La sinistra che considera Renzi un usurpatore e gli errori del Premier
03/06/2015 di Marco Esposito
Anche nelle ore di difficoltà del Pd, dopo lo stop elettorale alle regionali, balza agli occhi soprattutto l’odio di una parte sinistra verso chi – pur avendo vinto primarie e congresso – viene ancora considerato un usurpatore. Il modo con cui una parte del Pd ha accolto il risultato elettorale, che in parte è stato uno smacco per Matteo Renzi, è piuttosto sintomatico di quanto diciamo.
Per il bene della “Ditta”, che qualcuno si ostina evidentemente a considerare qualcosa che gli appartiene per diritto divino, o per militanza “storica”, in molti sono convinti che “abbattere” Renzi sia la cura migliore per la ditta stessa. Questo è il nodo centrale. C’è quasi una rimozione della vittoria piena e tonda di Renzi alle primarie del 2013. Come se coloro che in fila ai gazebo lo hanno incoronato segretario non fossero gli stessi che con grande entusiasmo avevano fondato il Pd di Veltroni nel 2007, o Bersani nel 2009.
Il problema di base, che appare limpidamente anche leggendo alcuni commentatori – vi invitiamo a guardare al riguardo questo articolo di Flores D’Arcais sul come “rottamare Renzi in tre mosse” è che il segretario del Pd non viene considerato un avversario interno da provare a superare al prossimo congresso, ma un’anomalia da abbattere il prima possibile; un “fascistoide” (cit.); pericoloso per la democrazia e nemico dei lavoratori. Un qualcosa di diverso dalla sinistra, se non del tutto alieno alla stessa. Basta andare a vedere i toni usati contro l’allora sindaco di Firenze quando si proponeva come alternativa alla disastrosa classe dirigente dell’ultimo ventennio del centrosinistra.
GLI ERRORI DI RENZI E LE COSE DA FARE
Ora Renzi è chiamato a rilanciare l’azione di governo e la sua da segretario del Pd. In poche parole, se vuole riconquistare il consenso degli italiani deve fare ….Renzi.
Ovvero innanzitutto avere il coraggio di mettere le mani nel Partito, cosa che fino ad ora non ha fatto. Fini ad oggi il PD è servito a Renzi solo per lanciarsi – in maniera anche discutibile – verso Palazzo Chigi. Da quel momento in poi, del partito si è occupato poco e male. Ha trascurato di curare e far nascere nuovi quadri territoriali nel Pd, errore grave, che in queste regionali ha pagato.
Inoltre sarebbe auspicabile che facesse nascere e crescere anche una nuova classe dirigente. Perché la qualità della classe dirigente è il problema numero uno del nostro paese. È necessario che si circondi sempre di più di persone competenti e all’altezza. Dire ai Veneti di scegliere tra la rodata macchina amministrativa di Zaia e le interviste kamikaze di Alessandra Moretti è un tentativo di suicidio. Soprattutto a livello di elezioni amministrative non basta essere un fedelissimo del leader, o una sua emanazione. Serve competenza, capacità e innovazione. Cose che sono mancate in molti candidati a queste regionali 2015.
Il premier deve capire che Renzi non basta per vincere tutte le partite. E che per fare questo deve costruirsi una squadra di persone di valore, anche se questo volesse dire avere qualcuno in grado di fargli ombra.
Chi lo ha sostenuto fino ad oggi, e non sono stati in pochi, si aspetta che il premier continui ad andare avanti, perseguendo il suo programma di riforme istituzionali. È a Palazzo Chigi con questo mandato, quello delle riforme istituzionali appunto, esaurito il quale non potrà che dimettersi per chiedere nuove elezioni politiche. In cui dovrà sottoporsi al giudizio degli elettori con un programma che poi dovrà applicare nella prossima legislatura.
Perché se è vero che l’Italia è una Repubblica parlamentare è che questo governo è pienamente legittimo, sarebbe anche ora che gli italiani avessero la possibilità di conferire un mandato elettorale pieno a chi governa questo paese.