Le studentesse prostitute per necessità
05/06/2012 di Dario Ferri
Ne parla Matteo Vercelli su L’Unione Sarda. A Cagliari è scattato l’allarme prostituzione: sempre più donne e studentesse fuori sede, infatti, si vendono a causa della crisi economica. Dietro di loro non c’è nessuna organizzazione criminale, ma solo la paura di finire per vivere nella povertà. E nella disperazione.
LUCCIOLE IN CENTRO – Le lucciole sono comparse anche nei pressi di un liceo:
«Ho un figlio disoccupato e un marito disabile. Gli assistenti sociali mi hanno chiuso la porta in faccia. Per guadagnare i soldi necessari per sfamare la mia famiglia sono costretta a prostituirmi ». Arrivando così a farlo davanti a uffici regionali e al liceo Siotto, tra l’imbarazzo e il disappunto dei genitori degli studenti. La scelta del marciapiede è fatta per povertà e necessità. Il dramma, raccontato da una donna cagliaritana alle operatrici delle unità di strada, ha per teatro il triangolo tra viale Trento, piazza Sorcinelli e viale Trieste. «Negli ultimi mesi», spiegano le volontarie, «le prostitute sarde sono aumentate. Abbiamo notato dieci, quindici presenze nuove. Quasi tutte storie di povertà». Nessuna organizzazione criminale. Niente protettore o “maman”.
LE PROTESTE – L’attività delle nuove lucciole in aree molto frequentate ha generato il disappunto dei commercianti e dei residenti. Continua Vercelli su L’Unione Sarda:
Dietro i nuovi casi di prostituzione “nostrana” c’è la disperazione. Porta le donne, non più giovani, in strada a due passi dagli studenti. Perché la prostituzione non ha orario. E il marciapiede si popola anche a fine mattina. Capita così che i genitori vadano a prendere la figlia all’uscita del liceo Siotto di viale Trento sentendosi in imbarazzo. Protestano anche residenti, commercianti e dipendenti degli uffici pubblici. Loro, sole e senza reddito, oppure con un figlio a carico, ne farebbero a meno. Alcune sono costrette a convivere con la disoccupazione degli uomini di casa, marito e figli. Oppure hanno il compagno disabile. I sussidi a volte non bastano per arrivare a metà mese. E riuscire a mettere in piedi un pranzo e una cena diventa una tortura. «Chiedono aiuto», spiegano le operatrici di strada, «ai servizi sociali del Comune. Si sentono rispondere che le situazioni come la loro sono troppe. Impossibile dare una mano a tutte».
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LE STUDENTESSE – Le operatrici di strada raccontano che sempre più studentesse fuori sede si vendono, in casa, per rendere meno gravosi i costi elevati della vita universitaria lontano da casa:
Una scelta triste e dolorosa. Arrivano dai loro quartieri, quelli popolari. Si prostituiscono durante il giorno. Mettere da parte qualche soldino non è facile. E comunque la notte sono a casa. Con le famiglie o nella loro solitudine. «Sono esperienze tristi, di forte disagio sociale. Raccogliamo il loro sfogo e se possibile interveniamo. Ma serve ben altro», commentano le operatrici delle unità di strada. Chiedono l’anonimato perché le interlocutrici non gradiscono che le loro storie vengano raccontate sui giornali. «Hanno una grande dignità », ricordano. Accanto alla prostituzione per povertà e necessità, sembra essere in aumento anche quella delle studentesse universitarie fuori sede. «Mantenersi in città non è facile», spiegano le operatrici volontarie. «Così queste giovani scelgono di ricevere i clienti a casa. Prestazioni sessuali a pagamento non molto frequenti ma dettate anche in questo caso dalla necessità». Fenomeno difficilmente quantificabile. «Sono parecchie. Ultimamente le cronache che raccontano di escort e festini in ville fanno apparire queste cose più normali. In molte si fanno trascinare. Per poi pentirsene per tutta la vita».
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