Mafia Capitale, il piano di Roma per conoscere il patrimonio dei dirigenti
22/09/2015 di Redazione
Il piano di Roma per conoscere il patrimonio dei dirigenti: ci sta pensando, Alfonso Sabella, assessore alla Legalità di Roma Capitale. In una città in cui la politica passa, ma l’amministrazione resta, si potrà fare di tutto, ma proprio di tutto, per fare le pulci a consiglieri comunali e assessori, e potrebbe comunque non essere sufficiente. Perché i dirigenti, i funzionari, i burocrati del comune detengono la continuità amministrativa e per questo, secondo la giunta, devono essere monitorati come e più dei politici.
IL PIANO DI ROMA PER CONOSCERE IL PATRIMONIO DEI DIRIGENTI
Il Messaggero nella Cronaca di Roma racconta le opinioni del magistrato prestato alla politica.
Forse ci sarà bisogno di qualcosa in più di un piano o di un regolamento. Ma intanto il sasso è stato lanciato e l’assessore alla Legalità Alfonso Sabella vuole provare ad andare fino in fondo. Perché a Roma (una città «più corrotta che mafiosa», dice il magistrato in giunta da 9 mesi) bisognerebbe estendere il controllo non solo sui politici ma anche sui dirigenti della pubblica amministrazione: «È un po’ complicato — afferma Sabella — ma vorrei avere le loro situazioni patrimoniali sotto controllo. Non da parte dell’amministrazione ma dei cittadini, visto che i dirigenti hanno compiti che in certi casi sono molto superiori a quelli dei politici. Per questo non capisco perché i politici debbano avere la massima trasparenza e i dirigenti no». Quello che l’assessore vorrebbe conoscere è «se il dirigente ha la casa a Cortina o gira con la Panda. E credo sia importante che anche i cittadini sappiano».
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Il piano anticorruzione di Roma Capitale è stato presentato ieri in Conferenza Stampa: per l’assessore Sabella è un primo passo, ma insufficiente, perché sono molti i dirigenti del Campidoglio finiti invischiati nelle inchieste di Mafia Capitale: funzionari che avevano in casa “centinaia di migliaia di euro” e che sono potuti essere rimossi solo grazie ai provvedimenti della prefettura guidata da Franco Gabrielli: ora sono in altri distaccamenti del Campidoglio.
«Da Tangentopoli a oggi, tutta questa soluzione di continuità non l’ho vista. L’importo complessivo delle mazzette è rimasto più o meno tale e quale in Italia. La differenza è che si sono spsotate dalla politica all’amministrazione e sono diventate molto di più». La soluzione? «Dobbiamo fare in modo — continua — che corrompere e farsi corrompere in questo Paese non sia conveniente ». Nel frattempo, però, «il pianto trasparenza » insieme a quello «per la trasparenza è l’integrità », restano «il faro» della giunta, come sottolinea Marino: «Vanno nella direzione — spiega — di una ricostruzione della corretta e imprescindibile mentalità richiesta a chi lavora nella pubblica amministrazione».
Parzialmente in disaccordo le associazioni che rappresentano i dirigenti e i funzionari della pubblica amministrazione.
Che non sia facile, però, lo ricorda Pompeo Savarino, presidente dell’Associazione classi dirigenti delle pubbliche amministrazioni (Agdp): «Noi rilanciamo con un vero e proprio redditometro del dirigente. A mio avviso, però, la pubblicazione di questi dati non va bene sia per questioni di sicurezza personale sia per questioni di privacy. Però il principio è valido».
Copertina: Wikimedia Commons