La violenza infinita in Messico

25/05/2012 di Maghdi Abo Abia

UN PO’ DI STORIA – Tra i primi cartelli “storici” messicani è necessario ricordare il Cartello di Cali, nato agli inizi degli anni ’70 e che all’epoca gestiva l’80 per cento delle esportazioni della cocaina dal Messico agli Stati Uniti. Negli anni ’80 questo gruppo entrò in conflitto con il Cartello di Medellin, fondato da Pablo Escobar e dai fratelli Ochoa il quale aveva affari anche in Bolivia, Peru, nord America, Europa. Ad aiutare il cartello di Cali un gruppo di vigilanti armati, autodefinitesi “il popolo perseguitato da Pablo Escobar” e chiamati ufficialmente “Los Pepes”, il cui unico obiettivo era quello di uccidere il boss del cartello avversario. Nel 1993 il  Cartello di Medellin venne smantellato a seguito di un’operazione congiunta Stati Uniti – Colombia. Escobar venne ucciso e altri uomini di punta vennero arrestati.

LE NUOVE LEVE – Con la caduta del cartello di Medellin si affievolì anche il potere del cartello di Cali, con la progressiva disgregazione dei “Los Pepes”, i quali con la morte di Escobar avevano perso il motivo che li legasse. Con la caduta di questi personaggi la piazza è stata occupata da altri cartelli, forse ancora più feroci di quelli che avevano dominato il campo tra gli anni ’70 e ’90.  Oggi le cronache sono dominate dalla Famiglia Michoacana, nata negli anni ’80 come gruppo di vigilantes il cui obiettivo era quello di dare la caccia a criminali e spacciatori di droga per aiutare la grave situazione sociale nel Michoacán. La Familia è un’organizzazione caratterizzata dalla forte vocazione religiosa e dal rispetto delle regole. I suoi militanti non possono drogarsi e devono comportarsi sempre in maniera rispettabile. Per il capo, Nazario Moreno González, la morte dei nemici è un obbligo divino.

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