L’italiano che sfida l’Argentina

10/09/2012 di Maghdi Abo Abia

LE CRITICHE – Sapere che tutto questo è in mano ad una famiglia di milanesi emigrati in Argentina apre sicuramente il cuore di tutti i lettori. Il fatto che la figura di Paolo Rocca venga ignorata nel bel Paese, nonostante sia stato anche Presidente dell’associazione che riunisce i produttori d’acciaio mondiali, rappresenta la conferma che nessuno è profeta in patria. Eppure in Argentina, paese di adozione dei Rocca, la sua parola è capace di smuovere società e politica nel profondo. Lo scorso 7 settembre Rocca ha criticato violentemente quelle che sono le misure economiche messe in atto dal governo argentino, parole riportate dal quotidiano Clarin.

CATTIVA GESTIONE – “Dal 2008 il governo ha perso la bussola e non si sa dove va. ‘L’Argentina ha un enorme potenziale, ma è mal gestita e, da allora, la competitivita’ sta cadendo”. Secondo Rocca il problema principale è dato dal costo del lavoro nel Paese, un costo che, per quanto riguarda un operaio industriale, è pari a 24 dollari l’ora, contro i 12 del Messico ed i 9 del Brasile”. Le sue parole hanno scatenato un putiferio al quale hanno risposto subito per le rime il ministro della pianificazione Julio de Vido ed il vice ministro dell’economia  ministro Axel Kicillof.

POTREMMO SQUAGLIARLO – Queste le parole di de Vido: “Se avessi un’impresa con settori in cui è monopolica, nel parlare di competitivita’ sarei un po’ piu’ misurato, mentre Kicillof va molto più pesante: “Il piano di Rocca è una maxisvalutazione e la caduta del salario. Bisognerebbe far squagliare il signor Rocca, ma non lo faremo”. Una dichiarazione di guerra che va a legarsi con la partecipazione dello Stato Argentino il quale ha una partecipazione del 25 per cento in Siderar, la vecchia società siderurgica argentina, a causa della nazionalizzazione dei fondi pensione. Nel frattempo il Governo non ha alcuna intenzione di aumentare la sua presenza a livello di percentuale nella proprietà dell’azienda siderurgica, ma certo la minaccia di Kicillof, autore dell’esproprio statale di Ypf ai danni di Repsol non può far stare tranquilli i Rocca. Detto questo però non possono stare tranquilli neanche la Kirchner ed i suoi sodali.

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