L’abusivismo edilizio in Italia

06/03/2014 di Maghdi Abo Abia

IL FRAINTENDIMENTO SUL CONDONO DEL 2003 – Teleischia ci parla della riapertura dei termini del condono edilizio prevista dalla conversione sul decreto Legge sull’Imu. Carlo Sarro, vice presidente della Commissione Giustizia della Camera, dichiarò all’Ansa che questo sarebbe valso per il condono del 2003 spiegando che si trattava di una notizia attesa da tutti i cittadini della Campania. Sarrò si è trovato però costretto a specificare che la norma è relativa al primo condono edilizio, quello del 1983, visto che si parla della riapertura dei termini e dell’attualizzazione del principio della sanabilità degli abusi, anche in zone sottoposte a vincolo paesaggistico e senza nuove limitazioni rispetto a quelle contenute nella legge 47/85 a condizione che tali abusi riguardino enti pubblici.

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IL DDL FALANGA – In attesa di capire se ci sarà un pronunciamento della Corte Costituzionale relativo alla liceità di prevedere sanatorie solo per immobili appartenenti ad enti pubblici, appare evidente che nel Paese ed anche in Parlamento vi sia una specie di attesa per far passare l’ennesimo condono edilizio. L’ultimo caso è quello del cosiddetto disegno di legge Falanga, ripreso da Greenstyle e passato al Senato lo scorso 24 febbraio dopo una discussione di 48 ore. Il ddl, presentato dal senatore campano Ciro Falanga, Forza Italia, prevede che mascherato. La legge presentata dal senatore di Forza Italia Falanga prevede che una Procura, nel caso della decisione di un abbattimento di un ecomostro o di un edificio privo delle autorizzazioni di legge, debba dare la precedenza agli abbattimenti degli edifici vuoti o non ancora terminati, a quelli della criminalità organizzata e per ultimo riferirsi a quelli delle famiglie.

UNA QUESTIONE DI PRIORITÀ – I critici già parlano di un condono mascherato. Anche perché il proprietario potrebbe presentare ricorso adducendo eccezioni sulla priorità dell’intervento. Il senatore Falanga dal canto suo ha spiegato che mancano le risorse e che per questo è giusto investire i soldi per colpire la criminalità, per poi prendersela con chi ha violato la legge. Comunque il Ddl Falanga rappresenta il ventiduesimo tentativo legislativo, dal 2010 ad oggi, nato per cercare di bloccare gli abbattimenti o per puntare ad un condono che da un lato agevolerebbe i costruttori e dall’altro mortificherebbe ancora di più il territorio o per i luoghi storici. Si perché a Pompei, come documentato da Legambiente, se da un lato crollano i muri storici, dall’altro nascono costruzioni sempre nuove.

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LE CASE ABUSIVE SCOPERTE A POMPEI – Nel gennaio 2013 I Carabinieri hanno scoperto tre villette tirate su senza autorizzazione proprio a ridosso degli scavi. E certo appare incredibile pensare che possano essere tirate su delle villette vicino ad una zona archeologica. E se per assurdo ci si accorgesse di queste quando in realtà sono già finite ed abitate, potenzialmente, almeno secondo il testo del Ddl Falanga, queste non potrebbero essere mai abbattute. Mancano le risorse e bisogna dare precedenza agli abusi non conclusi ed a quelli della criminalità organizzata. E quando non ci pensa la politica nazionale, allora tocca alle Regioni risolvere ogni questione. In Sicilia, come spiega Blogsicilia, la polizia ha sequestrato quattro immobili, di cui tre abusivi, con la denuncia di nove persone.

UN NUOVO CONDONO IN SICILIA? – L’accusa è quella di non aver richiesto la concessione edilizia ed il nulla osta del Genio civile. Una decisione forte che però contrasta con ciò che è stato deciso dalla Regione. Come spiega Repubblica,l’assessorato regionale al Territorio ha pubblicato una circolare che riprende un parere del Consiglio di giustizia amministrativa relativo alle modalità di attuazione del condono edilizio voluto dal governo Berlusconi nel 2003. Allora a Roma si decise che non sarebbero stati sanati gli immobili costruiti in aree a vincolo relativo. Ma i deputati dell’Assemblea regionale hanno recepito solo i termini di presentazione delle domande e non tutta la sanatoria. Ed oggi il Cga ha stabilito che la non sanabilità degli immobili in aree vincolate non è obbligatoria e che per questo tutte le domande non esaminate da comuni e Regione devono essere riammesse e controllate.

Campania Region - illegal building

6.162 PRATICHE DA STUDIARE NUOVAMENTE – Con il risultato che tutti coloro che costruirono in aree a forte rischio idrogeologico o sotto vincolo di tutela paesaggistica tornano a sperare. Gaetano Gullo, dirigente del dipartimento Urbanstica, Gaetano Gullo, appare pugnace ma allo stesso tempo conscio di quanto potrebbe accadere: «Questo non significa che sono sanate, solo che devono essere esaminate e daremo battaglia tenendo presente che valgono sempre i vincoli di inedificabilità assoluta, ad esempio in riva al mare, ma dovevamo riaprire i faldoni per non essere travolti dai contenziosi». E secondo le valutazioni dell’assessorato al territorio, le pratiche escluse in un primo momento perché riguardanti immobili ricadenti in aree vincolate sono 6.162.

I NUMERI DI MONZA – Nel dettaglio, sono 1.271 in provincia di Agrigento, 1.786 a Catania, 77 a Enna, 290 a Messina, 1.772 a Palermo, 433 a Ragusa, 58 a Siracusa e 475 a Trapani. E non si tratta di un problema del solo sud. A Monza dal 2008 al 2013 sono stati registrati 150 casi di abusivismo edilizio. Di questi, 80 non sono sanati e non c’è una richiesta in loro favore. E cinquanta di questi 80 sorgono su aree agricole. Segno che forse è una cultura del controllo a mancare nel nostro Paese. Se poi la politica cerca in un modo o nell’altro d’incentivare i condoni o di rendere difficili gli abbattimenti, allora ci si rende conto che si tratta di una sfida persa in partenza. A tutto svantaggio dell’Italia intera. (Photocredit Lapresse / Legambiente)

 

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