Luttazzi contro Grillo: «Non fa satira ma propaganda»
28/01/2016 di Redazione
Daniele Luttazzi attacca Beppe Grillo: il comico romagnolo ha scritto un lungo post sul suo blog in cui critica Grillo, accusandolo di fare più propaganda che satira. Scrive Luttazzi, partendo dalla notizia del nuovo spettacolo teatrale del comico genovese:
[…] l’evento è molto più interessante di quanto possa sembrare a chi, in materia, è digiuno. Infatti, quella che Grillo porterà sul palco non sarà più satira. La satira nasce politica con Aristofane: esprime un punto di vista. Un punto di vista è sempre opinabile, ma non per questo pregiudiziale: lo diventa, però, se il comico fa attività partitica. Dal momento in cui il comico decide di compiere questo passo, la sua satira diventa, inevitabilmente, propaganda.
LUTTAZZI CONTRO GRILLO
Da qui, l’argomentazione di Luttazzi, che sottolinea come non voglia che le sue parole vengano strumentalizzate politicamente:
Il comico che fa propaganda ne ricava vento in poppa: è la lusinga del potere. E prima che gli influencer del PD mi strumentalizzino per l’ennesima volta (non mi illudo, lo faranno comunque), aggiungo questo: il problema riguarda tutti i satirici che pubblicano su giornali di partito; e quelli che, in periodo elettorale, invitano un segretario di partito in un loro programma tv per fargli da spalla comica; e quelli che salgono su palchi identitari senza fare satira sull’identità ospite. Satira e comicità sono forme particolari di argomentazione del verosimile. Sono tecniche di persuasione, ma l’effetto a cui devono persuadere è la risata, non il voto. Altrimenti non è più arte: è propaganda.
E Grillo, prosegue Luttazzi, avrebbe ceduto alla «lusinga del potere», e – afferma il comico – non ci sarà spettacolo che tenga per farlo tornare «come prima»:
Grillo, animale da palcoscenico, fiuta il pericolo, e così titola la nuova impresa “Grillo contro Grillo”, come se questo bastasse a farlo tornare vergine. Purtroppo, con la scelta di fare attività partitica, Grillo ha ceduto alla lusinga del potere, che è nemico della satira; e questa decisione, benché ottima per il marketing, ha cambiato la natura della sua comicità per sempre. Grillo adesso vorrebbe tornare quello di prima, dice che si fa da parte. Troppo tardi. Ed è falso: ha forse rinunciato alla proprietà del marchio Movimento 5 Stelle? Ci rinunci, dunque, e potremo giudicare fino a che punto è credibile la sua satira contro Casaleggio, Fico, Di Battista e Di Maio (ooops!). E adesso, sui criteri di selezione della classe dirigente di un partito, lascio la parola a Paolo Cirino Pomicino.
(Photocredit copertina: ANSA)