La macelleria messicana è sempre aperta

03/03/2014 di Mazzetta

MEXICO-DRUGS-CHAPO GUZMAN-ARREST

IL PROSSIMO PADRINO – L’arresto di El Chapo cambia poco, il potere dovrebbe passare a Ismael «El Mayo» Zambada, un sessantaseienne ex agricoltore che non ama mettersi in vista. Zambada  vive sulla Sierra e non frequenta posti di lusso, né si concede consumi folli ed è molto più difficile da tracciare, lui infatti non l’hanno mai preso e non si è fatto mai vedere in giro, al contrario di El Chapo che amava i blitz nei ristoranti di lusso nonostante la forzata clandestinità e che è stato tradito da un telefonino cellulare. Chi prenderà il suo posto ora avrà i suoi problemi, perché essere il numero uno in un contesto del genere espone a pericoli enormi, tra i quali la prigione è forse solo un modesto disturbo. I cartelli non sono organizzazioni monolitiche, sono piuttosto alleanze di bande e organizzazioni e la leadership dei cartelli finisce spesso contesa a fucilate. I cartelli poi si fanno la guerra a colpi di stragi dei rispettivi favoreggiatori, sono rare le battaglie o gli scontri a fuoco, frequentissimi invece i rapimenti, le torture e le efferatezze, poi prontamente caricate su YouTube. Così al video con le decapitazioni risponde l’esposizione di cadaveri decapitati appesi da un ponte, all’arresto di un boss il rapimento e le più incredibili torture di ufficiali e funzionari.

LE MILIZIE CIVICHE – Un contesto nel quale la vita umana non vale nulla, ma che ha scarsa eco al di fuori del paese, se non negli Stati Uniti, dove finisce la droga che arricchisce i cartelli e da dove arrivano le armi che rendono letali i cartelli. La frontiera è la fonte della ricchezza e attorno alla frontiera gira il fenomeno che ha destabilizzato il Messico fino a renderlo uno dei paesi più pericolosi del mondo, un posto nel quale ora sono sorte persino pericolosissime milizie di autodifesa cittadina, per ora ben lontane dalle zone controllate dai cartelli.

LA MAGIA DELLA FRONTIERA – La frontiera fa la differenza, moltiplica magicamente il valore delle merci proibite e costituisce una barriera anche tra quanti possono attraversarla e restare negli Stati Uniti legalmente e quanti no. È negli Stati Uniti che gli uomini dei cartelli investono parte dei guadagni, trasferiscono le famiglie, possono contare vaste complicità sia con gli anglofoni che con gli ispanofoni, perché parlano il linguaggio dei dollari. Una frontiera che gli Stati Uniti rinforzano e fortificano di continuo anche se l’immigrazione del Sud è in calo e anche se gli stati del Sud sono ormai bilingue e la grande muraglia serve a rassicurare i soliti bianchi paranoici e i gli ispanici che non vogliono il dilagare della violenza messicana negli Stati Uniti, anche se il muro non ha certo impedito ai killer dei cartelli d’inseguire e uccidere le loro prede anche nei più remoti angoli del paese, il muro serve solo contro i disperati e i poveri. Una situazione che nessuno sa come risolvere, l’unica possibilità contemplata ormai da anni è l’aumento della repressione e della risposta armata ad alimentare un circolo vizioso dal quale per ora non si vede l’uscita.

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