La guerra dei kalashnikov che sconvolge la Francia

17/05/2012 di Gabriele Orsini

 

MONSIEUR KALASHNIKOV – “Ci sono più kalashnikov a Marsiglia che a Kabul”. A parlare così nell’agosto 2011 era un rappresentante del sindacato di polizia Alliance. Quello del fucile mitragliatore russo è un marchio di fabbrica della mattanza marsigliese. Gli esperti parlano dell’AK 47 come di un’arma espressamente ricercata dai criminali, grazie alla potenza di fuoco che diventa automaticamente garanzia di efficacia soprattutto dal punto di vista simbolico. In ogni caso negli ultimi anni a Marsiglia gli agguati a colpi di kalashnikov si sono moltiplicati, e secondo alcuni c’è una data precisa a cui far risalire l’entrata in gioco della terribile arma. E’ con il 2006 che pistole e fucili da caccia cominciano ad essere sostituiti dagli AK, e una parziale spiegazione – secondo Philippe Pujol, giornalista del quotidiano La Marseillese –  sta nella scoperta di un grosso traffico di armi sventato nel gennaio del 2007. A Tolone vengono rinvenute 194 armi da guerra, tra cui 54 kalashnikov. Sempre nello stesso anno a Marsiglia in diversi nascondigli sono ritrovati altri arsenali e molti AK. Dalle indagini salta fuori che dietro il traffico c’è Zvonko Lukic, braccio destro di Ratko Mladic, meglio conosciuto come il boia di Srebrenica e responsabile del massacro costato la vita ad oltre 8.000 persone nel luglio 1995. I fucili d’assalto marsigliesi sarebbero quindi già sporchi di un sangue vecchio di oltre dieci anni.

IL MILIEU – In una città come Marsiglia gli AK 47 di Lukic non ci hanno messo molto a diventare le armi preferite della criminalità organizzata. La storia della capitale della Bouches-du-Rhone è anche la storia del milieu. L’affermazione di un tipo di malavita più strutturata risale al periodo fra le due guerre, quando a Marsiglia regnano sovrani Paul Carbone e François Spirito. I due mettono in piedi la celebre French Connection, rifornendo di eroina proveniente dall’Indocina gli Stati Uniti. Il loro potere risiede principalmente nella rete di relazioni che riescono a stringere con l’ambiente della collaborazione durante l’occupazione nazista, ma la fortuna dei due Al Capone francesi finisce con la guerra. Il loro posto viene presto occupato dai fratelli Guérini, Barthélemy  detto “il tenero” e Antoine detto “il duro”. Anche loro continuano sulla strada segnata da Carbone e Spirito e fanno affari esportando eroina verso gli Stati Uniti, affermandosi come uno tra i principali gruppi criminali in Europa. Alla fine degli anni ‘60 i Guérini lasciano il posto al dominio di Gaetano Zampa. I metodi del boss di origini napletane si distaccano presto da quelli che avevano caratterizzato la mala marsigliese fino a quel momento, e Zampa viene accusato di esercitare una violenza che non rispetta il vecchio “codice morale”. Dopo un decennio di transizione a cavallo tra anni ’70 e anni ’80, fino all’inizio del nuovo secolo il milieu marsigliese ha un solo padrone, Francis Vanveberghe detto “il Belga”, assassinato a Parigi nel 2000.

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