L’italiana che difende la tradizione svedese

13/09/2012 di Maghdi Abo Abia

LA SENSIBILIZZAZIONE ANTI DIOSSINA – E per ringraziare il suo paese d’adozione ha deciso di seguire una campagna per la valorizzazione dei prodotti svedesi, anche se questi potevano dare problemi come conferma Sicurezza Alimentare. L’Agenzia per la sicurezza alimentare svedese ha investito negli ultimi anni 2 milioni di euro in una campagna pubblicitaria volta a sensibilizzare sui rischi per la salute soprattutto nei bambini e nelle giovani donne derivante dal consumo di pesce grasso proveniente dal mar Baltico, a causa della presenza di diossina riscontrata in alcune zone. Nonostante questo il Governo Svedese per proteggere l’industria nazionale della pesca ha consentito la vendita di alcune varietà come salmone del Baltico, aringhe, trote di mare e lampreda di fiume anche se presentavano valori ben al di sopra dei limiti Comunitari fissati per le diossine e i PCB, nell’ordine di 3,5 – 5.

LA LOTTA CONTRO LE OPPOSIZIONI – Allora perché continuare a produrre ed incentivare un alimento che fa male, pescato in un luogo inquinato? Semplice. Come detto prima, si tratta di tradizione. L’Aftonbladet accolse con favore la vittoria a nome di tutta la tradizione culinaria del Paese riportando le parole della Corazza la quale si “diverti”‘ a citare Åsa Westlund, europarlamentare democratico, il quale si era opposto assieme ai Verdi alla deroga in quanto sostenevano che le aringhe “marce” rappresentassero un danno per la collettività. “Abbiamo tutti a cuore e la cura per i figli e le madri -ha spiegato la Corazza- ma bisogna guardare ai fatti. L’agenzia alimentare svedese ha confermato che l’87 per cento dei consumatori hanno sentito parlare delle raccomandazioni e, ovviamente, questa cifra dovrebbe aumentare”.

INFORMARE ANZICHE’ VIETARE – Per la Corazza il divieto non è la soluzione. Molto meglio dare informazioni reali ai consumatori su quelli che possono essere i rischi alimentari dovuti all’ingestione di determinate pietanze, così da essere liberi di decidere cosa mangiare. Per la donna la deroga consente alla Svezia di perseguire sulla sua tradizione culinaria e che i pescatori della zona nord del Paese possono ancora contare su un lavoro. Secondo la Corazza poi è ingiusto dipingere le imprese della costa ed i lavoratori come dei “mercanti di morte” solo perché catturano e si nutrono del pesce del Mar Baltico, lo stesso pesce che danno da mangiare ai loro figli. L’importante è sapere che non può essere mangiato sempre e che vi sono dei limiti da rispettare.

STATISTICHE – Ed è stato il rispetto dei limiti, oltre che l’idea di realizzare campagne efficaci che denunciassero i pericoli del troppo consumo di pesce di quelle zone a consentire una nuova deroga. Una vittoria della libera informazione contro ogni allarmismo, una vittoria della chiarezza, una vittoria di Anna Maria Corazza Bildt. Torniamo ora ai dati, già anticipati precedentemente. Svd.se ci spiega che, per quanto il pericolo da intossicazione da diossina sia alto, con rischio di tumori e danni ai nervi soprattutto per donne e bambini, l’84 per cento della popolazione, intese come famiglie con bambini, non mangerebbe mai aringhe fermentate. Il 6 per cento riguardano persone senza figli mentre solo il 9 per cento mangia pesce una o più volte l’anno.

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