La guerra dei kalashnikov che sconvolge la Francia

17/05/2012 di Gabriele Orsini

CANI SCIOLTI – Il vuoto di potere lasciato dal Belga coincide con l’inizio di un periodo di violenza diffusa, anni di lotte per la conquista del territorio e di morti rimasti sull’asfalto. Secondo gli osservatori più attenti lo sviluppo delle tecnologie di comunicazione e la frammentazione del panorama criminale sono all’origine della preoccupante deriva violenta del milieu marsigliese. Neobanditismo, balcanizzazione della criminalità, dietro questi nomi si intravede un panorama fatto di giovani abitanti delle periferie smaniosi di farsi spazio. La posta in gioco è il controllo del mercato della droga. Tonnellate di cocaina e hashish che fanno di Marsiglia la principale piazza di spaccio in Francia e tra le prime in Europa. E poi le slot machines, che non a caso in francese si chiamano “macchine da soldi”. “Sono giovani che agiscono in maniera molto spontanea – ha scritto Yves Bordenave su le Monde – sia per mantenere il loro tenore di vita che per organizzare direttamente i loro traffici con il Marocco attraverso la Spagna del sud. Sono dispersi in una molteplicità di gruppi difficili da censire ed in piccole bande. E non chiedono l’autorizzazione a nessuno”. Più giovani dei protagonisti del milieu di qualche anno fa, meno strutturati e divisi in fazioni rivali ma estremamente più violenti. Oggi nelle cités si uccide anche per un semplice sgarro.

PERIFERIE ULTRA-VIOLENTE – La violenza dei nuovi criminali trova terreno fertile nella miseria e  nel disagio sociale pesantissimo che caratterizza le cités, i grandi quartieri periferici di Marsiglia. Decine di migliaia di persone, per la stragrande maggioranza di origine extraeuropea e figli dell’immigrazione, che vivono di salario minimo con la disoccupazione al 50%. Una miscela di per sé esplosiva, che nel 2005 è scoppiata con gli scontri e i falò di auto. Una società che trae una buona percentuale del suo sostentamento da quell’economia sommersa che Thierry Colombiè – autore di “La French Connection, les entreprises criminelles en France e intervistato da Le Journal de Dimanche – chiama “economia sotterranea della povertà”. Terreno fertile appunto per la nascita e lo sviluppo del mito del bandito che ce la fa, come lo Scarface di Al Pacino. Le cités più violente sono quelle della zona nord, dove la polizia entra solo in massa e solo in caso di forza maggiore. Il traffico di stupefacenti è organizzato, ci sono le vedette a bordo degli scooter che suonano i clacson al primo movimento sospetto,  i venditori ed i responsabili dei “plan stups”, i punti vendita. E dalla città i marsigliesi vengono a fare la spesa.

IL SILENZIO DELLE ISTITUZIONI – Sabato 10 maggio circa 200 persone hanno preso parte a Marsiglia ad una “marcia bianca” nei quartieri nord della città per “dire no all’ultra-violenza”. Gli amici di Oualid Jehimi, l’uomo di 34 anni ucciso il 16 marzo scorso – strangolato e poi fatto ritrovare carbonizzato in una macchina – indossavano delle t-shirt con scritto: “Per sempre nei nostri cuori”, “che giustizia sia fatta”. Alla manifestazione erano presenti anche diversi esponenti del Partito Socialista, che hanno promesso di fare pressione sul prossimo governo affinché si occupi in fretta della situazione marsigliese. Il ministro dell’Interno del governo Sarkozy, Claude Guéant, ha visitato l’ultima volta la città nel marzo scorso. Il 5 maggio è intervenuto a RTL per parlare dei risultati positivi della sua lotta contro “la violenza del quotidiano”. Pur ammettendo l’esistenza di una grande criminalità, il ministro ha affermato che la “delinquenza generale” sarebbe in calo del 5% nel 2011 e nei primi mesi del 2012. “Nessuno vi dirà che la situazione del centro città è peggiorata. La situazione è cambiata, ci sentiamo sicuri per quello che riguarda la nostra sicurezza quotidiana” ha detto Guéant, quasi a ribadire che quello delle cités sia un problema che non tocca i marsigliesi. Per il nuovo governo francese adesso quello della lotta alla violenza dilagante nelle periferie di Marsiglia diventa una sfida importante.

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