Mose, per la Procura «Galan portava soldi all’estero»

23/06/2014 di Alberto Sofia

Non bastavano le accuse di aver incassato tangenti milionarie nello scandalo Mose, smentite da Giancarlo Galan questa mattina in conferenza stampa. Secondo la Procura veneziana, l’ex governatore del Veneto avrebbe portato ingenti somme di denaro all’estero, così come emerge da alcune intercettazioni ambientali a suo carico. A renderlo noto è stato il pm Stefano Ancillotto, davanti ai giudici del riesame, parlando di «cospicue operazioni commerciali nel Sud Est asiatico» nell’ordine di 50 milioni di dollari, trovate in documenti in possesso del “prestanome” Paolo Venuti. Manovre per le quali emergerebbe «la riconducibilità alla famiglia Galan», secondo i pm.

 

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Giancarlo Galan – Photocredit: Lapresse

 

GALAN E LE ACCUSE SUI FONDI ALL’ESTERO –  I pm hanno scovato una serie di operazioni estere, compravendite societarie soprattutto in Indonesia. Secondo quanto spiegato da Ancillotto, le intercettazioni ambientali riguardano conversazioni tra il commercialista Paolo Venuti – anch’egli indagato – e la moglie. Per la Procura, dal dialogo tra Venuti e la donna si evince come il commercialista svolgesse il ruolo di prestanome e come alcuni fondi sarebbero stati portati all’estero per conto del parlamentare forzista.

Le conversazioni intercettate si riferiscono al periodo in cui si diffonde la notizia della morte della suocera di Galan. I coniugi Venuti, amici dei Galan, si sentono in obbligo di partecipare al funerale. Così, in un’intercettazione ambientale il commercialista parla con la moglie sull’opportunità di rinviare la partenza per l’Indonesia, in modo da andare alle esequie:

«Senti Paolo – risponde la moglie – c’è un po’ l’idea che tu sei là per lavoro per la storia del gas che Giancarlo è cosa a cui lui è molto sensibile…se stessimo andando a Rovigno ancora ancora…ma tu sei lì per lavoro! … chiama Giancarlo … digli che è la storia dell’Indonesia del gas spiegagli che è il gas … che è la conclusione della vicenda del gas”. Al che Venuti conferma, “Sì sì, lo so”»

Rientrati in Italia, Venuti e la coniuge – come si precisa nelle carte dell’inchiesta – riferiscono alla moglie di Galan di essere appena tornati dall’Indonesia e chiedono con urgenza un incontro.

Nel corso del Riesame, Emanuele Fragasso, legale di Venuti, ha tentato di minimizzare il contenuto dell’intercettazione, ricordando come il commercialista fosse uno storico amico di Galan e come nelle sue mani ci fosse tutta la contabilità della famiglia. Fragasso ha anche sottolineato come nella vicenda Venuti-Galan «ci siano aspetti paradossali». Il motivo? Secondo la sua versione, «quando il commercialista si occupa di un altro cliente, che non è Galan, viene perquisito proprio per delle carte che fanno riferimento a investimenti all’estero. Documenti risultati in regola che però nell’inchiesta “diventano” di Galan».

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LA DIFESA DI GALAN – Sempre oggi, lo stesso ex governatore si era difeso dalle accuse dei pm, durante una conferenza stampa organizzata a Montecitorio. «Mai preso nulla, non ho le colpe che mi vengono attribuite dai miei accusatori», aveva replicato Galan, accusando media e Guardia della Finanza. Tutto in attesa di essere ascoltato dalla Giunta che deve esprimersi sulla richiesta di arresto avanzata nei suoi confronti dalla Procura.

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