Madrid negò più Mossos a Barcellona. Il caso delle barriere di cemento rifiutate
20/08/2017 di Redazione
C’è un aspetto curioso (e inquietante) dietro l’attacco alle Ramblas. Parla delle falle nella sicurezza antiterrorismo e sta scatenando un certo dibattito nel paese: il gelo tra Madrid e Barcellona. E, sopratutto, di barriere di cemento negate. Giovedì, un giorno dopo l’attentato a Barcellona, nella città spagnola sono state installate barriere di cemento nelle aree più frequentate dai turisti, come Puerta del Sol e calle Preciado. Madrid le chiese un anno fa ma la sindaca catalana fece orecchie da mercante.
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Esattamente un anno fa il commissario generale della sicurezza nazionale di Madrid invocò misure di massima allerta in tutto il Paese. Ma il numero uno della polizia catalana non ritenne necessario chiudere gli accessi della Rambla con barriere in cemento per bloccare eventuali camion, auto o furgoni che, entrando nell’area pedonale, avrebbero potuto uccidere i passanti, come è appunto accaduto alcuni giorni fa.
La richiesta dei blocchi era stata fatta anche dal ministero dell’Interno della Catalogna, ma la sindaca di Barcellona, Ada Colau, non ha voluto ascoltarla. «Siamo una città in libertà, è impossibile e impraticabile riempirla di barriere» ha ribadito la prima cittadina spagnola, nel tentativo di dribblare le polemiche, all’indomani dell’attentato.
Tra Madrid e Barcellona non scorre buon sangue. Sullo stesso quotidiano riporta Oppes:
«La cellula jihadista è stata smantellata. Come gruppo organizzato non esiste più», azzarda il ministro dell’Interno del governo Rajoy, Juan Ignacio Zoido. Solo pochi minuti dopo, gli replica secco il portavoce dei Mossos d’Esquadra, la polizia regionale catalana: «L’indagine è ancora aperta», dice Albert Oliva, «la potremo dichiarare conclusa solo quando saranno stati arrestati tutti i componenti del gruppo».
Si conferma in questo modo, anche su una questione enormemente delicata come quella della sicurezza, il gelo esistente tra governo centrale e regionale. Appena un mese fa, in vista del referendum indipendentista programmato per il 1 ottobre (e che Madrid cercherà in ogni modo di impedire), il presidente catalano Carles Puigdemont ha sostituito il direttore dei Mossos nominando un secessionista convinto, Pere Soler, noto per alcune dichiarazioni al veleno tipo «voi spagnoli mi fate pena».
Lo scontro tra Generalitat e Moncloa (gli esecutivi catalano e spagnolo) sul tema del controllo della lotta antiterrorismo va avanti da anni. Ma negli ultimi mesi ha assunto contorni sempre più preoccupanti. Barcellona accusa Madrid di aver bloccato l’assunzione di almeno 500 nuovi agenti dei Mossos (la polizia locale è ampiamente sotto organico) e di continuare a impedire l’accesso delle forze di sicurezza regionali alle informazioni di polizia provenienti da Europol.
(Credit Image: © Jordi Boixareu via ZUMA Wire)