Massacra la nonna della fidanzata: “Mi ha guidato un chip nella mia testa”
19/06/2011 di Dario Ferri
Un 24enne a Roma incastrato dalle telecamere
Si chiama Stefano Savi, ha compiuto 24 anni il giorno del delitto, e ha ucciso Laura D’Argenio, 75, nonna della sua fidanzata, massacrandola e tentando di scioglierla nell’acido. Tutte le sue azioni sono state registrate dalla telecamera interna della casa dell’anziana. A quanto sembra, per una storia di eredità. Della storia parla Massimo Lugli su Repubblica:
Alle 18,30 in punto, Stefano Savi entra in casa di Laura D’Argenio e l’aggredisce selvaggiamente, massacrandola di botte. Poi porta il corpo esanime nel bagno, torna indietro, calza un paio di guanti e si cala sul viso un passamontagna, probabilmente per evitare di respirare i vapori dell’acido. Nella sequenza successiva, l’assassino si cambia la maglietta (mostrando un grosso neo sulla schiena che diventerà un altro elemento d’accusa), sparpaglia dei cuscini dappertutto e appicca il fuoco ad alcuni giornali, prima di scappare. Impossibile, per la polizia, almeno per adesso, interrogare la fidanzata: Michela è sotto shock.
Ma la cosa più strana sono le motivazioni del gesto:
Sono immagini dell’orrore quelle riprese, il 7 giugno scorso, dalle telecamere interne di un appartamento al piano terra di via Marco Fulvio Nobiliore 68 al Tuscolano. Un omicidio in diretta che, all’inizio, sembrava un suicidio atipico. Il medico legale, a un primo esame esterno e durante l’autopsia, non era riuscito a stabilire se Laura D’Argenio, 75 anni, fosse stata assassinata o si fosse tolta la vita con un macabro rituale. Ma quando gli agenti di Vittorio Rizzi hanno esaminato i filmati della telecamera, fatte installare dalla padrona di casa per paura dei ladri, non ci sono stati più dubbi. L’assassino è stato fermato venerdì: si tratta di Stefano Savi, 24 anni compiuti il giorno del delitto, amministratore di condominio e fidanzato, da sette anni, di Michela, la nipote della pensionata. I due si erano conosciuti sui banchi del liceo. «Non ricordo niente di quello che è successo. Posso solo dirvi che ci sono delle tecnologie in grado di manipolare la mente. Credo di avere un microchip nel cervello, forse delle voci mi hanno guidato – questa la farneticante “confessione” del ventiquattrenne nell’ufficio del questore Francesco Tagliente – se avete i filmati, come dite, non metto in dubbio la vostra parola».
La sua è una storia come tante:
Il giovane viveva coi genitori sulla Tuscolana e i familiari sostengono che, negli ultimi tempi, aveva dato spesso segni di squilibrio mentale anche se l’omicidio è stato pianificato, con freddezza, nei minimi dettagli. La mobile non esclude un movente economico: il giorno prima, la pensionata, assieme a un amico carabiniere, aveva consultato un avvocato. La donna non voleva lasciare l’appartamento alle due figlie e voleva sapere come avrebbe potuto donare la nuda proprietà a un beneficiario ancora sconosciuto. L’appuntamento successivo era fissato per l’8 giugno. Una traccia tutta da seguire. La polizia sta anche controllando i tabulati dei telefoni di Laura D’Argenio e del fermato per vedere se i due si erano sentiti negli ultimi tempi. L’allarme, verso le 19 di martedì 7 giugno, fu lanciato dai vicini, insospettiti dal fumo che proveniva dall’appartamento. Vigili e polizia aprirono la porta prima che il gas facesse esplodere tutto, sventando i piani dell’assassino. Fin dall’inizio, la tesi del suicidio non convinse gli investigatori anche perché la donna era morta a cause delle lesioni interne e non per strangolamento: il filo elettrico che aveva attorno al collo non stringeva tanto da mozzarle il respiro. La verità è venuta a galla dalle immagini della telecamera. Mezz’ora esatta da incubo.