La rivoluzione del car-sharing italiano parte dal Milano

07/01/2014 di Maghdi Abo Abia

UN BUSINESS DA 6,2 MILIARDI – L’Europa, sempre secondo l’analisi Frost & Sullivan, dovrebbe fare la parte del leone garantendosi 15 milioni di utilizzatori del servizio, a partire dal milione attuale. Con la crescita dell’utenza si prevede, ovviamente, la crescita del volume d’affari per le case automobilistiche. Se oggi il mercato del car-sharing vale in tutto il mondo circa un miliardo di euro, entro il 2020 questo salirà a 6,2 miliardi con un mutuo vantaggio per automobilisti e produttori. I primi useranno l’auto per spostamenti brevi senza preoccuparsi di assicurazione, spese, parcheggio. I secondi produrranno auto sempre nuove che verranno utilizzate per la collettività , ovviamente nel tentativo di spingere l’asticella verso l’alto.

rivoluzione-car-sharing-milano (2)

QUATTRO ANNI PER UN PROFITTO – Ovviamente sarà fondamentale il modo il cui il mercato accoglierà la novità. L’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, ha spiegato che si aspetta il break-even, ovvero il momento in cui Enjoy inizierà a maturare utili, solo a partire dal 2016. Segno che solo i grandi, come in tutte le cose, devono avere la forza anche economica di lanciarsi in una nuova avventura dai rischi tutto sommato minimi, visti i numeri presentati dalle società d’analisi. L’importante è avere le spalle abbastanza larghe, ed il resto verrà da se. La stessa cosa del resto vale per Car2go. La società del gruppo Daimler ha spiegato che i primi utili si stanno vedendo dalle città in cui il servizio è stato lanciato nel 2009, ovvero Amburgo, Vienna e Vancouver, confermando poi che i primi utili arrivano dopo quattro anni.

TROPPI SERVIZI? – Evidentemente i tre-quattro anni necessari per arrivare ad un risultato positivo sono ben ammortizzabili se consideriamo i guadagni futuri. Inoltre, se il mercato globale dovesse aumentare come preconizzato dagli analisti di Foster & Sullivan, allora le case automobilistiche potrebbero dire di aver fatto centro. Tuttavia sono molti i problemi legati all’uso di queste autovetture. Il sospetto, almeno per Milano, è che c’è troppa carne al fuoco. Grazie ad Expo ed allo stanziamento dei soldi necessari per costruire le ultime due linee della metropolitana, M4 ed M5, il servizio di car-sharing potrebbe rivelarsi quantomeno inutile o comunque ridondante rispetto a quanto viene garantito dalla mobilità pubblica.

rivoluzione-car-sharing-milano

IL CONFRONTO SU STRADA – A dimostrarlo la piantina fornita dal Corriere della Sera che confronta i percorsi più veloci nel collegamento tra lo Stadio Giuseppe Meazza ed il Duomo di Milano, dimenticando che San Siro verrà raggiunto dalla M5 entro pochi mesi e rendendo quindi inutile qualsiasi confronto in prospettiva. Tuttavia già oggi potremmo dire che con la combinazione bus+metro, il percorso viene coperto in 35 minuti al costo di 1,5 euro contro i 20 minuti per sei euro del car-sharing. Nella nostra analisi avevamo preso in considerazione un percorso di 7,5 chilometri da Piazzale Loreto a Piazza Belfanti, da dove i milanesi possono dirigersi sia verso i Navigli sia verso l’A7 in direzione Genova.

IL PERICOLO INCIDENTI – Secondo ViaMichelin il percorso può essere coperto in 26 minuti al costo di 1,87 euro. I mezzi pubblici sono fuori da ogni confronto visto la possibilità di coprire la distanza grazie alla metropolitana M2 da Loreto a Romolo per poi prendere la circolare 90-91, per una media di 40 minuti di percorso ed un biglietto da 1,5 euro. Con Car2go pagheremmo circa 4,5 euro, ovviamente al netto della ricerca di un parcheggio. Il costo sarebbe quindi superiore e gravato da un sovrapprezzo dovuto al parcheggio spesso mancante. E questo porta ad un secondo problema, quello della velocità. Sono già numerosi i casi registrati in città d’incidenti causati da automobilisti spericolati che nel tentativo di arrivare più velocemente a destinazione risparmiando centesimi vanno a sbattere o compiono le infrazioni più gravi.

rivoluzione-car-sharing-milano (5)

LA RABBIA DEI TAXI – Si apre quindi il fronte legato alla sicurezza stradale, con molti che decidono di sacrificare la propria sicurezza in nome di un risparmio nell’ordine dei centesimi, aggravato dal fatto che la macchina guidata non è la propria. Viene così a mancare anche il senso di protezione del proprio oggetto. Parliamo di un problema grave già fatto notare dalle autorità preposte che temono con il proliferare della tariffazione al minuto un aumento esponenziale di tali sinistri. E poi ci sono i taxi, gli ultimi ad essere contenti dell’aumento delle vetture destinate al car-sharing che dovrebbero raggiungere a pieno regime, secondo le intenzioni dell’Assessore Maran, quota 2000 auto. Startupover ci propone dei numeri legati alle iscrizioni al servizio di car-sharing spiegando che in due mesi si sono avute 50.000 registrazioni e che la società viaggia al ritmo di 400.000 euro di fatturato al mese. Questi dati non possono far altro che spaventare i tassisti che dalle pagine del loro sito Taxistory si chiedono come andrà a finire.

UN SETTORE DESTINATO A SPARIRE? – Da un lato si specula sulla difficoltà da parte degli automobilisti di trovare parcheggio con conseguente aumento della tariffa e rischio di multa, così come si ricorda che in caso d’incidente esiste una franchigia da 500 euro. Altri invece si chiedono se questi prezzi potranno durare anche dopo Expo e già preconizzano il fallimento del settore, ignorando i numeri da qui al 2020. Infine qualcuno si chiede se davvero c’è la volontà politica di affrontare il problema dei taxi altrimenti c’è il rischio che le licenze possano essere riconsegnate in massa. Perché se migliora la mobilità individuale, ecco che i servizi pubblici iniziano a perdere quota, con il risultato che altri settori produttivi rischiano di rimanere schiacciati da una crisi non preventivata. E se il car-sharing dovesse davvero avere il successo pronosticato, allora potremmo dire che saranno tutti contenti, a parte una categoria che rischierebbe di trovarsi fuori dal tempo. La rivoluzione intanto è partita. Arriverà a compimento?

Share this article