Montecitorio, saltano i “sotto-tetti” per gli stipendi dei dipendenti: è caos
04/08/2015 di Stefania Carboni
Niente ridimensionamento degli stipendi per i commessi di Montecitorio. La commissione giurisdizionale per la tutela dei dipendenti di Montecitorio, composta da deputati, ha bocciato la parte di delibera del 2014 sui tetti agli stipendi dei dipendenti dei livelli più bassi (ovvero commessi, documentaristi, addetti al bar della buvette) creando però un caos senza precedenti.
nonostante l’Uff.Presidenza abbia deciso all’unanimità la Comm.Giurisdizionale boccia il tetto agli stipendi dei commessi della Camera
— Voci di Palazzo (@VocidiPalazzo) 4 Agosto 2015
STOP RIDIMENSIONAMENTO DEGLI STIPENDI ALLA CAMERA: CHE SUCCEDE –
Con la sentenza della commissione giurisdizionale sono bocciati i sottotetti per i salari dei dipendenti più semplici, mentre vengono mantenuti i tetti massimi per i funzionari di alto livello. La decisione interviene sulla delibera del 30 settembre del 2014 che riformava il sistema retributivo del personale in servizio a Montecitorio.
Il piano, che introduceva un tetto massimo di stipendio e sottotetti retributivi per tutte le categorie di lavoratori in Parlamento, stabiliva un limite per gli stipendi dei consiglieri parlamentari (cioè i funzionari di alto livello), pari a 240 mila euro lordi, al netto dei contributi previdenziali. Come stabilito dalla legge voluta dal governo Renzi.
Con la decisione della commissione si crea un paradosso, per cui chi ha bocciato i sottotetti per i salari dei dipendenti più semplici, i funzionari di alto livello a fine carriera avranno uno stipendio lordo annuo simile a quello di un documentarista, che, con gli effetti della sentenza della commissione, avrà uno stipendio sui 237 mila euro.
Davanti alla scelta della commissione l’Ufficio di presidenza della Camera ha deciso all’unanimità di presentare appello, chiedendo la sospensione degli effetti della decisione del 30 luglio scorso.
STOP RIDIMENSIONAMENTO DEGLI STIPENDI ALLA CAMERA: SI RISPARMIANO SOLO 13 MILIONI –
I rischi che emergono dalla mossa della commissione non sono solo relativi a stipendi pressoché uguali tra funzionari di alto livello e dipendenti più semplici. Un altro pericolo che corre Montecitorio, in caso di bocciatura dell’appello dell’Ufficio di presidenza, è il ridimensionamento sui risparmi previsti nel bilancio della Camera dei deputati. Secondo la delibera 2014 i tagli degli stipendi dei dipendenti della Camera dei Deputati fruttano un risparmio intorno ai 60 milioni di euro in 4 anni. Con le modifiche introdotte dalla sentenza della commissione giurisdizionale la cifra si abbassa di fatto a soli 13 milioni di euro.
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STOP TETTO AGLI STIPENDI DELLA CAMERA: PALAZZO MADAMA RECEPISCE, MONTECITORIO NO –
Come si è arrivati alla situazione attuale? Nel 2014, dopo il via libera al ridimensionamento degli stipendi, sono partiti diversi ricorsi interni da parte dei numerosi sindacati che difendono le categorie di lavoratori a Montecitorio. Tutta colpa dei soldi in meno percepiti a fine carriera, un modus operandi che molti dei dipendenti della Camera non accettano. Prima della delibera, per esempio, un operatore tecnico percepiva 136 mila euro lordi annui, con il ridimensionamento avrebbe raggiunto al massimo i 96 mila euro lordi annui.
A Palazzo Madama la situazione è differente. La stessa commissione al Senato si è invece espressa a favore della delibera approvata dal consiglio di presidenza, quindi in modo favorevole ai tagli degli stipendi. Con la decisione della commissione di Montecitorio si è creata quindi una disparità tra Camera e Senato.
Nella relazione che ha motivato il ricorso dell’ufficio di presidenza la democratica Marina Sereni, presidente del comitato per gli affari del personale a Montecitorio, ha sottolineato la contraddizione della sentenza espressa dai suoi colleghi in commissione. Da un lato la commissione giurisdizionale per la tutela dei dipendenti «riconosce l’autonomia della Camera, dall’altro però giudica irragionevoli e discriminatori i sottotetti perché non sono previsti anche nella pubblica amministrazione».
STOP TETTO AGLI STIPENDI DELLA CAMERA: IL POST DI LAURA BOLDRINI –
La presidente della Camera Laura Boldrini interviene sulla vicenda. Cercando di chiarire, non in maniera perfetta:
Sono saltati i tetti agli stipendi dei dipendenti della Camera? Non è vero.
L’Ufficio di presidenza, all’unanimità, ieri ha subito fatto appello contro la decisione della Commissione giurisdizionale di primo grado di Montecitorio – cioè l’organo interno addetto ai ricorsi del personale – che aveva giudicato illegittimi i cosiddetti ‘sottotetti’, cioè le soglie massime di compenso annuale per le categorie diverse dai consiglieri parlamentari. La sentenza, dunque, sarà presto riesaminata.
Resto convinta sostenitrice dei tagli e dei risparmi portati avanti in questa legislatura e continuerò a battermi affinché la linea della sobrietà prevalga.
I sotto-tetti per ora risultano illegittimi. Finché l’appello non verrà accolto e la richiesta riesaminata la delibera del 2014 e i suoi conseguenti ridimensionamenti non potranno esser applicati alla lettera.
(in copertina ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)