Mal di schiena: la fisioanalisi per combatterlo
20/07/2017 di Redazione
Pollice opponibile, stazione eretta: lo si studia fin da bambini che la grande conquista dei nostri antenati ominidi è quella di aver “liberato” da terra la parte superiore del corpo. Vero, sì, ma il peso di quel retaggio grava tutto sulle nostre schiene.
“La prerogativa dell’umanità – spiega all’AdnKronos Salute Giuseppe Mastrodicasa, pioniere della fiosioanalisi in Italia – è proprio quella di utilizzare le mani, due arti che, affrancati dalla funzione di sostegno, l’uomo ha cominciato ad impiegare nel processo di manipolazione”.
“Molti disturbi e patologie – osserva il medico – sono causati dal fatto che la parte superiore del nostro corpo deve ancora aiutare quella inferiore nella lotta contro la gravità. Un comune mal di schiena, ad esempio, segnala questo limite, come una spia che si accende quando l’usura dei tessuti è eccessiva. Il problema è il conflitto tra muscoli agonisti e muscoli antagonisti. Se i muscoli antagonisti sono contratti per permettermi di vincere la forza di gravità, il muscolo agonista entra in conflitto e, ogni volta che si contrae, trova l’ostacolo del muscolo antagonista. Questi attriti – evidenzia – sono quelli che poi usurano il corpo, a livello articolare, ma anche a livello dell’endotelio dei condotti in cui scorrono i fluidi, che vengono così rallentati”.
I benefici della fisioanalisi
Lo scopo della fisioanalisi è proprio quello di ridurre i dolori della colonna vertebrale, dominando la forza di gravità per recuperare una corretta e funzionale stazione eretta. Per farlo, si devono trovare “quelle resistenze nel corpo che ci impediscono di utilizzare gli arti per vincere la forza di gravità e affrancare la schiena da questa funzione di sostegno”, spiega il pioniere italiano della fisioanalisi all’AdnKronos Salute.
Ad esempio – tradotto nella pratica – “attraverso un piccolo cilindro si va a stimolare il riflesso plantare, e si riordinano quelle posizioni ortogonali delle articolazioni che permettono alla gamba di svolgere pienamente la sua funzione. Dopo 5 incontri i risultati sono definitivi, per tutta la vita – sottolinea il medico esperto di fisioanalisi – si riordina l’equilibrio partendo dal piede, la base di appoggio, e poi si sale pian piano verso l’alto fino ad arrivare alla colonna cervicale. Inizialmente il paziente si ritroverà con un movimento che non conosce, di cui si deve riappropriare, e questo accade nel mese che intercorre tra una terapia e l’altra. Successivamente si interviene sul bacino, che riposizionandosi sul piede ci garantisce quella capacità gravitazionale per cui la colonna vertebrale non deve essere più contratta. Nelle restanti sedute si libera il tratto lombare, dorsale e cervicale e le terapia è completata. Si fa poi sempre una sesta seduta, dove si ri-coordina tutto mettendo sotto stress l’intera colonna, in modo che ci sia più omogeneità ed armonia di movimento”.
Lo scorso anno sono stati condotti dei test sui calciatori di un’importante squadra di calcio italiana ed è emerso che grazie alla fisionalisi l’80% di loro abbia migliorato la sua respirazione, assicura Mastrodicasa, “con benefici su corsa, digestione e con una diminuzione anche gli infortuni”.