La rissosa Dinasty dei Karimov e il futuro dell’Uzbekistan

24/02/2014 di Mazzetta

Guli Cocktail Evening

DALLE STELLE AGLI ARRESTI – Gulnara Karimova, 41 anni, qualche mese fa era una donna di successo, viveva per lo più in Occidente alternandosi tra la carriera di cantante (con il nome di Googosha), stilista e ambasciatrice del paese. Platealmente disinteressata alla situazione dei diritti umani nel paese, di recente Karimova ha ammesso a The Guardian che forse prima era distratta: «Non volevo entrare in conflitto e non vedevo molte delle cose che davano fastidio a molte persone, perché ero molto occupata a lavorare sui progetti della gente reale, borse e sostegno alle associazioni professionali. Alcuni lo denunciavano ad alta voce, ma ci è voluto tempo per capire la realtà nella quale vivevamo.» Alcuni gliene chiedevano conto anche sui social network, che usava con entusiasmo, ma lei faceva orecchie da mercante, adesso che le è stato negato l’accesso a internet c’è un account internet che chiede giustizia e attenzione alla sua triste sorte, la consapevolezza sembra essere arrivata troppo tardi, altrimenti sarebbe rimasta nella sua casa da 20 milioni di dollari a Ginevra. Ricchezza che non l’insospettiva minimamente, così come non ci trovava nulla di male ad approfittare di una situazione di estremo privilegio mentre papà in patria ogni anno chiudeva le scuole per mandare allievi e insegnanti a raccogliere il cotone, uno degli asset principali del paese prima che iniziasse la corsa che lo ha portato a diventare il terzo esportatore di gas naturale eurasiatico dopo la Russia e il Turkmenistan. Gulnara peraltro è anche titolare del non invidiabile titolo di «persona più odiata del paese» per il suo appariscente presenzialismo e per le spese immense che traspaiono dal suo stile di vita e quindi non è per niente irrealistico che la famiglia abbia voluto tarpare le ali, più che a una candidata alle presidenziali, alle attività della scheggia impazzita della famiglia, che ha attirato sui vertici del regime l’attenzione della giustizia di diversi paesi, non bastasse il triste record per assenza di democrazia e libertà di stampa e d’opinione con il quale il regie deve convivere a livello d’immagine all’estero. Ha senso offrirla come capro espiatorio e sottrarla comunque alla giustizia dei paesi europei che hanno aperto inchieste contro di lei e che le chiedono contro delle sue ricchezze, che a questo punto potrebbero essere sequestrate dalla giustizia uzbeka e tanti saluti all’ipotesi di sequestri milionari.

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UN REGIME CORROTTISSIMO – Ricchezza che gli uzbeki finora non hanno potuto apprezzare, ma della quale Gulnara disponeva in abbondanza, al punto che lei e la sorella fanno base a Ginevra circondate da una corte di servizio e si danno a spese tipiche degli sceicchi. Entrambe, come peraltro la madre Tatiana, sono nominalmente a capo di piccoli imperi economici, una ricchezza che ha attirato l’attenzione delle procure di Svezia, Svizzera e Francia, tre paesi indagano su Gulnara e uno su Lola perché sospettano importazioni illegali di capitali frutto di corruzione, ma ovviamente a fare sensazione è che su di lei e il suo entourage sia calata la mano pesante della giustizia uzbeka, che in teoria aveva elementi per insospettirsi gia da decenni e che se agisce ora è perché ha chiaramente ricevuto lo stimolo e l’autorizzazione a farlo da chi ha mandato a morte personalità più importanti di un giudice per molto meno.

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