Crollo a L’Aquila, Pezzopane (Pd): «Il miracolo di Berlusconi? Solo propaganda»
04/09/2014 di Alberto Sofia
«È la risposta a chi voleva la rovina del Paese», annunciò in pompa magna Silvio Berlusconi a L’Aquila di fronte alle telecamere, quando il 29 settembre 2009 consegnò le prime chiavi dei 4500 prefabbricati antisismici del “progetto Case“. Abitazioni dislocate nelle 19 “New Town” della periferia aquilana, sponsorizzate dall’allora governo di centrodestra come la soluzione per dare un tetto agli oltre 16mila sfollati del terremoto di cinque mesi prima. Tutto in tempo record: c’è chi ritrovò anche una bottiglia di spumante all’interno delle “case di Berlusconi” (come vennero ribattezzate). Peccato che si trattava soltanto di una illusione per i cittadini aquilani. Subito sono scoppiati scandali e polemiche, tra denunce per i dubbi sulla sicurezza e i segni di deterioramento delle case, per i costi esagerati, fino alle inchieste sugli isolatori sismici irregolari. Il crollo di un balcone in una di queste strutture a Cese di Preturo è soltanto l’ultimo di una serie di incidenti. Altro che «miracolo italiano», secondo la senatrice aquilana del Pd, Stefania Pezzopane.
Senatrice Stefania Pezzopane, la costruzione delle “New Town” dell’Aquila, i grandi insediamenti abitativi voluti da Berlusconi, si è rivelata un flop. A cosa è dovuta questa serie di difetti e cedimenti, ultimo quello del balcone crollato della palazzina del Progetto C.A.S.E. di Cese di Preturo?
«L’episodio così clamoroso del crollo del balcone ha fatto riemergere una vicenda che per noi aquilani rappresenta la quotidianità. Non è certo una sorpresa: fin dall’inizio le abitazioni dei progetti C.a.s.e. hanno dato prova di fatiscenza e di fragilità strutturali. Già nel 2010 sollevai il problema dell’esplosione e del non funzionamento delle caldaie, che non erano state parametrate alle temperature gelide dell’Aquila. Ma ci sono stati anche crolli di infissi. Si costruì in tutta fretta perché bisognava inaugurarle, ma per realizzarle vennero utilizzati materiali fragili. Ci sono alloggi che non sono mai stati abitati, perché costruiti in zone dove è difficile far arrivare l’acqua o in aree a rischio alluvione. Quello che è successo è l’ennesima dimostrazione che il «miracolo aquilano» di cui parlava Silvio Berlusconi era soltanto propaganda»
Per l’amministrazione comunale oggi c’è però un problema legato alla manutenzione di queste strutture. Come si risolve?
«La manutenzione di queste case è molte costosa, circa nove milioni di euro l’anno. È chiaro che va portata avanti, l’amministrazione deve tamponare le emergenze. Ma il nodo principale è che in molte case ci sono problemi di carattere strutturale. Ci sono abitazioni costruite da cinque anni dove cadono i balconi, non è una cosa possibile. Quando esplodono i pavimenti, non è più tanto un problema di manutenzione. Responsabilità? La scelta del progetto base è stata fatta dall’allora governo Berlusconi insieme alla Regione, sentito il sindaco. Ai tempi ero presidente della Provincia e non sono stata nemmeno consultata. Le gare sono state fatte dalla Protezione civile (ai tempi di Guido Bertolaso, ndr), così come i controlli e la direzione dei lavori. Lo stesso vale per i collaudi. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha annunciato una visita a L’Aquila a settembre, magari potrà vedere con i propri occhi la condizione del progetto C.a.s.e.»
A cinque anni dal terremoto del 6 aprile 2009, intanto, la ricostruzione ancora latita. Che tempi ci sono per la nuova legge sulla ricostruzione?
«Speriamo che il nuovo testo di legge che stiamo predisponendo abbia un percorso rapido, considerato che verrà discusso in commissione in sede deliberante. Date previste? Contiamo di farlo arrivare tra settembre e ottobre. C’è una bozza del governo e un testo che sto preparando personalmente per il Partito democratico».
Per completare la ricostruzione dell’Aquila servono però nuovi fondi, manca un miliardo e mezzo.
«Ci sono problematiche di varia natura. Di certo, la più grande è che sono finiti i soldi: diventa difficile proseguire in assenza di risorse. In quest’ultimo anno siamo riusciti a stanziare un miliardo e 800 milioni attraverso alcuni emendamenti al decreto emergenze e alla legge di stabilità, adesso serve trovarne altri. Il secondo problema riguarda la necessità di avere norme di sicurezza per evitare le infiltrazioni della criminalità: stiamo cercando di adottare norme che riducano gli spazi di manovra (tra queste, si prevede l’obbligatorietà dell’iscrizione delle imprese coinvolte nella ricostruzione privata nella white list e l’applicazione di alcune norme del codice degli appalti pubblici alla riparazione di edifici privati, così come una stretta sui subappalti, ndr). C’è poi un problema legato all’organizzazione dei lavori e degli uffici»
Sono previsti nuovi stanziamenti di risorse con la nuova legge?
«Presumo che la nuova legge di settembre-ottobre non conterrà nuovi fondi, ma riguarderà la governance e il quadro delle norme. Per le risorse dovremo valutarle nella legge di stabilità come abbiamo fatto lo scorso anno. Di certo, sono urgenti. Il comune dell’Aquila ha migliaia di progetti approvati fermi. Servono fondi per far partire i cantieri. Purtroppo se il governo Berlusconi avesse messo la tassa di scopo all’indomani del terremoto, come è stato fatto sempre e poi è stato fatto anche per l’Emilia Romagna, la situazione oggi sarebbe meno complessa. Ma Berlusconi decise di non farlo perché “non voleva mettere le mani nelle tasche degli italiani” Noi non abbiamo un’entrata fissa permanente come hanno altre realtà che hanno subito queste tragedie».
Mancano pochi giorni all’inizio della scuola, un settore sul quale punta forte il governo Renzi. All’Aquila però per 6mila bambini il ritorno tra i banchi significherà tornare nei container dei Musp (Moduli ad uso scolastico provvisorio).
«Questa è una responsabilità dell’ex presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi. Ha scelto deliberatamente di utilizzare i fondi assegnati dallo Stato per la ricostruzione delle scuole terremotate per altri Comuni della Regione, dicendo che L’Aquila aveva comunque i container. Una scelta nefasta: non è un caso che alle elezioni l’ex governatore abbia preso una batosta. Questa questione ora è sul tavolo del governo Renzi. Intanto ci sono 70 milioni di euro nuovi già assegnati per l’edilizia scolastica, ma bisogna fare di più»