La leggenda del Belgio senza governo

27/02/2013 di Mazzetta


AlbertII
L’ESPLORATORE – Il re ha inutilmente concesso un mandato esplorativo ad Elio Di Rupo in rappresentanza del partito che ha raccolto il maggior numero di voti tra i francofoni e secondo nel paese, visti i ripetuti e recenti fallimenti del primo nel formare un governo stabile negli anni passati. Ma nonostante estenuanti trattative durate mesi e infiniti tentativi, una maggioranza non si è trovata e il governo è rimasto quello di Leterme, fino a quando il 6 dicembre del 2011 proprio Di Rupo non ha assunto la carica di primo ministro, diventando in un sol colpo il primo socialista dal 1974, il primo francofono e il primo omosessuale dichiarato ad assumere la guida del paese. Per fare il paragone con la situazione italiana sarebbe come se, non trovandosi una maggioranza, Monti rimanesse in carica con i suoi ministri per la gestione corrente altri due anni, finendo comunque per governare con il freno a mano tirato.

IL BLOCCO – Niente di che, Di Rupo non è passato grazie a nuove elezioni, ma grazie alle pressioni dei partner europei, che da qualche anno osservano il debito belga che si gonfia oltre le plausibili capacità dei belgi di ripagarlo. Alla fine la maggioranza si è trovata e il socialista Di Rupo ha potuto governare per imporre un po’ d’austerità ai belgi, che insieme dalla crisi istituzionale avevano avuto in regalo un governo legalmente incapace d’assumere misure straordinarie e quindi d’imporre nuove tasse, tagliare il welfare e fare quello che è stato fatto in altri paesi europei, anche se poi il il bilancio è stato bloccato al livello dell’ultimo prima della crisi e quindi ha subito un taglio reale netto e automatico pari all’inflazione nel periodo, senza che nessuno sia stato chiamato ad approvarlo.

UN GOVERNO C’ERA – Ma nel mezzo il Belgio non è rimasto senza governo, perché Leterme è rimasto in carica e quando si è trattato di prendere decisioni importanti per il paese, ha trovato in parlamento la maggioranza necessaria persino inviare truppe in guerra contro la Libia. Dell’ingessamento del governo e della sua obbligata mancanza d’iniziativa hanno approfittato le autonomie regionali e comunitarie, responsabilizzate agli occhi degli elettori e desiderose di mostrare loro quanto è bello l’autogoverno senza dover badare a mettersi d’accordo anche con i compatrioti che parlano la lingua diversa.

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