Perchè ISIS ha colpito in Indonesia

14/01/2016 di Redazione

ISIS Indonesia

L’attentato di Giacarta è stato rivendicato dall’ISIS dopo poche ore. L’organizzazione islamica guidata da al-Baghdadi è intenzionata da tempo a costituire una sezione asiatica del sedicente califfato istituto tra Siria, Iraq e Libia, e il ritorno del terrorismo islamico nel più grande Paese musulmano sembra confermare la strategia di espansione dell’ISIS.

ISIS GIACARTA

Dopo Istanbul, Giacarta. Il 2016 si è aperto nel segno del terrorismo, tornato a colpire in Paesi a netta maggioranza musulmana dopo gli attacchi inferti alle Nazioni che combattono il jihadismo in Siria, come Francia e Russia. L’Indonesia, il Paese con il maggior numero di fedeli islamici al mondo, è stata già vittima di un attentato particolarmente sanguinoso. Nell’ottobre del 2002 un commando di terroristi legati ad al-Qaida ha ucciso 202 persone, in prevalenza turisti stranieri, nell’isola di Bali. L’attentato fondamentalista aveva voluto colpire l’Islam moderato che caratterizza l’Indonesia, come la Malesia: Paesi musulmani molto popolosi dove prevale un’interpretazione della religione coranica meno conservatrice e più tollerante rispetto alla Penisola araba. Il rafforzamento del jihadismo a livello internazionale conseguito da ISIS in questi ultimi anni aveva allertato le autorità indonesiane così come gli esperti di terrorismo, che si aspettavano un attacco nel Sudest asiatico. In Siria così come in Iraq combattono alcune centinaia di foreign fighters provenienti da Indonesia e Malesia, e nei mesi scorsi il governo di Kuala Lampur aveva fermato decine di affiliati all’ISIS perché stavano progettando attentati dopo il loro ritorno dal sedicente califfato.

ISIS ABU SAYYAF

Nelle Filippine agisce un’organizzazione terroristica, che si chiama Abu Sayyaf, fondata diversi decenni fa e che negli scorsi mesi si era affiliata ufficialmente all’ISIS, un po’ come avevano fatto i nigeriani Boko Haram. Abu Sayyaf è un gruppo noto per la sua violenza, anche se agisce in modo più simile a un’organizzazione criminale che a una terroristica. La maggior parte delle attività si concentra infatti nei rapimenti e nelle estorsioni. Secondo diversi analisti ISIS vorrebbe istituire una sezione asiatica del suo califfato, e Abu Sayyaf ne sarebbe il pilastro organizzativo. Il leader dei jihadisti filippini, Isnilon Hapilon, è considerato molto pericoloso dagli Stati Uniti, che hanno messo sul suo conto una taglia da 5 milioni di dollari. Abu Sayyaf potrebbe servire a ISIS per avere una base operativa nel popoloso Sudest asiatico, da utilizzare come testa d ponte per attentati in Malesia e nella popolosa Indonesia. L’attentato di Giacarta potrebbe essere la prima azione generata da questa strategia.

(Photocredit copertina: OMEO GACAD/AFP/Getty Images)

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