trafficanti, che solo nell’area avrebbero «convinto» più di 300 persone a offrirsi come donatori dietro il pagamento di una somma che dopo l’intervento cala all’improvviso, sempre che qualcosa venga corrisposto.

IL COMMERCIO – Ad approfittarne sono i pazienti ricchi, quelli che si possono permettere i servigi di un’organizzazione che trasferisce pazienti e donatori in India, fornisce questi ultimi di documenti che li rappresentano come parenti dei beneficiari e infine si dileguano senza lasciare tracce. Per gli altri, quelli che non possono permetterselo, c’è invece solo la dialisi. Lo stesso per i donatori, che con un rene in meno e una volta dileguati i mediatori, restano da soli ad affrontare le conseguenze e le eventuali complicazioni dell’intervento.

DAL NEPAL ALL’INDIA – La storia di Nawaraj Pariyar spiega come funzionano le cose, Pariyar è stato avvicinato da un mediatore che gli ha promesso l’equivalente di 30.000 dollari per farsi asportare «un pezzo di carne» che secondo quello che gli ha detto sarebbe ricresciuto. Poi lo ha vestito a nuovo, lo ha portato al cinema e infine in India, in una clinica nella quale è stato spacciato per fratello di una donna destinata a ricevere il suo rene, perché là i trapianti sono ammessi dalla legge solo tra consanguinei. Portato a termine l’intervento il mediatore ha consegnato circa 300 dollari al donatore, promettendo di saldare il resto poi, ed è sparito.

LA TRUFFA – Pariyar tornato a casa ha cominciato ad avere qualche sospetto e anche dei dolori, una visita in ospedale ha confermato che gli avevano asportato un rene. Lui non poteva accorgersene, perché in ospedali parlavano una lingua a lui sconosciuta e la parola che usavano per indicare il rene non la conosce, l’avessero detta in nepalese avrebbe capito, dice. Sono circa 300 i nepalesi «donatori» che negli ultimi 5 anni hanno percorso questa trafila partendo da Kavre, dove il traffico prospera da una ventina d’anni. Ma saperlo non serve a molto, pare infatti che l’attenzione sull’anomalia di Kavre si sia risolta semplicemente nello spingere i trafficanti un po’ più in là.

UN METODO CONSOLIDATO – Trafficanti che operano in modo simile in tutto il continente asiatico, dall’India al Vietnam, alla Cina e che globalmente vanno a costituire un business valutato intorno al miliardo di dollari all’anno in tutto il globo. Non una cifra enorme, ma che divisa per le cifre minime pagate ai donatori più poveri, concentrati in Asia e Sudamerica, spesso inconsapevoli, segnala la mutilazione di migliaia di persone.

 

TO GO WITH AFP STORY BY CECIL MORELLA  J(Foto da archivio Getty Images. Credit: Jes Aznar)

 

CHI NE BENEFICIA – Un business esteso anche in Occidente, dove tuttavia resta residuale e lascia poche tracce, visto che la convenienza economia e i il rischio d’incappare in una giustizia più efficiente e severa consigliano di delocalizzare gli interventi richiesti da quanti non vogliano mettersi in lista in attesa dei veri donatori. Un business che come spesso accade trasferisce i benefici agli attori più ricchi, dai trapiantati paganti ai medici che effettuano gli interventi, fino ai mediatori che li organizzano, e lascia ai più poveri l’onere di una vita di stenti in cambio di somme risibili, oltre alle conseguenze impredicibili d’interventi che non sono certo portati a termine a loro beneficio.

LE CICATRICI DEL TRAFFICO – Il risultato si può osservare visivamente in luoghi come il distretto di Kavre o dove i mediatori di questi traffici riescono a dilagare approfittando di povertà e ignoranza, decine di persone che portano sui loro corpi le lunghe cicatrici degli interventi e che raccontano tutti la stessa storia, una storia di sfruttamento inumano, che strappa gli organi ai poveri per venderli ai ricchi.

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