La triste fine dell’incredibile storia di Ilaria Capua (triste per l’Italia)

30/05/2016 di Redazione

In Italia accusata ingiustamente di aver posto «le condizioni per il reato di epidemia», indagata per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, abuso d’ufficio. In altre parole: stragista passibile di ergastolo. Negli Stati Uniti, invece, convocata da una prestigiosa università della Florida per un incarico da full professor e la direzione di un Centro di Eccellenza. È la storia di Ilaria Capua, studiosa che in America sta trovando ora un degno riconoscimento alle sue capacità dopo essere finita nel nostro Paese al centro di una bufera.

ILARIA CAPUA, DALL’ACCUSA DI EPIDEMIA IN ITALIA AL SUCCESSO NEGLI USA

Lo sua vicenda viene ripercorsa oggi da Paolo Mieli sul Corriere della Sera, che parla di «un paese che detesta la scienza» e «il rigore della ricerca» e «sta creando una nuova categoria di migranti». Ilaria Capua, inserita negli anni scorsi tra i più importanti scienziati al mondo, è stata accusata di aver commercializzato l’«H7N3 Pakistan», virus che avrebbe potuto provocare una strage di volatili e di essere umani:

Ma chi è Ilaria Capua? È una delle più importanti studiose italiane, nel 2006 aveva individuato un ceppo dell’aviaria e, anziché brevettare quella scoperta, l’aveva resa pubblica. Di più: aveva promosso una campagna internazionale a favore del libero accesso ai dati sulle sequenze genetiche dei virus. Nel 2007, Scientific American l’aveva inserita tra i cinquanta scienziati più importanti del mondo e nel 2008 la rivista americana Seed l’aveva inclusa tra le cinque revolutionary minds.

Anche per questo Mario Monti l’aveva voluta con sé in politica e nel 2013 era stata eletta in Parlamento dove l’avevano poi scelta come vicepresidente della Commissione Cultura. Un anno dopo, all’improvviso, si ritrovava — assieme al marito, a dirigenti del ministero della Salute e dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie — indagata per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, abuso di ufficio, traffico illecito di virus. Ma soprattutto — e questo riguardava lei sola — veniva accusata di aver posto «le condizioni per il reato di epidemia». Punibile con l’ergastolo.
Quando finalmente poté leggere anche lei gli incartamenti che la riguardavano, la Capua pensò che l’iter giudiziario di quella vicenda — ancorché fosse trascorsa un’eternità dall’inizio della stessa: nove anni — avrebbe avuto «tempi americani». Ciò che le avrebbe consentito di spiegare ai magistrati qualche dettaglio che era rimasto fuori dalle intercettazioni: che l’«H7N3 Pakistan» si era diffuso — come si poteva evincere dal nome — in Pakistan e non in Italia; che comunque neanche lì si era dato un solo caso in cui quel virus avesse infettato un essere umano; che la «società segreta 444» in cui lei avrebbe occultato i proventi dei suoi commerci illegali altro non era che «il centro di costo che afferiva al suo laboratorio di Padova»; che le royalties del suo «brevetto milionario» ammontavano a poche migliaia di euro, peraltro ancora nelle casse dell’Istituto. Invece niente, nessuno la chiamò.

(Foto di copertina: ANSA / FABIO CAMPANA)

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