Isis, il ministro Gentiloni: «I terroristi proveranno a colpire ancora»
27/12/2015 di Redazione
I combattenti dell’Isis «proveranno a colpire ancora», ma «lavoriamo» per la sicurezza senza lasciarsi «fuorviare». È quanto dichiarato dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni in un’intervista rilasciata al quotidiano Repubblica. Il titolare della Farnesina ha sottolineato che contro i terroristi islamici di Daesh «la reazione internazionale è sempre più efficace».
Il comunicato di Al Baghdadi – ha spiegato Gentiloni a Repubblica – «vuole esibire forza in un momento che invece è di vera difficoltà militare». «La polizia austriaca – ha detto il ministro – parla di persone che sono state segnalate. Non trasformerei questo in nulla di più o di meno rispetto allo scenario in cui siamo da mesi: nulla di più perché non ci sono informazioni precise su luoghi, date, dettagli particolari. Nulla di meno perché in Italia, come in Europa, tutti abbiamo ben chiaro quello che Daesh e i suoi accoliti hanno compiuto e possono compiere».
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IRAQ, ITALIANI A PROTEZIONE DELLA DIGA DI MOSUL
Per quanto riguarda invece i 450 soldati italiani che saranno vicino Mosul, in Iraq, Gentiloni ha ribadito:
«Non andranno a combattere, ma a proteggere il lavoro di ripristino della diga».
Da parte italiana c’è poi la responsabilità dell’addestramento dei peshmerga curdi a Erbil e di polizia e forze di sicurezza nell’Anbar.
SIRIA,VERSO UN NEGOZIATO PER IL CESSATE-IL-FUOCO
Per quanto concerne poi la Siria, il ministro degli Esteri ha affermato:
«Stiamo seguendo due esercizi politici molto delicati che si intrecciano con le operazioni militari. Il primo tende a mettere d’accordo i Paesi del Gruppo di Vienna su quali siano i gruppi terroristici. Il secondo, coordinato dall’Onu, deve individuare i gruppi anti-Assad che in gennaio dovranno partecipare al negoziato con esponenti del regime siriano. Se effettivamente riusciremo a far partire il negoziato scatterà anche un cessate-il-fuoco».
E ancora:
«Il 19 gennaio a Roma si incontreranno i ministri degli Esteri dei 6 Paesi fondatori dell’Europa unita: vogliamo capire come andare avanti meglio, con più unità, ma anche con più rapidità e prontezza della Ue. Il governo italiano lavora per rafforzare un europeismo possibile che deve rispondere ai cittadini. Le rigidità con cui a volte si affrontano le questioni di politica economica, e non solo, rischiano di compromettere l’Unione europea».
(Foto di copertina: ANSA / MAURIZIO DEGL’INNOCENTI)