La rabbia dell’India per la dodicenne stuprata e uccisa

03/01/2014 di Maghdi Abo Abia

La morte della ragazza di 12 anni violentata due volte in due giorni dallo stesso gruppo di persone per poi essere stata bruciata viva dai suoi aguzzini che volevano liberarsi della prova ha scatenato grandi proteste a Calcutta, città indiana dov’è avvenuta la violenza. Confermata quindi l’età della giovane dopo che nelle prime ore dalla scoperta del fatto di parlò di 16 anni.

 

LA MORTE DELLA DODICENNE – Come riporta Scmp.com, la giovane è stata vittima di due distinte violenze sessuali accadute rispettivamente il 26 ed il 27 ottobre da un gruppo di sei uomini. Il primo è avvenuto nei pressi della loro casa di famiglia di Madhyagram, a nord della città. Il secondo stupro, invece, è avvenuto mentre tornava a casa dalla caserma in cui ha denunciato la violenza. Infine è stata bruciata viva lo scorso 23 dicembre per poi morire nella notte dell’ultimo dell’anno. Prima di morire la bambina è riuscita a dire agli ufficiali sanitari di essere stata bruciata da due persone vicine agli accusati mentre era da sola a casa.

 

LEGGI ANCHE: La ragazza stuprata e bruciata viva aveva dodici anni

 

LA RABBIA DELLA POPOLAZIONE – La polizia ha compiuto il primo arresto lo scorso mercoledì, due mesi dopo la prima violenza. Il padre della bambina, un tassista arrivato dallo stato più povero del Paese, il Bihar, ha spiegato che l’accusato ha cercato di uccidere la sua bambina nella speranza di nascondere i propri crimini. Ed è stata questa la molla che ha portato centinaia di attivisti a protestare a Calcutta contro la violenza che ha shockato tutto il Paese per via della sua brutalità, anche se ormai da un anno l’India è costretta a fare i conti con numerose notizie di violenza nei confronti delle donne.

LA MORTE DELLA STUDENTESSA A NEW DELHI – Il nuovo corso indiano è iniziato quando un gruppo di sei persone ha stuprato ed ucciso una studentessa di 22 anni dopo averla rapita insieme al fidanzato. I due erano saliti su un minibus nella capitale New Delhi, con la giovane che pagò con la vita quel passaggio. L’omicidio scatenò un’ondata di proteste senza precedenti con il Parlamento che promulgò leggi contro lo stupro. Eppure, nonostante le riforme, sono stati registrati altri casi di stupro in tutto il Paese e riportati dalla stampa indiana. Oggi le vittime di stupro, almeno secondo le ricostruzioni, devono affrontare minacce ed intimidazioni da parte dei propri aguzzini mentre la polizia sconsiglia le vittime di sporgere denuncia.

LO SCONTRO CON LA POLIZIA – Nel caso della giovane, secondo le prime ricostruzioni si disse che la giovane fosse rimasta vittima di un incidente domestico. Fu il padre a smentire tale ricostruzione confermando che venne uccisa dai suoi stupratori, scatenando la più profonda indignazione nella popolazione. La rabbia si è moltiplicata dopo la scoperta che la polizia aveva tentato di fermare il padre che stava organizzando un momento di raccolta prima della cremazione del corpo anticipando il più possibile il funerale forzando la mano se necessario per ottenere il certificato di morte. E per rendere la propria posizione ancora più forte, gli agenti hanno «rubato il corpo», parole del padre, per tenerlo in custodia una notte.

 

LEGGI ANCHE: La ragazza che denuncia lo stupro e viene sbattuta fuori dalla scuola per atti osceni in luogo pubblico

 

UN ORDINE DALL’ALTO? – A quanto pare, secondo una ricostruzione dell’Hindustan Times ripresa dalla Bbc, la polizia aveva cercato in tutti i modi di evitare che il funerale potesse rappresentare un’occasione di protesta. Ma certo lascia perplessi sapere come la polizia abbia battagliato per tre ore prima di restituire il corpo, dimostrando che forse hanno ricevuto ordini dall’altro. Inevitabilmente tutto questo ha fatto scattare l’indignazione tra gli abitanti di Calcutta che hanno visto i sentimenti di una famiglia calpestati dalla Ragion di Stato. Ovviamente la polizia ha respinto le accuse spiegando che volevano solo evitare problemi di ordine pubblico.

(Credits immagine ANSA/ MARIA GRAZIA COGGIOLA)

Share this article
TAGS