Una rapina da dieci milioni
09/04/2013 di Alberto Sofia
Tir messi di traverso e incendiati lungo l‘autostrada A9, in direzione di Como per un assalto a un portavalori da 10 milioni di euro. E una raffica di colpi di kalashnikov. Un colpo pensato nei minimi particolari, come hanno spiegato gli stessi inquirenti, quello condotto ieri da un commando di dieci persone. Un’azione paramilitare: a colpi di mitra, i delinquenti sono riusciti a rapinare un blindato della società di trasporti Battistolli di Vicenza. Sono fuggiti con il bottino milionario, oltre a 20 lingotti d’oro da 12 chili l’uno, come ha spiegato il Corriere della Sera. Non ci sono stati feriti.
LA RAPINA MILIONARIA – Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il colpo era studiato da mesi. Lo dimostra la cura dei particolari della rapina, alla quale non avrebbero partecipato soltanto le dieci persone del commando. Potrebbero esserci anche altri complici, considerato anche il ritrovamento di chiodi a tre punte lungo l’autostrada, in modo da rendere più complicato l’arrivo delle forze dell’ordine. Ma non solo: i rapinatori hanno anche acceso un fumogeno in un camion all’altezza di Saronno, in carreggiata nord, oltre a mettere di traverso un furgone subito dopo Fino Mornasco, nella carreggiata sud. Nel luogo dell’assalto, i testimoni hanno riferito del ritrovamento di almeno una cinquantina di bossoli per terra. Il piano è stato realizzato intorno alle 7 di mattina, poco dopo è arrivata la prima segnalazione alla polizia da parte di un automobilista, quando però il colpo era già in atto. In sette-otto minuti i banditi avevano completato l’ “operazione perfetta”. Quella che i rapinatori studiavano da mesi, conoscendo bene i movimenti del portavalori. Sapevano inoltre che, dei due furgoni della società vicentina, uno faceva da civetta e conoscevano quello che trasportava il bottino milionario poi rubato.
LA RICOSTRUZIONE DEL BLITZ – I furgoni blindati erano partiti poco prima dell’alba dalla sede di Paderno Dugnano (Milano) della Battistolli, tra le principali aziende locali di trasporto valori. Sono bastati pochi minuti per l’assalto a colpi di mitra, con la strada bloccata al portavalori con i tir messi di traverso. Ricostruisce la scena la Repubblica: si spiega come i malviventi abbiano visto i due furgoni imboccare il tratto di Torino-Venezia che costeggia l’hinterland nord di Milano. Per questo li hanno pedinati fino al casello che porta all’Autolaghi: dopo il bivio che divide l’A8 per Varese l’A9 per Como e Chiasso, sono entrati in azione:
Dopo la prima uscita, per Origgio- Uboldo, entrano in scena. Con un Tir, quello che poi lasceranno a bruciare sull’asfalto, che affianca il secondo furgone e va a zig-zag speronandolo sulle fiancate. E un’auto, dai cui finestrini spunta la canna di un mitra che spara i primi colpi di avvertimento. La carreggiata è ancora semivuota, mancano pochi minuti alle 7, e per 4 chilometri i quattro mezzi si sfidano e sbandano e accelerano. Gli assalitori impediscono l’uscita a Saronno perché poco più avanti, quando appare il cartello per Turate, la trappola è pronta. C’è un secondo Tir che aspetta il corteo, e si mette di traverso. Tre auto scattano dalla corsia di emergenza, scendono gli incappucciati. Altri mitra, altre raffiche.
PERSONALE MINACCIATO E BOTTINO– Dopo aver speronato i due furgoni, il commando minaccia la scorta con il kalashnikov e li costringe ad accostare. I tre vigilantes, barricati dentro il portavalore, tentano una mossa disperata, ma c’è poco da fare. Sono altri due uomini alla guida di un furgoncino a bloccare l’unica via di fuga. Poi, attraverso i flessibili, i rapinatori riescono a scardinare il portellone del blindato, tanto che non serve nemmeno una ruspa tenuta di scorta sul cassone del tir messo di traverso. Il bottino è milionario, anche se sull’ammontare non c’è certezza. Per gli investigatori fino a 15 milioni, mentre per la società vicentina si tratta di una cifra inferiore (anche perché il limite previsto per legge è di 8 milioni, ndr). Sul Corriere della Sera viene intervistato uno dei vigilantes: “Si sono affiancati sparandoci addosso. Erano pronti a uccidere”, ha dichiarato, spiegando come i malviventi non erano riconoscibili, dotati di passamontagna. Anche la fuga è stata spettacolare:
“Gli assalitori schizzano via a bordo di un’Audi A4, una Bmw, un’Alfa 146 e una 159 ma fanno poca strada sull’A9: avevano già aperto nella notte guard-rail e reti di protezione, fanno dieci metri nell’erba e raggiungono il piazzale degli ex Magazzini Turate, dove c’è lo scheletro di un capannone roso dalla ruggine. Lì riempiono di schiuma le quattro auto, cancellando con gli estintori le impronte, e saltano su mezzi puliti per svanire imboccando strade secondarie. Il capolavoro criminale è compiuto.
Una banda di professionisti, per un’operazione quasi cinematografica: secondo gli investigatori, i lingotti d’oro potrebbero essere già arrivati “al mercato nero di Mosca”, considerato che quella russa è per ora la piazza più redditizia, come si spiega sul Corsera: “Il primo punto nella pianificazione di una rapina simile è aprire un canale con il ricettatore: non si ruba qualcosa che non si sa a chi rivendere”, si spiega. Le due scorte sono state sentite ieri dalla Squadra mobile di Como, che adesso conduce le indagini. In base a quanto raccontato, nel commando si parlava italiano. Anche se non è stata esclusa la presenza di stranieri. Per ora l’ipotesi è che i rapinatori abbiano preso le vetture “pulite” per raggiungere la Svizzera.
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