L’elogio alla benzodiazepina
03/09/2013 di Daniele Minotti
Due premesse. Non sono un medico, non sono un farmacista, non sono un chimico. Però, in quanto avvocato, sono tipicamente un retore della tuttologia, condannato al culto dello scibile e anche più. Ogni processo che fai c’è sempre una cosa nuova da sapere e non soltanto nel campo giuridico.
D’altro canto, chi mi conosce sa che Bersani (Samuele) mi piace, parecchio. Dunque, nessun pregiudizio. Esce in questi giorni il nuovo album dell’artista romagnolo, “Nuvola numero nove”; e, ovviamente, bisogna fare tutta la promozione alla radio, in TV, sui nuovi media.
Ieri a Deejay chiama Italia, con Linus e Nicola Savino. Ed ecco il titolo demenziale: “Bersani, con En e Xanax ho trovato l’amore”. A parte il fatto che non corrisponde esattamente al senso dell’intervista (ma vedremo in che misura), si fa passare il messaggio del farmaco novello Cupido: che è una stupidaggine di proporzioni colossali, molto pericolosa.
Ma vediamo cosa sono En e Xanax per la farmacologia, poi vedremo come si incastrano nella canzone di Samuele Bersani.
Ci aiuta Wikipedia, QUI e QUI. In pratica, si tratta dei nomi commerciali di due preparati derivati dalle benzodiazepine. Con sinonimi sufficientemente calzanti per capirci: ansiolitici, antidepressivi, psicofarmaci.
Ecco: roba seria, pesante, da assumere sotto stretto controllo medico (anche se esiste un fiorente mercato clandestino, penalmente sanzionabile) perché, sul bugiardino, la lista delle controindicazioni è più lunga delle patologie che può curare. In più – ecco un altro motivo che spiega certe conoscenze da parte di un avvocato – porsi alla guida sotto l’effetto di queste sostanze costituisce reato e può costare un lungo periodo di sospensione della patente (parlo dell’articolo 187 del codice della strada).
Io credo che le benzodiazepine siano farmaci in un certo senso “salvavita”, ma sentirne parlare in un’intervista tanto superficiale come qualcosa che serve per dormire, per fermare “una mosca che sbatte dentro la plafoniera”e vederle trionfare in una canzonetta – troppo somigliante a Chicco e Spillo – come il collante di una coppia che, alla fine, si stordisce con menta e marijuana – in perfetto stile “amore tossico” – è agghiacciante e qualcuno dovrebbe farsi un esame di coscienza.
La licenza poetica non esclude una certa responsabilità pedagogica.