Mario Monti e il suo strano “no” al referendum costituzionale
18/10/2016 di Redazione
Ora è piuttosto chiaro. A Mario Monti non sta affatto simpatico Matteo Renzi. Ed è probabilmente questo il vero motivo per cui alla fine ha deciso di votare No al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. E in effetti uno dei motivi che alimenta il consenso del No è proprio il volere in qualche modo “far fuori” Matteo Renzi. E anche il senatore a vita è pronto a gettare in mare una riforma che lui stesso giudica positivamente, pur di mettere i bastoni tra le ruote all’uomo che è oggi a Palazzo Chigi.
Intervistato da Federico Fubini sul Corriere della Sera, Monti spiega in maniera macchinosa il perché voterà “No” al Referendum:
a me risulta impossibile dare il mio voto ad una costituzione che contiene alcune cose positive e altre negative, ma che – per essere varata – sembra avere richiesto una ripresa in grande stile di quel metodo di governo che a mio giudizio è il vero responsabile – molto più dei limiti della costituzione attuale – dei mali più gravi dell’Italia : evasione fiscale, corruzione, altissimo debito pubblico. Dire che una parziale modifica della costituzione, conseguita in un modo così costoso per il bilancio pubblico, sarà molto benefica per la crescita economica e sociale dell’Italia è, ai miei occhi, una valutazione che non posso accettare. Se prevarrà il sì avremo una costituzione riformata, forse leggermente migliore della precedente, ma avremo con essa l’approvazione degli italiani a un modo di governare le risorse pubbliche che pensavo davvero il governo Renzi avrebbe abbandonato per sempre, come ha fatto meritoriamente con gli eccessi della concertazione tra governo e parti sociali. Speravo che fosse arrivato il momento in cui gli italiani potessero essere e sentirsi adulti, non guidati dalla mano visibile del potere politico che distribuisce provvidenze varie
Insomma, Mario Monti ha deciso di votare No alla riforma Boschi, anche se la considera un miglioramento della precedente, perché – secondo lui – Renzi per conquistare il consenso necessario a governare in questi anni ha spinto sul debito pubblico e su una gestione di bilancio troppo allegra, finalizzata ad ottenere la benevolenza degli elettori.
Fubini affonda il colpo:
Insomma, è il modo con cui il premier cerca consenso attorno al sì che la spinge al no?
«Esatto. Non avrebbe senso darsi una costituzione nuova, se essa deve segnare il trionfo di tecniche di generazione del consenso che più vecchie non si può. Peraltro trovo fortemente negativo avere tenuto in piedi con l’uso del denaro pubblico queste deformazioni del rapporto degli italiani con la classe politica. Questo problema rischia solo di essere accresciuto portando alla ribalta la classe politica regionale nel nuovo senato».
L’intervista integrale sul Corriere della Sera