La DDR, un covo di nazisti

19/10/2012 di Dario Ferri

IL SILENZIO PAGAVA – La coltre di silenzio sul passato nazionalsocialista di molti esponenti del regime comunista era dunque un doppio interesse. Chi avva militato nelle formazioni del movimento hitleriano non doveva rivelare la sua provenienza politica per non mettere a repentaglio la propria carriera. Il regime comunista invece evitava imbarazzi, e poteva ricattare le persone per i suoi scopi quando ne scopriva il passato “marrone”. L’iscrizione al partito nazista dei funzionari della DDR era elevata, ma ancora maggiore era la percentuale di chi aveva militato in associazioni, corpi militari oppure formazioni vicine al nazionalsocialismo. Tra il 1945 e il 1951 metà dei dirigenti della Sed proveniva dalla resistenza contro Hitler, però più di un quarto dei “compagni” aveva fatto parte del movimento nazista. Ma pochi anni dopo le proporzioni si erano già ribaltate, tanto che chi aveva militato nel partito nazionalsocialista, nelle SA, oppure nella gioventù hitleriana superava, e di molto, i membri della resistenza al regime. Secondo uno degli storici che ha curato questa ricerca, Heinrich Best, la gerarchia all’interno della Sed era dominata dalla fedeltà al leader locale, e la ripulitura del passato era essenziale nel controllo di un partito che perdonava, ma non dimentica, un’antica militanza nemica. A chi era permesso di far carriera nonostante il suo “passato sporco” garantiva fedeltà assoluta all’apparato, uno dei tanti metodi del regime per aumentare il proprio controllo sulla società tedesca.

SS COMUNISTE – Helmut Bärwald era un membro delle SS, il corpo militare nazista colpevole di numerosi eccidi. Bärwald era una delle guardie del campo di concentramento di Sachsenhausen, e per i suoi crimini legati allo sterminio di ebrei ed avversari del nazismo è stato ricercato per anni dalla magistratura tedesca. Mentre all’Ovest i giudici gli davano la caccia, la Germania dell’Est copriva Helmut Bärwald così come altre centinaia di criminali nazisti. La Stasi sapeva del suo passato da SS sin dagli anni sessanta. Il suo nome figurava tra i faldoni dei servizi segreti della DDR dedicati ai criminali in camicia bruna. Bärwald era ricercato da magistratura tedesca e servizi americani insieme ad un’altra guardia del campo di Sachsenhausen, Hans Donner. Donner però morì relativamente giovane, nel 1973, dopo aver passato gli ultimi decenni della sua vita proprio nella Stasi. La polizia segreta l’aveva ricattato, proponendogli un condono del suo passato nazista in cambio dei suoi servizi da spia. Una strategia mirata e ripetuta centinaia se non migliaia di volte. Avere un passato nazista era un’onta nella Repubblica democratica tedesca, che sbandierava l’antifascismo come suo valore fondamentale. In realtà però gli ex nazisti costituitavano una riserva fondamentale per i servizi segreti comunisti, perché queste persone erano disposte a tutte pur di mantenere nascosto il loro passato hitleriano. Helmut Bärwald faceva parte di questo esercito nell’ombra, ed è riuscito a vivere un’esistenza tranquilla fino alla caduta del regime. Solo dopo l’apertura degli archivi della Stasi le autorità tedesche hanno scoperto come la Stati coprisse queste persone, spesso sviando le indagini della Repubblica federale, poi accusata pubblicamente di non perseguire i criminali nazisti. Erich Gust ad esempio era stato un membro delle SS responsabile del campo di concentramento di Buchenwald. Ricercato anche dalla commissione internazionale contro i delitti nazisti dell’Onu, Gust si era rifatto una vita diventando proprietario di un ristorante in Bassa Sassonia. L’ex SS viveva sotto falsa identità, ma la Stasi era riuscito a scoprilo sin dagli anni sessanta, instaurando un rapporto di collaborazione con lui. I servizi segreti invece che denunciarlo volevano utilizzarlo per ricattare gli uomini politici occidentali, anche se il piano fallì. La vera identità di Gust fu scoperta solo dopo la fine del comunismo, ma la morte colse il criminale di Buchenwald prima che la magistratura potesse aprire un’indagine su di lui.

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