Beppe Grillo e il reddito di cittadinanza in Svizzera
29/10/2013 di Andrea Mollica
Nell’inusuale discesa romana il Semplice Portavoce del MoVimento 5 Stelle, Beppe Grillo, si è prodigato in un annuncio piuttosto controverso e assai impreciso. «Sul reddito di cittadinanza siamo pronti, possiamo fare come in Svizzera, come in altre parti del mondo». Beppe Grillo pare riferirsi al reddito di cittadinanza universale proposto da una recente iniziativa popolare nella Confederazione Elvetica. Alcuni gruppi hanno raccolto il numero di firme sufficienti per introdurre in Svizzera, con un’apposita modifica costituzionale, il reddito di cittadinanza universale, ovvero un sussidio garantito dallo Stato a tutti i cittadini, a prescindere dal reddito e dalla disponibilità di lavoro. Questo istituto di Welfare non esiste all’interno della Confederazione Elvetica, e non è neppure certo quando il popolo svizzero voterà per il passaggio oppure la bocciatura di una simile proposta. Nel resto del mondo non esiste nulla di simile al reddito di cittadinanza universale proposto dal comitato referendario elvetico.
Beppe Grillo, un leader politico che di certo ha un’enorme capacità di comunicare le sue idee, avrebbe dovuto specificare con molta più precisione la sua proposta. Il reddito di cittadinanza universale, evocato da Grillo, è tra l’altro in contraddizione con la mozione del MoVimento 5 Stelle sul reddito minimo garantito. Se il primo è un sussidio mai sperimentato nel mondo – a parte l’eccezione del programma «Bolsa Familia » del Brasile, che però è dedicato solo ai poveri – il secondo è una misura di Welfare sperimentata in tutti i paesi d’Europa con l’eccezione di Grecia ed Italia. Si tratta semplicemente di un assegno di disoccupazione, che a differenza dell’attuale normativa italiana potrebbe andare a beneficio anche dei lavoratori che non hanno un contratto a tempo indeterminato.
La differenza sembra minima, ma è in realtà fondamentale. Parlare indistintamente di reddito di cittadinanza, alludendo al caso svizzero, significa promettere uno strumento che capovolgerebbe il sistema di Welfare così come lo conosciamo. Al di là dei dubbi sulla sua sostenibilità o giustizia, anche i promotori del referendum elvetico ammettono che per finanziarlo sarebbe necessaria l’abolizione delle pensioni. A esser sinceri, anche il finanziamento del reddito minimo garantito è piuttosto complessa, e sarebbe possibile solo con revisioni radicali della spesa sociale. Interventi che meritano una discussione approfondita e precisa, e non vagheggiamenti irrealistici senza fondamento nella realtà.