La Cgil e quel «no» ai familiari delle vittime della strage di Viareggio
09/05/2014 di Stefania Carboni
«Siamo stati ore ad aspettare di fronte al Palacongressi a Rimini. Ma nessuno della segreteria si è presentato». È questa la denuncia che arriva dall’associazione dei familiari delle Vittime della strage ferroviaria di Viareggio che hanno chiesto di intervenire al Congresso Cgil: «Richiesta avanzata alla Segreteria nazionale il 28 aprile 2014», precisano. E il no pesa ancor di più davanti all’invito rivolto a Mauro Moretti che ha partecipato nei giorni scorsi alle Giornate del Lavoro precongressuali a Rimini e non al Congresso nazionale. «Le motivazioni – spiegano in un comunicato i familiari delle vittime – “Non vi erano le condizioni …”, “non vi era lo spazio” sono pretestuose, false ed ipocrite. Hanno negato la parola a Marco Piagentini, presidente onorario dell’Associazione dei familiari. Ogni commento è superfluo».
CHI E’ MARCO PIAGENTINI – Nella tragedia del 2009 Marco Piagentini ha perso la moglie e due figli di 2 e 5 anni. Quella dannata sera si trovava nella sua casa con Stefania e i loro tre bambini. I piccoli dormivano già. A un quarto d’ora dalla mezzanotte si sentì il boato. La coppia capì che bisognava uscire subito, allontanarsi il più presto possibile. Così presero i loro tre bambini e iniziarono a portarli in macchina. Luca, 5 anni, è stato il primo ad arrivare in automobile. Papà e mamma tornarono indietro per prendere i suoi fratellini ma, come racconta un pezzo del Fatto Quotidiano, l’incubo non era finito:
Passa un istante solo e le fiamme, blu, alte più di un piano, li divorano. Quella notte il nonno Piagentini, papà di Marco, si precipita in via Porta Pietrasanta. Roberto chiama per nome i tre nipotini, il figlio e sua moglie. Si rivolge sconvolto ai soccorritori: “Sono tutti morti, è vero?”. Si aggira tra i ruderi delle case, chiede notizie, implora di continuare a cercare. A pochi metri, Luca è carbonizzato sul sedile posteriore dell’auto. I genitori avevano pensato che fosse al sicuro, in quei secondi concitati e sospesi dove ogni scelta, anche quella di respirare, può decidere il tuo destino. Marco trattiene il fiato. Si salverà per questo, gli diranno al centro grandi ustionati di Padova dove passerà mesi: se avesse inalato il gas, i suoi polmoni e la gola sarebbero bruciati senza rimedio. Riporta ustioni di secondo e terzo grado su oltre il 90 per cento del corpo. Ma Stefania è gravissima, così come Lorenzo. Lo capiscono subito i soccorritori, giunti subito sul posto. Il piccolo Lorenzo viene portato all’ospedale Meyer di Firenze. Muore il giorno dopo. Tre giorni di agonia e anche Stefania, ricoverata a Pisa, si spegne.
Dei Piagentini, oltre al padre, si salverà solo il piccolo Leonardo, 8 anni, miracolosamente illeso e diventato il simbolo di quella notte di orrore. Un disastro che però non trova ancora una giustizia nelle aule di tribunale, con uno Stato assente che non si è mai costituito parte civile al processo. «Due giorni prima – spiegano i familiari delle vittime- sempre a Rimini, la parola l’avevano data a Moretti, numero uno delle ferrovie e rinviato a giudizio con accuse pesantissime per la strage ferroviaria di Viareggio».
IL SINDACATO E L’INVITATO MORETTI – Cosa c’entra la Cgil? La Cgil nazionale si è costituita parte civile al processo. A fianco dei familiari delle vittime, che ora chiedono chiarimenti: «Aver negato la parola a Marco è un atto politicamente inqualificabile e moralmente disumano. Se la presenza dei familiari non è stata gradita al Congresso nazionale Cgil come potrebbero i familiari gradire la presenza della Cgil al processo delle loro 32 Vittime?». Mauro Moretti è intervenuto durante le Giornate del Lavoro a Rimini, che non sono il Congresso nazionale tenutosi dal 6 all’8 maggio, ma una serie di incontri organizzati dalla Cgil. All’appuntamento del 4 maggio è intervenuto anche il ministro delle infrastrutture Maurizio Lupi, con diverse contestazioni.
LA REPLICA DELLA CGIL – L’ufficio stampa della Cgil, contattato da Giornalettismo, ha fornito la sua versione dei fatti: «Al Congresso non è venuto nessun esterno, non ci sono stati ospiti esterni. In ogni caso è stato comunque approvato un ordine del giorno dove si ribadisce che soltanto la Cgil si è costituita parte civile al processo, cosa che non ha fatto lo Stato. La Cgil è al fianco dei familiari delle vittime di Viareggio», spiega Giorgio Saccoia. «Li abbiamo incontrati più volte», precisa, aggiungendo come al Congresso non si sia ritenuto opportuno far intervenire esterni che non fossero “attinenti a questioni interne al sindacato“.
SBAGLIATO INVITARE MORETTI – L’atteggiamento del sindacato nei confronti delle vittime ha creato disappunto dentro la Cgil stessa. Ad alzare i toni è stato Lamberto Pocai, della Fiom Cgil Lucca, contrario all’invito rivolto a Mauro Moretti. «Anche se attualmente Moretti non è più amministratore delegato del Gruppo Ferrovie dello Stato – ha spiegato alla vigilia dell’incontro a Rimini – rimangono indelebili il suo comportamento e le sue affermazioni in seno a quella strage, come del resto egli rimane pur sempre uno dei principali imputati al processo in cui la stessa Confederazione si è costituita parte civile. Proprio per quest’ultimo motivo, è ancor più grave non aver permesso ai rappresentanti dei familiari delle 32 vittime di intervenire al congresso nazionale di Rimini (fatto accaduto ieri, 6 maggio) e, più in generale, di non essersi schierati a loro fianco in modo chiaro e trasparente, come pare di capire dall’ordine del giorno approvato dal direttivo della Cgil provinciale, odg che verrà presentato al congresso nazionale attualmente in corso e che probabilmente sarà assunto senza neanche coinvolgere la platea congressuale». Mentre Moretti interveniva alle “Giornate del lavoro della Cgil” il 4 maggio i familiari delle vittime partecipavano all’esterno, contestandolo. «Al Congresso nazionale della Filt-Cgil tenuto a Firenze (1-4 aprile) – spiegano dall’associazione – la protesta dei familiari, di lavoratori, cittadini, sindacalisti …, aveva “convinto” la Filt a rinunciare alla presenza di Moretti e del ministro Lupi per “evitare possibili tensioni”. Come se i familiari delle Vittime fossero “tensioni”!?». «Per Moretti – aggiungono – quel disastro ferroviario è stato uno “spiacevolissimo episodio” come lo definì nell’audizione alla Commissione lavori del Senato, per noi è stata la fine del mondo».