Le Iene e gli sciacalli in ospedale
25/03/2013 di Alberto Sofia
Se non puoi aspettare, l’unica soluzione è pagare. Le Iene smascherano alcuni medici della sanità pubblica: invece di seguire i principi del giuramento di Ippocrate, speculano sulla salute dei pazienti, costringendoli di fatto a ricorrere alle operazioni private, a caro prezzo, per curarsi. “Consigliate” come l’unico modo per evitare attese infinite, incompatibili con la malattia. Protagonista del servizio è Federico, un bambino di nove anni nato con una rara malformazione alla testa, la craniostenosi. Si è operato all’ospedale “Gemelli” di Roma e adesso sta bene: ma è rimasto “vittima” del tentativo di truffa e del comportamento scorretto da parte di un chirurgo dell’ospedale pediatrico “Bambino Gesù”.
LE IENE E GLI SCIACALLI IN OSPEDALE: IL CASO DI FEDERICO – La madre di Federico, Sara, spiega a Giulio Golia delle Iene in cosa consisteva la malformazione del figlio: con la craniostenosi avviene una fusione precoce di una o più suture craniche del neonato, che determina uno sviluppo anomalo del cranio e del cervello e può causare deformità, asimmetrie nello sviluppo facciale o ritardo mentale. Un caso che richiede un’operazione in tempi rapidi: “Al quarto mese o massimo al sesto”, spiega la madre. Federico aveva già sette mesi, quindi non c’era tempo da perdere, tanto che i genitori si sono subito precipitati all’ospedale pediatrico “Bambino Gesù”. Qui il chirurgo ha prospettato alla famiglia tempi troppo lunghi: “Lo avrebbero operato a giugno o luglio, quando Federico avrebbe già compiuto un anno”. Troppo tardi. Nessun altra soluzione possibile? “Ci ha spiegato che potevamo soltanto andare a Boston. Oppure ricorrere all’operazione privata, con la stessa equipe dell’ospedale, in una struttura convenzionata”, ha rivelato la madre. Tutto alla modica cifra di 38 mila euro. In questo caso i tempi d’attesa, come per magia, scomparivano: “Lo avrebbero operato la settimana successiva”, si spiega nel servizio.
LE IENE E LA TRUFFA IN OSPEDALE – I genitori di Federico non vogliono sottostare al ricatto: non credono al professore e decidono di andare a chiedere all’ospedale vicino, il “Gemelli”, dove il bambino viene operato gratis in una settimana. Altro che Stati Uniti. “Ma se la stessa operazione la facevano al “Gemelli”, perché non lo hanno comunicato alla famiglia?”, denuncia Golia, che evidenzia come l’equipe del “Bambino Gesù” non poteva non sapere dell’alternativa. Il padre ha anche registrato come prova un incontro con il chirurgo: “Il bambino ha una craniostenosi sagittale, che di solito si opera tra i 4 e i 5 mesi di vita, per avere risultati migliori”, spiega il medico. Il chirurgo aggiunge: “Più ci si allontana da quella data, maggiori sono i rischi: ma il primo spazio disponibile è a luglio, perché ho già dei bambini programmati”. E le alternative? “Andare negli Stati Uniti, Los Angeles o Boston”. In Italia il chirurgo spiega di “non poter consigliare nessun altro ospedale” che fosse in grado di portare avanti l’operazione: né Firenze, né il Gaslini di Milano. O lo stesso “Gemelli”, dove poi Federico si è invece operato, spiega Golia. Per il chirurgo, per evitare attese e pericoli, l’unica via d’uscita era quella di ricorrere all’operazione privata, con la stessa equipe dell’ospedale, ma in una struttura convenzionata. E a caro prezzo. “Per non smentirsi, il chirugo manda pure una mail con il preventivo di 38 mila euro per l’operazione alla famiglia di Federico”.
I PRECEDENTI – Federico non è stato l’unico paziente ad essere rimasto vittima delle speculazioni del chirurgo. Si mostra la vicenda di Paolo, alla cui figlia era stata prospettata la stessa soluzione. La storia è identica: “Mi avevano detto che in Italia erano gli unici a saper operare. E come l’unica soluzione fosse pagare 38 mila euro per anticipare i tempi. Peccato che in realtà c’era anche il Gemelli, dove mia figlia si è poi operata gratuitamente con il servizio sanitario nazionale”, spiega. Il genitore ha operato la figlia in segreto, senza riferirlo al “Bambino Gesù”. Per smascherarli Golia propone al genitore di telefonare in ospedale e fingere di aver trovato i soldi per l’operazione. Poi, durante l’incontro, chiede ancora se ci siano altre possibilità oltre all’operazione privata. Nulla da fare, secondo il medico. Prima di rivelare come il bambino sia stato operato gratis al Gemelli: “E ci sono altre 6 o 7 strutture che fanno operazioni identiche in Italia, altro che Miami o Boston”, aggiunge. Il medico nega, ma viene sbugiardato dalla realtà dei fatti: non può non sapere, dato che ha anche lavorato al “Gemelli”. “Usiamo metodiche differenti”, prova a difendersi. Così come fa con Golia: “Perché ha mentito e non ha indicato gli altri ospedali?”, chiede il giornalista: “Non sono sicuro sulla metodica”. Altro che etica professionale: il chirurgo non ha rispettato il giuramento di Ippocrate: “Complimenti per la deontologia”, conclude Golia, dopo averlo smascherato.