L’immunità parlamentare resta: si alza la tensione per il «giovedì di fuoco»
02/07/2014 di Stefania Carboni
La commissione Affari costituzionali del Senato ha approvato ieri l’emendamento dei relatori Anna Finocchiaro (Pd) e Roberto Calderoli (Lega) al disegno di legge governativo di riforma costituzionale che reintroduce l’immunità parlamentare per i senatori. In origine, la nuova formulazione dell’articolo 68 della Costituzione proposta dal testo del Governo lasciava questa prerogativa esclusivamente ai deputati ma ieri l’esecutivo ha dato parere favorevole alla modifica. Hanno votato a favore Pd, Forza Italia, Ncd, Scelta civica, Popolari e Lega, contro M5S e Sel. Astenuto il senatore di Fi Augusto Minzolini. La scelta non ha lasciato indifferenti i grillini che ieri sera hanno replicato all’invito di Matteo Renzi per un secondo incontro questo giovedì: «Se volete parlare di riforme costituzionali, vi ribadiamo la nostra disponibilità ad aprire un tavolo di confronto, ma vorremmo capire meglio che idea di Paese avete: vedere il vostro partito oggi votare l’immunità parlamentare ha lasciato sbigottiti molti italiani». E ancora: «Il nostro obiettivo è dare al Paese una legge elettorale entro 100 giorni che garantisca non solo governabilità, ma anche stabilità».
«IL GOVERNO ERA FAVOREVOLE» – Tutto liscio, con una «larga maggioranza», come ha affermato il ministro Maria Elena Boschi. «Anche Forza Italia e Lega hanno votato a favore. Il governo ha dato parere favorevole», ha chiosato. Ma, come sottolinea Finocchiaro, si tratta di immunità «molto ridotta dopo la riforma del’92 che resta a presidio della libertà di esercizio delle funzioni» dei parlamentari, spiega la presidente della commissione Affari costituzionali. «Noi abbiamo avuto una discussione generale molto ricca e un’indagine conoscitiva con molti costituzionalisti. Che il testo della nostra Costituzione restasse inalterato è stata una richiesta largamente avanzata. Tutti hanno confermato la necessità che restasse l’autorizzazione della camera di appartenenza per essere sottoposti a perquisizione, arresto e intercettazioni». Non bisognava aspettare che si decidesse il modo in cui i nuovi senatori vanno eletti? Per Anna Finocchiaro è una questione «infondata». L’immunità, ribadisce, resta a presidio della libertà di esercizio delle funzioni «tant’è che è prevista anche per i giudici costituzionali e per i nostri ambasciatori quando si trovano all’estero», a prescindere dall’eleggibilità o meno.
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(Commissione Affari Costituzionali Credits copertina e foto LaPresse)
M5S: «ECCO IL LODO RENZI» – Lasciare tutto «essenzialmente com’è», come precisa Anna Finocchiaro. Alimentando però l’ira dei 5 stelle. «Questo senza nemmeno sapere se i membri del Senato della Repubblica saranno eletti dai cittadini oppure nominati dalle segreterie di partito», spiega il capogruppo M5S della Commissione Giovanni Endrizzi. «Dopo la sentenza della Corte Costituzionale – ha precisato – che ha abolito il Porcellum tra l’altro come ‘padri costituenti’ di fatto siamo già ‘padri illegittimi’. Ora, che a questa politica si mantenga il privilegio dell’immunità parlamentare totale è uno sfregio al dialogo con i cittadini». Non è il solo a lamentarsi. «Un voto da brividi. Pd, Lega e Fi non sono uguali ai cittadini italiani davanti alla Legge», ha affermato il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio. Gli fa eco il collega alla Camera Riccardo Fraccaro: «Un Parlamento di condannati, senza limiti di mandato, e l’impunità totale anche per i nominati a Palazzo Madama: dopo il lodo Schifani e il lodo Alfano, ecco a voi il lodo Renzi». Che ha aggiunto: «Il M5S ha presentato due emendamenti al ddl sulle riforme costituzionali per introdurre il limite di due mandati e l’incompatibilità dei condannati. Sono le nostre norme sul ‘Parlamento pulito’. La casta dei disonesti ha respinto entrambe le proposte e, non contenta, ha anche ripristinato la completa immunità per il nuovo Senato. Nonostante la nostra ferma opposizione e con il parere favorevole del governo».
IL PD E ZAMPA – Di altra idea sono i senatori dem. In una nota congiunta Laura Cantini, Mario Morgoni e Francesco Scalia spiegano: «Il M5s versa lacrime di coccodrillo sulla questione dell’immunità. Forse nel giro di pochi giorni, si sono dimenticati di aver firmato con 11 senatori, compreso il capogruppo Buccarella, un emendamento per ripristinare proprio ciò che ora condannano». «Non escludiamo che l’aula possa decidere per soluzioni diverse – sottolineano gli esponenti dem – ma non permettiamo a nessuno di offuscare le scelte trasparenti che il Pd ha fatto su questo argomento. Fu il premier Renzi a ricordare, durante il caso Genovese, che i democratici sono sempre per il rispetto della legge». Ma non tutti la pensano uguale. La deputata Sandra Zampa spiega come sia stato un errore non ripensare sulla questione.
su #immunità dei senatori abbiamo sbagliato. Va ripensata per tutti: deputati e senatori. Affidandosi a Corte e tutelando insindacabilità
— Sandra Zampa (@szampa56) 1 Luglio 2014
Dimenticavo: non faccio più parte della Commissione Affari Costituzionali che ha votato per #immunità
— Corradino Mineo (@CorradinoMineo) 1 Luglio 2014
CALENDARIO E ALTRE MODIFICHE – Il disegno di legge costituzionale sulle riforme approderà nell’aula di palazzo Madama a partire da mercoledì 9 luglio, se concluso l’esame in Commissione. Ad annunciarlo è stato il presidente Pietro Grasso al termine della Conferenza dei capigruppo. In precedenza era stato il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi ad ipotizzare l’approdo in aula per la prossima settimana. Ma è stato richiesto più tempo. Inutili le proteste di Sel e M5S che chiedevano di esaminare prima il ddl anti-corruzione.
Quali sono le altre norme che interessano la riforma Senato? Ieri c’è stato l’ok alla norma che introduce in Costituzione il cosiddetto “statuto delle minoranze”, ovvero «il regolamento della Camera dei deputati garantisce i diritti delle minoranze parlamentari». Per il nuovo Senato è stata approvata una norma che stabilisce l’incompatibilità tra i membri delle Giunte regionali e alcune cariche in Senato. Modificati gli articoli dal 60 al 67 della Costituzione, bocciati tutti i subemendamenti, tranne quello dell’ex pentastellato Francesco Campanella (ora gruppo Misto) che impone ai senatori la presenza durante i lavori delle commissioni.
IL GIOVEDÌ DI FUOCO – Treno spedito? C’è qualche ostacolo o meglio dissenso all’interno delle forze politiche. Ora sono 20 il numero dei senatori che voteranno in Aula a favore di un Senato elettivo. Ultimo arrivato è Antonio Azzollini, di Nuovo centrodestra, presidente della Commissione Bilancio di Palazzo Madama.
Così per oggi si attende un probabile faccia a faccia Renzi-Berlusconi. Solo dopo l’incontro tra i due potranno andare avanti le modifiche degli articoli 56, 57, 58 della Costituzione. Per giovedì Silvio Berlusconi riunirà nel primo pomeriggio deputati e senatori di Forza Italia. Obiettivo è far rientrare l’allarme dissidenza anche se , a dire il vero, finora non c’è stata una convocazione ufficiale delle truppe azzurre. Il tutto mentre Raffaele Fitto dal suo blog richiama a un nuovo “risveglio di Forza Italia”, troppo passiva nella vicenda riforme. Non solo giovedì Matteo Renzi affronterà per la seconda volta il Movimento 5 Stelle sull’Italicum. Altre riforme, altre strade da affrontare. «Senza metter troppa carne sul fuoco», come hanno ieri chiosato i pentastellati verso il presidente del Consiglio.