«Sono coerente: ho detto che lasciavo la politica, e ora sono senza stipendio»
12/12/2016 di Redazione
Matteo Renzi ha concesso la sua prima intervista, sotto forma di colloquio telefonico, con il Quotidiano Nazionale. Nello scambio di battute con Andrea Cangini l’ex presidente del Consiglio conferma la sua coerenza nell’aver abbandonato la politica, nel senso di incarico retribuito a Palazzo Chigi, e constata con amarezza il ritorno alla Prima Repubblica, con i governi degli inciuci.
MATTEO RENZI E LA COERENZA DEL SUO ADDIO
Matteo Renzi aveva più volte rimarcato come in caso di bocciatura del referendum costituzionale avrebbe lasciato la politica. Un’affermazione diventata un tormentone per la ripetuta sottolineatura da parte del cosiddetto fronte del No. Il segretario del PD, ancora in carica, non ricopre più ruoli istituzionali retribuiti dopo l’addio dalla presidenza del Consiglio. Per questo motivo Renzi rivendica coerenza con la sua promessa.
Sono il primo presidente del Consiglio dell’intera storia repubblicana che se ne va pur avendo 173 voti di maggioranza in parlamento. Quando ho detto che avrei smesso con la politica intendevo dire che avrei smesso di essere pagato dalla politica, e così è stato. Non sono parlamentare, non ho stipendi, prebende né garanzie… Eppure, ho mollato lo stesso
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MATTEO RENZI CONTRO IL RITORNO DELLA PRIMA REPUBBLICA
Nel colloquio con il QN, Renzi rimarca la forte delusione per la sconfitta del Sì, che ha determinato un sostanziale ritorno alla Prima Repubblica, governata dal proporzionale e dalla logica dell’inciucio.
Altro che riforma autoritaria, senza più il Senato che dà la fiducia al governo e con l’Italicum avremmo consolidato il quadro politico e istituzionale. Erano riforme coerenti con l’idea di governi responsabili fondati su maggioranze parlamentari chiare e definite sin dal giorno delle elezioni…È andata così. È andata male. Non resta che farmene una ragione
La voglia di inciucio porterà al proporzionale e a un probabile prolungamento della legislatura, secondo Renzi.
I parlamentari faranno melina nella speranza di arrivare a settembre in modo da incassare i vitalizi. È una vergogna, lo so, ma non mi aspetto niente di diverso. Alle prossime elezioni, presumibilmente a giugno, si voterà con il proporzionale e con il Consultellum.