La guerra dei taxi a Milano

31/01/2014 di Maghdi Abo Abia

UN SERVIZIO RICHIESTO – «Abbiamo appena avuto la nostra settimana più movimentata -spiega Uber- e anche sta mattina abbiamo avuto un picco di richieste dovute allo sciopero dei mezzi. Questo è un chiaro esempio del fatto che stiamo colmando un forte bisogno dei cittadini. In maniera ancora più importante stiamo cambiando il lavoro di centinaia di piccoli imprenditori NCC che ora vedono la possibilità di riempire le ore vuote, creando un flusso più prevedibile e puntualmente pagato alla fine della settimana. Questo gli permette non solo di garantire alle loro famiglie una miglior qualità della vita, ma anche di crescere, assumere e creare un nuovo ecosistema che porta beneficio all’economia del paese».

Photocredit Lapresse
Photocredit Lapresse

LO SCONTRO TRA CATEGORIE – Uber ha poi denunciato episodi di violenza che hanno visto tassisti che hanno danneggiato a sprangate auto afferenti al servizio di Ncc. Un metodo che trova conferma sulla pagina Facebook Uber No Thanks dove un tassista ha avuto un diverbio con un autista Ncc fuori dalla discoteca Byblos. Uno scontro sfociato subito in parole grosse con l’autista che ha fatto capire che non era un r-Uberino ma un «regolare». Ma ci sono testimonianze di altri autisti che hanno regolato la questione a testate. Senza virgolette. Segno di una crescita esponenziale del livello dello scontro che si è risolta nello sciopero spontaneo di mercoledì, caratterizzato peraltro dalla presenza di tassisti che hanno cercato di bloccare l’attività degli altri che invece lavoravano.

PARLA LA POLITICA – Una situazione senza dubbio difficile e cavalcata dalla politica, con l’opposizione di centrodestra, nella persona di Riccardo De Corato, che sostiene come i tassisti siano esasperati dalla giunta arancione, colore della campagna elettorale di Pisapia, Pietro Bussolati, segretario locale del Pd, ritiene invece che i tassisti non devono più essere arroccati alle posizioni del passato che sanno di rendita e corporativismo: «I nuovi sistemi tecnologici permettono lo svilupparsi di attività come quella di Uber e devono servire da stimolo per la categoria dei taxi di ripensare il servizio per gli utenti migliorandolo e rendendolo sempre più accessibile; non è pensabile che le singole città regolamentino o cerchino di normare un fenomeno che addirittura sovrasta i confini nazionali, ed è una sfida che si sta affrontando in tutto il mondo, tant’è che le stesse scene di oggi a Milano si sono ripetute in città come New York e Parigi».

Photocredit Lapresse
Photocredit Lapresse

IL NODO DELLO SCIOPERO – Si perché anche in quelle città ci sono state manifestazioni contro Uber ed il servizio di Noleggio con conducente a chiamata. Gli scioperanti sono stati ricevuti a Palazzo Marino ottenendo maggiori controlli per limitare l’esercizio abusivo e la promessa di una nuova norma giuridicamente stabile che soddisfi tutte le esigenze, anche se ci si chiede a quale titolo ieri sia avvenuto l’incontro visto che l’Unione degli artigiani ha preso le distanze dalla protesta confermando le proteste programmate con il presidio il 10 febbraio in piazza della Scala ed il 20 con lo sciopero autorizzato. Ma Uber non è l’unico problema che preoccupa i tassisti milanesi. La Giunta viene accusata anche di aver favorito la diffusione del car-sharing a tempo creando un ulteriore danno economico al settore.

LO SCONTRO CON IL CAR SHARING – A Milano esistono sei servizi di car sharing attivi a benzina, E-Vai, Guidami, Car2go, Enjoy ed i prossimi di Volkswagen e Bmw, più un altro servizio elettrico, Eq Sharing, per un totale di circa 2000 vetture su un territorio comunque piccolo e caratterizzato al momento dalla presenza di quattro linee metropolitane ed un passante ferroviario. La categoria è contraria perché in questo modo i clienti possono prendere un’auto parcheggiata e percorrere brevi distanze contando su una tariffazione conveniente, come i 25 centesimi al minuto garantiti da Enjoy, il servizio di Eni, Fiat e Trenitalia. Un bel risparmio specie se consideriamo la tariffa media di un taxi che per brevi percorrenze può arrivare a chiedere 15 euro. Ma fin lì i tassisti potevano sopportare la situazione.

Photocredit Uber
Photocredit Uber

L’INDIANO DELLA RISERVA – Le cose sono peggiorate dopo che la Giunta ha deciso di aprire alle auto in car sharing anche l’area Ztl Garibaldi, una zona del tutto nuova caratterizzata dalla presenza di uffici ed abitazioni di pregio. La prospettiva che in futuro le auto del car-sharing possano percorrere le corsie preferenziali, oggi riservate ai servizi di trasporto pubblico, spaventa ancora di più i tassisti che vedono il loro business, ma sopratutto l’investimento nelle loro licenze, in serio pericolo. Il punto è che Milano è il laboratorio di ciò che accadrà in tutta Italia. Le liberalizzazioni dei taxi sono state bloccate ed intanto tutto il mondo intorno alle auto di servizio pubblico è cambiato radicalmente, con il risultato che oggi il tassista, come riportato da Taxistory, fa la parte dell’indiano.

IN ATTESA DEL FUTURO – E con l’aumento della concorrenza e l’erosione continua del mercato, i tassisti si chiedono come potranno un giorno garantirsi più di dieci corse per mantenere la propria famiglia. Obiezione peraltro usata anche da Uber che afferma di creare forza lavoro e di voler continuare ad investire, accusando allo stesso tempo i tassisti colpevoli di non voler innovarsi lasciando parlare la violenza. Una situazione senza uscita dalla quale in Comune non sa come cavarsi d’impaccio. Intanto il tempo passa e forse solo il presidio organizzato del prossimo 10 febbraio potrà dare un’idea di quello che è lo stato d’agitazione dell’intero settore. (Photocredit Lapresse / Facebook Uber no thanks / Uber / Stradafacendo.Tgcom24.it)

Share this article