Matteo Renzi vince la sfida di Milano
06/09/2015 di Andrea Mollica
Il PD è Matteo Renzi e Matteo Renzi è il PD. L’applaudito e partecipato intervento conclusivo della Festa dell’Unità nazionale svoltasi a Milano conferma come il segretario sia ancora il leader indiscusso, e per il momento senza alternativa, della formazione alla guida del Paese. Le elezioni amministrative della prossima primavera chiariranno se sarà ancora così nei prossimi anni; al momento però la base del PD appare schierata con il suo segretario, come dimostrato dall’affollato comizio nel centro di Milano.
MATTEO RENZI FESTA DELL’UNITÀ
– Nel 2015 Matteo Renzi ha chiuso la Festa dell’Unità nazionale in maniche di camicia, al consueto bianca, e cravatta dal rosso acceso. Il segretario del PD è da solo sul palco collocato al centro dei Giardini pubblici dedicati a Indro Montanelli, il cuore verde del quartiere Porta Venezia di Milano e ritrovo molto popolare per giovani e famiglie.
Non ci sono solo i leader socialisti degli altri Paesi europei, come era successo nel 2014 alla Festa dell’Unità di Bologna. All’epoca Matteo Renzi aveva celebrato la definitiva conquista del popolo della sinistra, inizialmente scettico verso il “rottamore”, il primo leader capace di portare il partito sopra la soglia del 40%. Un anno dopo il quadro è diverso, anche se i militanti accorsi a Milano tributano molti applausi e solo qualche sparuta perplessità al loro leader. C’ è tanto entusiasmo nei suoi confronti, come mostra la corsa al selfie che ogni volta si scatena quando Matteo Renzi si avvicina agli iscritti che popolano le oltre 6 mila sezioni del PD sparse per l’Italia. L’applauso scatta spesso per il discorso del segretario, anche se la forza scende a seconda della collocazione. Sotto al palco, sotto il tendone che ha ospitato i dibattiti della Festa, l’entusiasmo nei confronti del segretario è particolarmente percepibile. I cori “Matteo, Matteo” si sentono sovente, così come c’è più di una voce che se la prende con gli ex big ora in minoranza, come Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani, non pervenuti a Milano come a Expo all’assemblea nazionale di fine luglio. Un’assenza molto parzialmente colmata da Roberto Speranza, l’ex capogruppo del Partito Democratico che ha lasciato il suo incarico per dissenso sull’Italicum.
Una ferita ancora aperta all’interno del PD, tanto che Matteo Renzi gli dedica uno dei due passaggi più velenosi dedicati ai suoi avversari interni. Riferendosi ai cento collegi della legge elettorale, rimarca a una platea che l’applaude convinto che grazie al nuovo sistema per i parlamentari democratici sarà difficile giustificarsi davanti agli elettori dopo aver negato la fiducia al proprio governo. Sulle riforme costituzionali si andrà avanti, visto che questo PD non cederà alla “vecchia politica” che vuole bloccare il cambiamento.
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MATTEO RENZI EUROPA
– Un altro passaggio, meno diretto ma più tranchant, come rimarcato anche da alcuni renziani che hanno assistito al discorso, è stato quando ha ricordato che i problemi dell’Europa e del mondo, di cui si occupa il PD guidato da Matteo Renzi, sono molto più importanti delle beghe interne create dalle correnti. Un passaggio chiosato con le foto del bambino curdo, Aylan, scappato da Kobane e annegato nel mare che separa la Turchia dalla Grecia. Un’immagine servita anche per rilanciare la sfida contro Matteo Salvini e Beppe Grillo, avversari evocati per rimarcare la profonda differenza tra l’opposizione e il Partito Democratico. Un messaggio molto polemico nei loro confronti, come la richiesta di non strumentalizzare la tragedia dei migranti visto che non è uno scontro politico ma tra “bestie e uomini”, servito anche per rinsaldare le fila del partito.
La crisi dei profughi ha occupato gran parte del discorso di Matteo Renzi, che ha rimarcato l’importanza valoriale di questo tema. Una posizione scelta da tempo dal suo governo, anche a costo di perdere consenso, una sottolineatura certo rilevante nella città più importante del Nord, dove la Lega di Salvini è tornata a mietere consensi rilevanti. Da presidente del Consiglio il segretario del PD rivendica di aver schierato l’Italia con un orientamento solidale verso i migranti, ora diventato maggioritario anche in Europa dopo mesi di solitudine. Uno dei tanti passaggi schiettamente progressisti, da leader dei socialisti europei, mandati dal palco della Festa dell’Unità. Di fronte a una platea composta sì di giovani iscritti ma anche di tanti militanti storici Matteo Renzi ha cercato di essere il più conciliante possibile con i valori della sinistra, rivendicando come questo PD sia il più forte partito progressista della storia italiana recente. Anche il disagio evocato da Bersani e D’Alema, diffuso in una parte dei militanti storici, è smentito per Renzi dal successo di questa come di altre feste, tornate a chiamarsi dell’Unità come dal nome del giornale storico della sinistra ora di nuovo in edicola. Il miglior sondaggio, per il segretario del PD, sono gli oltre 500 mila italiani che hanno donato il loro due per mille al Partito Democratico.
MATTEO RENZI ITALIA
– Al di là delle punture di spillo nei confronti della minoranza, il discorso di Matteo Renzi è stato calibrato per ottenere molti applausi da una platea di militanti del Partito Democratico. Orgoglio per iniziative riformatrice progressiste come gli ecoreati, la responsabilità civile dei magistrati, poco applaudita in realtà, e l’impegno promesso contro la disintegrazione del capolarato. Su questo punto Matteo Renzi ha citato Teresa Bellanova, ex sindacalista della Cgil come Titti Di Salvo, anch’ella menzionata. Un passaggio che ha rimarcato la voglia di conciliazione tanto all’interno del PD, quanto all’esterno, con un per più di un verso inaspettato invito alla collaborazione rivolto ai sindacati. Il mondo organizzato del lavoro non è certo incline al renzismo, e per quanto sparuta la contestazione dei docenti delle unioni di base ha evidenziato la profonda rottura all’interno del mondo della sinistra.
Il sindacato UBS ha bloccato un ingresso della festa, simbolicamente, depositando davanti alla colonna di poliziotti uno striscione dedicato ai rifugiati. Parole che li unirebbero al PD di Renzi, invece indicato come formazione avversaria, se non nemica. Per riconquistare parte di questo elettorato il segretario sembra puntare molto sulle unioni civili, anche se questo tema, come tutti gli altri di più stringente attualità, è stato evitato. L’economia e le priorità dell’agenda governativa erano stata affrontate il giorno precedente al Meeting di Cernobbio, ma certo ha piuttosto colpito il silenzio su Imu o pensioni anticipate. Il messaggio dedicato all’Italia è stato il consueto: il PD come unica forza che dice sì al futuro e alla speranza, contro chi specula sulla rabbia, sulla politica che fallisce e i professionisti del disfattismo. Gufi laureati, attaccati insieme alla tecnocrazia come risposta sbagliata all’anti politica. Un passaggio forse dedicato all’UE e alle sue istituzioni, come la Bce, che invece di raccontare la ripresa sono sempre più preoccupate da una ripresa economica, già debole, che perde forza a ogni crisi borsistica o valutaria dei Paesi emergenti. Tema completamente assente nel discorso di Matteo Renzi, a differenza della crisi dei migranti scelta come cuore del suo intervento alla Festa dell’Unità. Far ripartire l’Italia facendo il proprio dovere è l’impresa più bella che ci possa essere, per il presidente del Consiglio e anche per le migliaia di militanti che l’applaudivano.
MATTEO RENZI MILANO
– La sfida politica più importante saranno le prossime elezioni amministrative di Milano. Nella primavera del 2016 il capoluogo della Lombardia andrà al voto, e anche su questo tema Matteo Renzi ha preferito evitare posizioni che potessero suscitare disagio nella folla accorsa ai Giardini per applaudirlo. Tutti o quasi i presenti hanno tributato un saluto a Giuliano Pisapia, sindaco di Milano che ha più volte ribadito la sua intenzione di non ricandidarsi. Il segretario del PD gli ha rivolto l’ennesimo invito a ripensarci, unico passaggio dedicato esplicitamente alla prossima tornata elettorale. Matteo Renzi ha elogiato più volte Milano, capitale economica ma anche della solidarietà e del terzo settore, e ha dedicato diversi minuti al successo dell’Expo. Un tema ricorrente nei discorsi del presidente del Consiglio, che trapela anche la sua volontà di candidare l’AD che cura l’Esposizione universale, Giuseppe Sala, al posto di Giuliano Pisapia in caso di ennesimo rifiuto dell’attuale sindaco.
Sul tema delle primarie di Milano, invece, non è stata spesa neanche una parola, e il suo più convinto difensore, l’assessore Pierfrancesco Majorino, ha preferito evitare di prendere posizione dopo l’intervento di Matteo Renzi. Milano rimarrà al centro dell’attenzione del presidente del Consiglio, che comunque pare contare su un PD locale piuttosto in salute, e certo non ostile. La festa dell’Unità è andata piuttosto bene, anche se certo non è stato un successo di pubblico, come dimostrato anche dall’ultimo comizio del segretario. Ai Giardini c’erano diverse migliaia di persone, un buon risultato di partecipazione anche se inferiore rispetto a quanto avviene di solito alle feste organizzate in Emilia o in Toscana.