Le bugie sull’UE del partito di Nigel Farage
07/05/2014 di Andrea Mollica
Il partito indipendentista britannico Ukip guidato da Nigel Farage sta conducendo una campagna molto aggressiva contro l’UE in vista delle prossime elezioni europee. La formazione di Nigel Farage è uno dei movimenti più apprezzati del variegato fronte no euro, ma come mostra il fact checking proposto da Die Zeit, i suoi manifesti sono ricchi di bugie.
GLI SLOGAN NO EURO DELLO UKIP – Il partita indipendentista britannico Ukip potrebbe essere uno dei maggiori vincitori delle prossime elezioni europee. La formazione guidata da Nigel Farage sta viaggiando su valori demoscopici altissimi, superiori talvolta al 30%, e potrebbe anche superare il Labour Party come prima lista nelle consultazioni del Regno Unito per l’Europarlamento. Il vero e proprio boom del partito di Farage è favorito anche da una campagna elettorale molto aggressiva, basata sui danni economici provocati dall’euro e dall’UE alla Gran Bretagna, e da toni molto virulenti contro la minaccia rappresentata dagli immigrati provenienti dagli altri paesi dell’Unione Europea, in particolare bulgari e rumeni. Nella campagna nazionale di manifesti dello Ukip la prima immagine rappresenta un mendicante, sotto la cui figura c’è scritto come rappresenti la politica dell’UE al lavoro. Viene sottolineato come la presenza di manodopera straniera a basso costo penalizzi fortemente i lavoratori dello UK, mentre in un altro manifesto si rimarca come all’interno dell’Unione Europea ci siano 26 milioni di disoccupati, con la domanda retorica, con tanto di dito che indica chi guarda, su quale posto di lavoro venga minacciato.
LE BUGIE DELLO UKIP – Il sito FactCheckEu.org propone alcune spiegazioni sulla campagna dello Ukip, che evidenziano le vere e proprie bugie diffuse dai manifesti del partito di Nigel Farage. Come riporta il settimanale tedesco Die Zeit, FactCheckEU rimarca come solo la cifra di 26 milioni di disoccupati sia vera. Teoricamente essi potrebbero recarsi tutti nel Regno Unito a cercare un’occupazione, ma ciò appare improbabile proprio perchè non è mai successo nei mesi e negli anni passati. La forza lavoro straniera proveniente da paesi UE è cresciuta effettivamente in Gran Bretagna dal 2007 al 2013, passando dal 3,5 al 5% degli occupati complessivi. Questo dato però non significa affatto che ci sia una correlazione tra la crescita dell’immigrazione dai paesi UE e la disoccupazione britannica. Una indagine del Migration Advisory Council, organismo consultivo del governo britannico, aveva evidenziato come non ci fosse alcuna correlazione statistica significativa tra aumento dei disoccupati e della presenza della forza lavoro straniera. Dal 2004 al 2008 il tasso di disoccupazione è rimasto stabile mentre aumentava l’immigrazione dai paesi UE, mentre negli anni successivi, dopo lo scoppio della crisi, è diminuito l’afflusso di stranieri verso il Regno Unito. Come rimarca FactCheckEu, la forza lavoro straniera ha solo un minimo impatto sulla disoccupazione britannica.
DATI FALSI SULL’UE – Il populismo anti stranieri è la carta più forte utilizzata da Nigel Farage, ma negli altri due cartelloni dello Ukip vengono diffusi altri dati falsi per mobilitare il voto euroscettico dei britannici. In uno di questi manifesti si afferma come il Regno Unito getti via 55 milioni di sterline al giorno per pagare gli sprechi dell’UE, simboleggiati da un burocrate con abiti firmati che viaggia su un’auto di lusso contrapposta al pullman preso dall’inglese della classe media. Pur non considerando il vantaggio ottenuto dall’economia britannica dalla sua partecipazione al mercato unico dell’UE, FactCheckUE indica come il governo di Londra versi 8,6 miliardi di sterline l’anno a Bruxelles per finanziare il bilancio annuale delle istituzioni comunitarie. Un dato che conteggia i quasi 14 miliardi di fondi erogati e i trasferimenti ricevuti. Dividendo questa cifra su 365 giorni, si ottengono 23,6 milioni di sterline, meno della metà di quanto affermato dallo Ukip. Un’altra menzogna riguarda l’ultimo manifesto, che afferma come il 75% delle leggi britanniche venga approvato dall’Europarlamento. In realtà il dato è molto più basso, visto che il corpus normativo proveniente da Bruxelles è pari al 15,5%.