L’esercito dei troll cinesi a 50 centesimi
02/10/2014 di Andrea Mollica
La Cina paga centinaia di migliaia di persone per intervenire nei dibattiti sui siti di informazione così come nei forum o nei social network. Il regime comunista sfrutta questa forma di propaganda sopratutto nei momenti di tensione come succede ora con le proteste di Hong Kong contro l’ingerenza di Pechino.
I TROLL DELLA CINA – La Cina paga i commentatori per difendere il regime nelle discussioni online sui fatti d’attualità che coinvolgono in modo negativo il regime di Pechino. Una strategia che viene utilizzata in modo piuttosto intenso in questi giorni di esposizione mediatica negativa. La rivolta di Hong Kong e il suo carattere giovanile e democratico suscitano molte simpatie nell’opinione pubblica internazionale. Per questo motivo il regime comunista occupa migliaia di persone al fine di influenzare i dibattiti che avvengono sui siti di informazione cinesi così come di quelli di altri paesi, concentrandosi sopratutto sulle più importate testate internazionali. Un’analisi di Frankfurter Allgemeine Zeitung rimarca come la presenza massiccia di commentatori pro Cina sui portali dei giornali di New York o Londra sia frutto di una strategia rivendicata dal regime, uno strumento per produrre un’opinione pubblica internazionale che sia oggettiva ed amichevole nei confronti del regime comunista. Un concetto rivendicato in un sito governativo cinese.
L’ESERCITO DEI CINQUANTA CENTESIMI – Faz sottolinea come l’esistenza del “Partito dei 50 centesimi”, Wumao Dang, sia un segreto aperto. Con questa espressione vengono identificate quei commentatori online che sono pagati dal partito comunista o dal governo cinese per influenzare le discussioni su internet mascherandosi con identità false, e proponendo tesi favorevoli al regime. La Cina organizza dei corsi di formazione e degli esami per chi intende svolgere questa attività. L’ex presidente della Repubblica popolare Hu Jintao aveva rivendicato il ruolo di questi gnomi della propaganda, un nuovo modello per la conduzione dell’opinione pubblica. Diverse fonti stimano che in questo tipo di attività online siano occupate circa 300 mila persone, un vero e proprio esercito di troll a disposizione del regime. La Cina pretende però grande professionalità in questa professione, al fine di influenzare con efficacia un’opinione pubblica, interna come esterna, che è molto ostile sui temi più delicati per il regime comunista, come la mancanza di democrazia, la vasta corruzione o la repressione delle libertà civili.
LA STRATEGIA DEI TROLL CINESI – Il portale americano China Digital Times ha sottolineato come i commentatori online pagati dal regime siano stati istruiti al fine di studiare la mentalità delle altre persone con cui dibattono. Per questo è stato consigliato loro di non contrapporsi in modo frontale all’idea della democrazia, ma di evidenziare come anche in questa forma di stato esistano numerosi casi di violenza. Diversi commentatori hanno rivelato di utilizzare diverse identità al fine di “vincere” il dibattito che si genera sui siti, così da influenzare chi legge. Frankfurter Allgemeine Zeitung rimarca come sui siti europei si possano spesso leggere affermazioni come in Europa avvengano fatti simili a quelli degli articoli sulla Cina, oppure che vengano scritti commenti come domande sul fatto che questa non sia l’ennesima prova di un’Ong internazionale per destabilizzare un paese non occidentale. Spesso poi i governi europei vengono accusati di utilizzare un doppio standard sui diritti civili e le libertà, difese all’estero ma meno tutelate in patria. Valutazioni molto ricorrenti, che evidenziano una strategia ben precisa per influenzare l’opinione pubblica.
Photocredit: WANG ZHAO/AFP/Getty Images