La sovranità monetaria francese sull’Africa

24/01/2014 di Mazzetta

CENTRAFRICA-UNREST

I DUE FRANCHI – Tutto viene regolato tra la banca centrale francese e due banche centrali locali che non sono nazionali, ma regionali. Prima della decolonizzazione la Francia ha diviso i suo possedimenti africani in due zone coperte da due associazioni economiche, creando la comunità economica dell’Africa occidentale e quella dell’Africa Centrale. Le due banche centrali che fanno riferimento a queste comunità economiche sono oggi le controparti di Parigi nella gestione della moneta, che a ben vedere sono due, con lo stesso nome, lo stesso valore, le stesse regole, ma distinte e firmate da due banche centrali africane diverse e in teoria dovrebbero circolare solo all’interno delle rispettive zone, anche se nella pratica questa divisione non esiste e le due valute sono usate come una sola.

  • Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Mali,  Niger, Senegal e Togo, fanno parte dell’Unione Economique et Monétaire Ouest Africaine (UEMOA), la loro banca è la Banque Centrale des Etats de l’Afrique de l’Ouest (BCEAO) ;
  • Camerun, Centrafrica, Congo (Brazzaville), Gabon, Guinea Equatoriale e Ciad cotituiscono la  Communauté Economique et Monétaire de l’Afrique Centrale (CEMAC), la loro banca è  Banque des Etats de l’Afrique Centrale (BEAC).

IL CONTROLLO DELLE ECONOMIE – Oltre alle ex colonie francesi ci sono la Guinea Equatoriale e la Guinea Bissau, altri paesi nei quali le élite locali, per non parlare degli investitori esteri, apprezzano moltissimo il cambio fisso e la convertibilità della moneta. Vantaggi che però finiscono per pesare sulla popolazione e restringere moltissimo l’autonomia dei governi che decidono della vita di quasi 150 milioni di africani e che estendono il loro potere su un territorio molto più vasto di quello della Francia e della stessa Europa. Territorio dal quale il primo mondo importa materie prime a seconda della domanda delle sue industrie ed esporta beni e servizi ad alto valore aggiunto. Solo dal Niger, uno dei paesi più poveri del mondo, la Francia trae l’uranio dal quale genera il 25% del suo fabbisogno elettrico, ma il prezzo lo fa Parigi e ai nigerini da sempre restano gli avanzi, soprattutto quelli radioattivi che dalle miniere gestite senza tanti riguardi viaggiano insieme alla polvere e si depositano sulle regioni limitrofe. Il mito dellautosufficienza energetica francese è tale in tutta evidenza, per alimentare le loro centrali i francesi hanno bisogno dell’uranio africano che ricavano in Niger e Centrafrica.

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