Le Iene e i social cannabis club
13/05/2013 di Alessandra Cristofari
L’inviato delle Iene Matteo Viviani ha raggiunto la Spagna per capire cosa accade nell’ambito delle droghe leggere. Ecco il resoconto del suo viaggio nel mondo delle cannabis.
SPAGNA E CANNABIS – “In Spagna viene prodotto il 70% della marijuana che viene venduta in tutta Europa” spiega Matteo Viviani e ci fa conoscere Franco, manager Green House, che spiega che sono i Social Cannabis Club: gruppi di persone che amano fumare cannabis si riuniscono e delegano qualcuno che la coltiva per tutti ma solo per consumo personale. Il sistema è assolutamente legale in Spagna perché il consumo è permesso e solo nel centro di Barcellona ci sono 70 club. I locali sono privati ma per accedere basta compilare un modulo in cui si dichiara di voler rispettare le regole: né spacciare, né fornirla alla criminalità organizzata che la vende per strada. C’è molta tolleranza per il consumo di droga leggera in Spagna e i Cannabis club spuntano ovunque “soprattutto in luoghi strategici” spiega Viviani che ne mostra uno dietro a un grande supermercato: “I soci possono utilizzare il parcheggio a scrocco”. L’entrata non è mai diretta e visibile a tutti perché i circoli sono privati e per accedere si deve mostrare la tessera alla camera del citofono. Viviani riesce ad entrare, ecco come si presenta il mondo di un Social Cannabis Club mentre qui è possibile rivedere l’intero servizio.
guarda le immagini:
SOCIAL CANNABIS CLUB – L’interno è bianco e bisogna prendere un numeretto come nella sala d’attesa di uno studio medico. Sotto il vetro del bancone è possibile visionare i prodotti: “Cannabis, olio di cannabis ma anche pasticcini” e così via. Viviani incontra Mikel, il presidente del club che spiega che la tessera è necessaria e spiega se la modalità è “terapeutica o ludica” e l’85% dei tesserati è ludico. La lista dei soci è privata e la polizia può richiederla solo dietro mandato. Attualmente ci sono 550 tesserati ma Mikel vorrebbe averne almeno 2mila o 3mila per “il progetto che ha in mete”. “I tesserati possono consumare ogni mese un massimo di 60 grammi ma siamo attorno ai 20/40 grammi” spiega Mikel che ammette di superare la media: “Due o tre grammi al giorno” perché vuole provare “bei momenti con gli amici” anche se “si dimentica troppe cose”. I club limitrofi hanno un diverso numero di membri: si parte da dieci ma si può arrivare anche a 500 membri e Viviani chiede: “Posso fare la tessera anch’io?” e Mikel risponde: “Sì, sei amico di Franco”. Il procedimento richiede dieci minuti, Mikel scannerizza il documento, richiede dati personali e chiede quanti grammi consuma abitualmente. Una volta fatta la tessera, Viviani può partecipare alle attività del club: “Fumare uno spinello, bere un caffè, leggere un libro, andare su internet” ma niente alcol perché qui è vietato. I soci non possono avere meno di vent’anni perché “La mente è ancora nel periodo della formazione” spiega Mikel.
COSA SI FA NEL CLUB – “Soprattutto in America, si sta diffondendo il consumo delle estrazioni, concentrati di resina molto potenti che arrivano anche al 90% di THC, il principio attivo della pianta” dice Viviani e Mikel spiega che “Per fare un grammo di estrazione, ci vogliono circa 12 grammi di marijuana, un grammo di marijuana costa 5, 6 euro mentre un grammo di estrazione 50 euro”. Viviani fa fare un test a Mikel dopo che ha fumato: “100 per i mesi di un anno meno i nani di Biancaneve” e Mikel risponde subito: “1.193”. Insomma, questo mostra come Mikel sia ancora in grado di ragionare dopo aver assunto l’estrazione ma sottolinea: “No, però se stai tutto il tempo a fumare, una dopo l’altra anche questa ti sballa”. Qui tutti conoscono i confini, nel club sono di passaggio anche lavoratori che consumano prima di andare a lavorare. Mikel spiega a Viviani come si fa l’hashish in modo artigianale: “Abbiamo delle scatole grandi, le copriamo con una tela che lascia passare la resina, ci appoggiamo sopra la marijuana e copriamo tutto con dei teli di plastica e con dei bastoni di legno iniziamo a dare colpi ma più vai avanti e peggiore è la qualità”, in pratica i colpi determinano la qualità del prodotto che si possono anche mischiare per il gusto dei consumatori. La qualità migliore indica anche quanto è forte: la prima qualità “toglie le energie perché ti lascia troppo rilassato” dice Mikel.
FUORI DAI CLUB – La Polizia ha molta tolleranza ma solo se il consumo avviene nei locali perché “se ti beccano fuori non è la stessa cosa” commenta Viviani. “Gli agenti hanno trovato tre persone con in tasca un grammo a testa e mi hanno denunciato come se fossi io la persona che ha venduto cannabis a queste persone” dice Mikel ma “Non è vero perché noi siamo 550 coproprietari di tutto quello che l’associazione possiede, qui non si vende e non si compra niente”. Mikel lavora insieme a dieci persone e tutti hanno un contratto regolare e pagano le tasse però non pagano l’IVA perché non c’è una vendita. Viviani e Mikel raggiungono una serra dove ci sono piante di ogni tipo che vengono fatte crescere sotto led appositi, con una temperatura adeguata e a acqua che arriva a comando. “Quando le piante a testa in giù sono secche, il processo di lavorazione è molto semplice: si tagliano le foglie più lunghe, poi si mettono in alcune casse e sono pronte per raggiungere il club” dice Mikel che aggiunge: “La pianta della marijuana è come il maiale: ‘Non si butta via niente'”. Viviani si sposta e raggiunge Barcellona dove c’è marcia a favore della regolamentazione della marijuana e l’attivista AIREM Albert spiega: “Speriamo di ottenere la regolamentazione perché non facciamo niente di male”. Al centro di Barcellona, c’è un club aperto da un ragazzo di Padova e gestito da una donna: “I tesserati devono avere più di 21 anni, l’ambiente è molto famigliare e nel raggio di un chilometro ce ne sono altri sette o otto. Attualmente i membri sono mille, raggiunti a cinque mesi dall’apertura”, tutto procede bene con la legge e non ci sono problemi.