L’Arabia Saudita ha fermato i bombardamenti in Yemen

22/04/2015 di Mazzetta

YEMEN-CONFLICT
Yemeniti osservano i danni provocati ieri da un bombardamento sulla capitale Sanaa  (Photo credit  MOHAMMED HUWAIS/AFP/Getty Images)

IL PRESIDENTE FUGGITO –

La popolarità di Hadi dopo i bombardamenti è precipitata, anche se al Sud resta l’ancora alla quale legare antiche rivendicazioni e ottenere vantaggi dai sauditi, ma ora che la parola dovrebbe tornare alla politica ci sono ben poche speranze che possa essere riconfermato «presidente di transizione» dopo gli scherzi che ha tirato non solo agli Houthi e, soprattutto, dopo che ha legittimato i bombardamenti dei sauditi e della piccola coalizione che hanno radunato per non sembrare soli. Una coalizione dalla quale nel frattempo si è sfilato il Pakistan e alla quale gli Stati Uniti hanno offerto un sostegno logistico riluttante. Gli Houthi hanno preso il potere a inizio dell’anno, meglio sarebbe dire che hanno scosso il governo di Hadi accusato d’immobilismo e di non fare nulla contro i qaedisti. In Yemen era in corso in teoria un percorso partecipato di transizione dalla dittatura di Saleh, e Hadi non era riuscito a fare altro che presentare un progetto di costituzione federale inviso agli Houthi e a molti altri, paralizzando la politica yemenita attorno al documento, fino a che gli Houthi non hanno preso la capitale e cercato di costringere Hadi a un cambio di passo. Alla fine Hadi è scappato verso Sud fino ad Aden, dove gli Houthi e gli uomini di Saleh lo hanno inseguito senza trovare molta resistenza, al che è fuggito a Riyad e sono cominciati i bombardamenti, che in un mese hanno provocato circa 500 morti e distrutto aziende e infrastrutture più che una potenza militare che non c’è, a parte un kalashnikov a testa, che ne fa il paese più armato del pianeta, lo Yemen non aveva altre armi che quelle gentilmente offerte dalla cooperazione internazionale, principalmente da americani e sauditi.

IL PESO AMERICANO –

Ieri Obama ha fatto presente a Salman che con i bombardamenti non sarebbe andato da nessuna parte e che invadere lo Yemen sarebbe una fatica senza ricompensa e un rischio elevatissimo, in epoca moderna ci hanno provato in diversi ed è sempre andata male. Anche per questo, ma soprattutto perché davvero non è che i sauditi potessero coltivare chissà quali aspettative, pare proprio che alla fine si tornerà al negoziato e che nel raggiungimento della soluzione abbiano avuto parte anche gli iraniani, protettori degli Houthi che sono una minoranza sciita e che perciò non vogliono e non possono comunque aspirare a governare lo Yemen. D’altra parte la speranza dei sauditi nell’effetto psicologico dei bombardamenti si è rivelata infondata, gli yemeniti l’hanno presa male e ad applaudire le bombe sono rimasti in pochi.

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