La rissosa Dinasty dei Karimov e il futuro dell’Uzbekistan

24/02/2014 di Mazzetta

 

LA LITE DIVENTA PUBBLICA – A deporre per la versione dello scontro familiare ci sono le uscite pubbliche delle due sorelle. Gulnara ha denunciato un complotto ai suoi danni e anche un tentativo d’avvelenamento con il mercurio nel 2011, presentano un certificato che dimostrerebbe alte concentrazioni di metalli pesanti nel sangue suo e in quello della figlia. Tra i responsabili del complotto ha esplicitamente indicato il capo dei servizi Inoyatov, la sorella e la madre. Gulnara parte dall’ovvia considerazione che una campagna di delegittimazione ai suoi danni debba essere stata autorizzata ai massimi livelli, pensa che Inoyatov voglia correre alla presidenza, e che il padre sia stato ingannato in pratica dalle malelingue e convinto dalla lettura di un sito che la mette in cattiva luce, organizzato dagli stessi servizi. La stessa sorella Lola 35 anni, però non è al di sopra di ogni sospetto, di recente ha rotto il suo abituale silenzio per dire che non parla con la sorella da 12 anni (non è vero) e che, per ora, non pensa di candidarsi alla presidenza. L’idea è che in casa Karimov mamma Tatyana sostenga la candidatura di Lola, che ha sostituito proprio Gulnara nel ruolo d’ambasciatrice all’UNESCO, su quella delle vulcanica sorella, che per di più è un’infaticabile organizzatrice di eventi culturali che contaminano l’isolamento del paese. Secondo Gulnara questa sua attività sarebbe particolarmente invisa all’apparato e uno dei motivi della sua improvvisa caduta in disgrazia.

TUTTI CONTRO GULNARA – La mano di Lola o dei servizi uzbeki è chiaramente visibile dietro un blitz dell’opposizione in esilio nella casa ginevrina di Gulnara, dove gli attivisti del gruppo d’opposizione Uzdem Fund Suisse sono entrati con le chiavi e i codici degli allarmi e da dove, prima che arrivassero gli uomini di un’azienda di sorveglianza privata, hanno pubblicato sui social network le immagini del lusso dell’ambiente e la presenza di opere d’arte uzbeke che dovrebbero trovarsi invece nei musei nazionali.

UNA QUESTIONE DI FAMIGLIA – Inutile chiedere alle autorità uzbeke notizie su quello che sta succedendo, risponde solo il silenzio, l’unica dichiarazione ufficiale proveniente dall’ufficio di presidenza dice che sono questioni di famiglia di Karimov e che l’ufficio commenta solo questioni inerenti la sua presidenza, aggiungendo peso all’ipotesi di un conflitto effettivamente dinastico. Se la spettacolare irruzione in casa di Gulnara del 17 febbraio fosse avvenuta senza il consenso di Karimov è chiaro che la situazione sarebbe molto più grave, ma anche se si tratta di una lotta intestina alla famiglia è pur sempre una frattura epocale per un regime come quello di Karimov. L’ipotesi che qualcuno interno al regime lo stia assediando facendo pressioni sulla famiglia non è da scartare, ma significherebbe che Karimov ha già perso il controllo dell’apparato e che questo sta agendo per isolare la famiglia e per venire a capo del problema posto dalla guardia presidenziale. Si tratta di un esercito nell’esercito, composto di fedelissimi mantenuti isolati dal resto del mondo e allevati nel culto del capo e paranoia. Giurano fedeltà al presidente e non possono comunicare con l’esterno, nemmeno andare online o seguire gli sviluppi politici, esistono solo per rispondere agli ordini di Karimov e anche in caso di ribellione dell’apparato a Karimov sarebbero un osso duro da affrontare, visto che non c’è da dubitare che il dittatore ordinerebbe di sparare su chiunque gli venisse in mente di considerare un nemico. Il regime per ora non pare comunque interessato dalla disgrazie di Gulnara e non sembra sentire il bisogno di risponderne al paese o di denunciare mosse ostili da parte di poteri oscuri, segno che probabilmente l’Uzbekistan è ancora decisamente il regno di Karimov e dei suoi fedeli servizi di sicurezza e che le disgrazie di Gulnara non giungono all’insaputa dell’anziano leader, circostanza esclusa anche dalla figlia, che lo dice invece male informato da chi la calunnia e quindi sostanzialmente d’accordo con la sua punizione. La Dinasty uzbeka promette scintille e qualunque sia il copione che si sta scrivendo avrà conseguenze sul futuro del paese e sull’assetto del potere, che nel medio periodo dovrebbe comunque continuare a essere riservato a un numero ristrettissimo di persone, già ai vertici delle gerarchie dell’attuale regime.

 

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