Neocatecumenali: quella setta che zitta zitta conquista la Chiesa

Il Cammino di Nuova Evangelizzazione è una delle realtà ad un tempo più attive e più misteriose . “Chi vuole fare il prete?”: e si alzano in 200. “Sono particolarmente lieto di poter inviare oggi, in diverse parti del mondo, più di 200 nuove famiglie, che si sono rese disponibili con grande generosità e partono per la missione, unendosi idealmente alle circa 600 che già operano nei cinque Continenti. Care famiglie, la fede che avete ricevuto in dono sia quella luce posta sul candelabro, capace di indicare agli uomini la via del Cielo.”: così papa Joseph Ratzinger, solo il 18 gennaio scorso. Inviando in missione mondiale di evangelizzazione ben 200 nuove famiglie, in massima parte appartenenti al Cammino. Il Cammino è il nome confidenziale per definire uno dei percorsi ecclesiali più controversi e, volendo, misteriosi, della Chiesa Cattolica moderna: i Neocatecumenali. Appunto, Cammino Neocatecumenale è il nome completo del percorso ecclesiale che nasce dall’idea di un convertito spagnolo e che attecchisce, principalmente, in Italia ed in Spagna, con numeri che definire impressionanti è poco. E bisognerà subito, nella nostra trattazione, chiedere scusa ad eventuali neocatecumenali di passaggio che, leggendo, non si ritrovassero nella nostra narrazione, rilevassero imprecisioni o sbagli: il fatto è che di voi, cari fratelli, si sa davvero molto poco. E se avrete da correggere, correggete pure: sarà utile per saperne un po’ di più. Dicevamo, del Papa, che invia in missione in giro per il mondo ben 200 famiglie del Cammino.

Avete abbandonato, per così dire, le sicurezze delle vostre comunità di origine per andare in luoghi più lontani e scomodi, accettando di essere inviati per aiutare parrocchie in difficoltà e per ricercare la pecora perduta e riportarla all’ovile di Cristo. Nelle sofferenze o aridità che potete sperimentare, sentitevi uniti alla sofferenza di Cristo sulla croce, e al suo desiderio di raggiungere tanti fratelli lontani dalla fede e dalla verità, per riportarli alla casa del Padre

IN MISSIONE – 200 famiglie del Cammino diventano dunque, secondo le denominazioni proprie dell’organizzazione ecclesiale, catechiste itineranti. Un membro del Cammino Neocatecumenale, poi fuoriuscitone, ha deciso di spiegarne alcuni insiders su un forum, rispondendo a diretta richiesta di un iscritto.

Sono coppie (circa 300 su 120.000 catecumeni in tutto il mondo) che decidono di lasciare il lavoro per andare ad evangelizzare in un’altra parte del mondo. Questi catechisti, rimangono fissi in una zona, ma cambiano città ogni due o tre anni (rimanendo nella stessa provincia o zona). Essi partono con tutti i figli che hanno. tempo fa non c’erano criteri particolari per decidere se andare in itineranza o meno; ora invece è necessario che la coppia sia almeno ad una certa tappa di cammino e che i suoi figli non abbiano un’ età superiore ai 12 anni. questi vivono di provvidenza; i loro fratelli di comunità si occupano di loro; e si occupano di loro anche le comunità sotto di loro.

KATECUMENOS – 200 coppie in giro per il mondo. Insieme ai figli. Per evangelizzare il mondo. Neo-Catecumenia, nuova necessità di essere istruiti, traducendo un po’ a spanne dal greco. Il catecumenato, nell’antichità cristiana, era il periodo precedente al battesimo; nelle prime comunità cristiane, certamente fino al periodo agostiniano, non c’era l’uso di battezzare bambini infanti. L’adesione alla Chiesa Cattolica era più adulta, ed interveniva in età più avanzata: così ci definisce il termine, in maniera asettica, Wikipedia.

Il candidato durante il percorso di preparazione doveva dimostrare di essere in grado di mantenere gli impegni connessi al Battesimo, sviluppando il desiderio di essere unito a Cristo Salvatore, condividendone la vita, la morte e dunque la Resurrezione. Una volta completata la preparazione del candidato, che non aveva di per sé un tempo prestabilito, poteva durare all’incirca dai tre anni in su, il Catecumeno nella settimana precedente alla Pasqua si preparava con digiuni e preghiera a ricevere il Battesimo, che avveniva all’interno della liturgia della veglia Pasquale. La celebrazione specialmente nei primi tempi si svolgeva, nella chiesa principale con tutta la comunità riunita, nella maggioranza dei casi in questo modo: Era ammessa la partecipazione del candidato alla prima parte della liturgia in cui venivano letti e commentati i testi sacri, ma prima dell’offerta e della prima celebrazione aveva l’obbligo di uscire.

Così, i catecumeni stazionavano nella zona antistante alla basilica vera e propria, che era a loro riservata.

KIKO – Potevano vivere della parola di Dio, ma non assistere ai sacri misteri fino a quando non fossero membri appieno della comunità cristiana. Con l’avvento del battesimo di massa per gli infanti, queste sottigliezze si sono in un certo senso perse. Ma il Concilio Vaticano II le ha ritirate fuori. Nella costituzione Sacrosantum Concilum dell’assise che ha rivoluzionato la storia della Chiesa, la costituzione che si occupa di dare nuovi indirizzi alla liturgia, il Catecumenato è evidenziato come necessità e ripreso come pratica.

64. Si ristabilisca il catecumenato degli adulti diviso in più gradi, da attuarsi a giudizio dell’ordinario del luogo; in questa maniera il tempo del catecumenato, destinato ad una conveniente formazione, potrà essere santificato con riti sacri da celebrarsi in tempi successivi. 66. Siano riveduti entrambi i riti del battesimo degli adulti, sia quello semplice sia quello più solenne connesso con la restaurazione del catecumenato; e sia inserita nel messale romano una messa propria « Nel conferimento del battesimo ».

Basta, con questi battesimi facili. Ma le pratiche affermate sono dure a morire. I genitori cattolici battezzano i loro figli ancora neonati: è ormai, appunto, un assunzione consolidata. Ed è qui che entra in gioco il Cammino. Francisco José Gómez Argüello Wirtz è un pittore spagnolo. Formazione esistenzialista, sostanzialmente marxista, atea e senza Dio. Fino alla profonda conversione, al suo incontro con Cristo, al momento vitale che segnerà la sua esistenza. Fino a spingerlo a creare il più impressionante movimento ecclesiale del ventesimo secolo.

Studia Belle Arti all’Accademia di San Ferdinando di Madrid, conseguendo il titolo di professore di pittura e disegno. Nel 1959 ottiene a Madrid un Premio Nazionale Straordinario di Pittura. In seguito ad una profonda crisi esistenziale avviene in lui una seria conversione che lo porta a dedicare la sua vita a Gesù Cristo e alla Chiesa cattolica, specialmente come professore di Cursillos de Cristianidad, dando “Corsi” a Madrid, Ceuta, Cáceres ed in altre regioni della Spagna. Nel 1960, con lo scultore Coomontes ed il vetratista Muñoz de Pablos, forma un gruppo di ricerca e sviluppo dell’Arte sacra “Gremio 62”. Una borsa di studio per cercare punti di contatto tra l’arte protestante e quella cattolica, in vista del Concilio Vaticano II, gli permette di visitare l’Europa, entrando in contatto con il rinnovamento liturgico. Convinto che Cristo è presente nella sofferenza degli ultimi della terra e seguendo le orme di Charles de Foucauld, di cui conobbe i piccoli fratelli, nel 1964 va a vivere tra i più poveri, in una baracca di Palomeras Altas, alla periferia di Madrid. Più tardi, conosce Carmen Hernández, laureata in chimica e licenziata in teologia. Grazie al liturgista P. Pedro Farnés Scherer entra in contatto con il rinnovamento liturgico del Concilio Vaticano II e con la centralità del mistero pasquale.

Il suo nome cambia. Per tutti, lui, ora è Kiko.

Spinti dall’ambiente dei poveri, Kiko e Carmen furono incoraggiati a trovare una forma di predicazione, una sintesi kerigmatico-catechetica, che diede luogo alla formazione di una piccola comunità cristiana. Nasce così la prima comunità tra i poveri formata da gitani analfabeti, vagabondi, kinkis, ex-carcerati, prostitute, ecc. che dà corpo a quella ispirazione iniziale che Kiko ebbe nei primi anni sessanta: una visione della Madonna che gli aveva detto di fare “comunità cristiane che vivano in umiltà, semplicità e lode come la Sacra Famiglia di Nazareth e dove l’altro è Cristo”.Questa comunità delle baracche, nella quale diviene visibile l’amore di Cristo crocifisso, si trasforma in un “seme” che, grazie all’allora arcivescovo di Madrid, mons. Casimiro Morcillo, si diffonde nelle parrocchie prima di Madrid e poi di Roma e di altre nazioni. In Italia l’invito proviene da don Dino Torreggiani, fondatore dei Servi della Chiesa e nel 1968 inizia nella parrocchia dei Martiri Canadesi a Roma.

Kiko Arguello, primo fondatore del Cammino Neocatecumenale, per certi versi anticipa il Concilio Vaticano II su molti temi.

NASCE IL CAMMINO – La sua vicinanza ai poveri, la sua “eresia” dogmatica, i cambiamenti liturgici: tutti elementi che troveranno accoglienza nei testi del Concilio sventolati dalle frange ecclesiastiche che lottano per una riforma … “democratica”, anche se l’aggettivo è davvero improprio, della Chiesa Cattolica. Il più informato di tutti, come al solito, è Sandro Magister, storico vaticanista del gruppo l’Espresso e conoscitore profondo delle segrete cose dei sacri palazzi.

I due, Kiko e Carmen, si conobbero nel 1964 tra i baraccati di Palomeras Altas, periferia di Madrid. Entrambi avevano alle spalle una giovinezza turbolenta. Kiko, che oggi ha 57 anni, era stato miscredente, poi s´era convertito e s´era cacciato tra i poveracci, «ladri e assassini», per convertire anche loro, «soltanto con una Bibbia e una chitarra«. Racconta che davanti alla sua predicazione quelli «crollarono» di schianto. Ma erano gente grezza, peccatori coi fiocchi, che «non avevano niente da difendere» e quindi «credevano a tutto ciò che dicevamo, credevano al vangelo alla lettera». Quando Kiko e carmen tentarono di far crollare anche i parrocchiani di due vicine chiese di Madrid, il miracolo non si ripetè. «Questi altri erano gente per bene, erano vaccinati. Era necessario un lungo cammino perchè anche loro si riconoscessero peccatori». Mollarono Madrid e nel 1968 si trasferirono a Roma, al Borghetto latino, lui in un «pollaio», lei in una «baracca». Carmen aveva messo piede in convento e studiato un po´ di teologia. I suoi autori preferiti erano il teologo Louis Bouyer, il liturgista e patrologo Bernard Botte, il biblista Xavier Léon-Dufour. Il modello che sognavano era quello dei primi secoli cristiani, quando si era battezzati adulti dopo una severa iniziazione chiamata catecumenato: come sant´Ambrogio, come sant’Agostino, quest´ultimo gran specialista in “catechizandis rudibus”, nel predicare la fede ai principianti.

E torniamo al Battesimo, da dove siamo partiti, e da dove tutto parte, per un cristiano.

NUOVA EVANGELIZZAZIONE – Il battesimo, oggi, si da ai bambini. Molto piccoli. Non si dovrebbe: ci vorrebbe il catecumenato, bisognerebbe aspettare un’iniziazione vera del candidato credente, che dovrebbe essere pienamente cosciente degli impegni che si prende. Bisognerebbe, forse, che scegliesse lui. Ma ormai, non si usa. “Che importa?”, si dissero Kiko e Carmen; “è necessario riprendere il cammino catecumenale anche dopo il battesimo, dopo il sacramento formale”: ed ecco, è nato il Cammino Neocatecumenale. Sei già battezzato, ma hai ancora bisogno di imparare. E di imparare molto, visti i ritmi, intensivi e le pratiche, importanti, mediante i quali un candidato è ammesso alla comunità neocatecumenale. Mica scherzi: c’è un numero prefissato di giorni, di incontri catechetici a cui il candidato deve partecipare per poter entrare nella comunità di sentiero; e ci sono dei momenti vitali ben precisi ai quali è richiesta la sua presenza.

Non è il mercato del tempio ma quello del Testaccio, il più popolare di Roma. Eppure quei due tipi sono lì in mezzo che predicano il Vangelo a gran voce, tra pesce di paranza e cicorione. Non sono testimoni di Geova, nè avventisti, nè bambini di Dio. sono cattolici neocatecumenali. Ma mica velo dicono. Se volete saperne di più, segnatevi la parrocchia che vi indicano e andateci. Troverete all´ingresso un vistoso manifesto con scritto «Catechesi per adulti», e gli orari, e l´icona di una Madonna dipinta da uno spagnolo di nome Francisco Argüello, per gli amici Kiko, che dei neocatecumenali è il fondatore. Ma neppure questo piccolo segreto ve lo riveleranno subito. Prima dovrete andare alle catechesi, due sere alla settimana per sette settimana di fila, con in cattedra i due del Testaccio più un prete con la barba che però sta quasi sempre zitto. Vietato fare domande. Il velo vi sarà tolto solo alla fine, alla «convivenza» di tre giorni che corona il corso, in un luogo appartato fuori città. Alla fine? Macchè questo è solo il prologo. Per saperne davvero di più dovrete «fare comunità» e intraprendere con i vostri compagni di viaggio un «cammino» d´iniziazione che può durare anche vent´anni. Di cui per ora continuano a dirvi poco. Ma che di sicuro «rivoluzionerà la nostra vita di peccatori».

Ancora il sempre puntuale Magister. Si chiama “mistagogia”, o catechesi dei misteri, e non è per tutti: non deve esserlo. I sacramenti che iniziano la vita del Cristiano, non a caso, si chiamano “sacramenti di iniziazione cristiana”, e sono Battesimo, Comunione e Cresima. Servono per entrare in un’organizzazione di salvazione universale e, nelle intenzioni, andrebbero presi appena un po’ più sul serio di quelle commercialate che si vedono ormai in giro. Ecco, i Neocatecumenali si prefiggono proprio questo fine. Riportare l’importanza e il senso vero dell’iniziazione cristiana, inserita in un cammino vitale comunitario molto forte che aiuti il candidato a capire in che situazione si è messo, a capirlo davvero e a viverlo nella sua vita. Tutti i termini del lessico del Cammino spingono a questo esito.

Nell’aprile del 1970, a Majadahonda, nei pressi di Madrid, Kiko e Carmen, insieme ad altri responsabili e parroci, si posero il problema circa l’identità delle comunità che si stavano formando nelle parrocchie. Da tale riflessione furono definite le caratteristiche fondamentali del Cammino neocatecumenale come movimento organizzato e strutturato sul territorio. n quell’occasione, i seguenti capisaldi furono fissati dagli iniziatori, insieme con i parroci che avevano accolto il Cammino e altri catechisti e responsabili. * La nascita di ogni singola comunità, che segue l’annuncio del Kerigma, è interpretata come la Chiesa che, ogni volta, scaturisce dalla Buona Novella, Chiesa intesa dunque come Corpo Mistico di Cristo, Comunità dei Santi. * Gli aderenti al Cammino sono chiamati ad essere “sacramento di salvezza” all’interno della parrocchia, in cammino verso una fede matura, sostenuti dal Tripode: Parola di Dio, Liturgia, Comunione fraterna. * Il Cammino è detto neocatecumenato o catecumenato, rispettivamente a seconda del caso che l’adulto sia già battezzato o meno e si ispira al catecumenato antico (con tappe come gli Scrutini battesimali, l’Iniziazione alla preghiera, la Traditio Symboli, la Redditio, ecc.). * Compito della comunità è rendere visibile un nuovo modo di vivere il Vangelo, tenendo presenti le esigenze degli uomini contemporanei. * Gli aderenti al Cammino sono chiamati a non distruggere niente, a rispettare tutto, presentando il frutto di una Chiesa che si rinnova. * Le comunità sono tenute a rimanere all’interno delle parrocchie, e sono tenute alla comunione con il parroco che le ospita.

Questa la struttura del Cammino, gli obiettivi, e i fini.

UN FATICOSO APPRENDISTATO – Ma ancora sulla Catechesi per Adulti di cui ci parlava Sandro Magister, il fuoriuscito già citato, con molta voglia di descrivere i 14 anni della sua vita nella comunità di neocatecumenali di cui faceva parte, si spinge un passo più in là. Descrivendoci, nel dettaglio, i contenuti delle prime 15 catechesi obbligatorie accennate da Magister.

Durante questi 15 incontri si parla sinteticamente di come è nato il Cammino, di alcune esperienze dei catechisti (cioè alcuni di loro parlano brevemente della propria vita descrivendo come Dio l’abbia trasformata nell’arco del tempo; vi sono molte esperienze forti e significative: matrimoni ricostruiti, ritrovamento del senso della vita, forza per affrontare le difficoltà, ecc.) e di (vari) temi. (NOTA per i catecumeni che leggeranno: la sintesi delle catechesi iniziali che farò non danneggeranno l’evangelizzazione; infatti, in pubblico, in molte parrocchie, è stata fatta una cosa simile; infatti io non sto predicando, ma illustrando: cioè quello che fanno i catechisti nelle parrocchie quando hanno la possibilità di farne una descrizione di fronte a vescovi e ad altri prelati)

Stupisce la necessità di apporre un vero e proprio disclaimer: perchè se il nostro fuoriuscito si fosse posto in atteggiamento di predicazione, avrebbe infranto le regole del Cammino che vogliono la catechesi esclusivamente comunitaria, e guidata da persone formate alle indicazioni del Cammino e, in un certo senso, autorizzate a farlo. Appfondiremo più avanti, e diffusamente, il problema.

LE TAPPE – Il Cammino è più che iniziatico, si struttura per fasi e tappe, alcune molto lunghe.

1) Precatecumenato (o fase dell’Umiltà): è il primo periodo; dura dai 5 ai 7 anni (di solito); fase in cui il fedele si rende conto del proprio peccato e di non riuscire ad amare l’altro così come è. Molti infatti credono di essere tutto sommato buoni oppure non vogliono pensare di essere il contrario. Questo perchè credono che, se non sono buoni, nessuno li possa amare così come sono. Infatti si dice che il Cammino è in discesa perchè scendi dentro te stesso nella tua realtà di peccatore; ammettere di essere peccatore è spesso umiliante; vedere che, in fondo, non sei migliore di un assassino; che, in fondo, non ami nessuno. Umiltà significa Verità; e quale è la Verità? che sei un peccatore. 2) Catecumenato (fase della Semplicità): qui si entra nel Catecumenato vero e proprio; questa fase dura 8-10 anni mediamente. La semplicità è una forma superiore di umiltà; qui il fedele si è reso ormai conto della sua realtà di peccatore ed impara finalmente ad ascoltare le parole di Dio; impara ad ascoltarlo nei fatti quotidiani e a capire cosa gli vuole dire. 3) Lode: qui il cristiano è quasi pronto per il rinnovo delle promesse battesimali; (dura 4-5 anni di solito) ha imparato ad ascoltare Dio che gli parla; non è più alienato; quindi loda Dio per le meraviglie che ha compiuto nella sua vita. E’ ovvio che la Fede si può perdere e va sempre alimentata. Come l’amore tra due persone: anche se maturo, va sempre alimentato e approfondito; altrimenti si perde. Finito il cammino si rinnovano le promesse battesimali. Tutti questi periodi, in realtà, durano molto di più perchè spesso le persone escono dalle comunità (che che se ne dica, il cammino è duro) e quindi, rimanendo in pochi, le comunità si fondono tra di loro e tornano indietro nelle tappe (se ti fondi con una comunità che sta alcune tappe indietro, poi ti ritocca farle di nuovo)

Un percorso forte di evangelizzazione: nuova evangelizzazione. Il Vangelo preso sul serio, ché mica è una barzelletta. Una vita totalizzante e comunitaria per educare i futuri figli di Dio all’amore del Padre. Il Cammino neocatecumenale si propone di fare questo. Ed inizia una colonizzazione a tappe forzate delle parrocchie. Prima romane, poi italiane, poi si diffonde in Spagna. Ma è certamente da noi in Italia, dati alla mano, che il Cammino prende più piede. Comunità di Cammino sorgono un po’ ovunque. E quando si insediano in una parrocchia, la totalizzano. Per tutte le altre realtà ecclesiali, associazioni, gruppi, è spesso difficile reggere il confronto con una comunità così solida e organizzata, strutturata.

A MACCHIA D’OLIO – Il movimento cresce, e avanza. Le parrocchie cadono come birilli, alcune, ci racconta Sandro Magister, cambiano addirittura la loro architettura. Niente sembra resistere a quest’avanzata: facile, in un mondo, si legge ancora, in cui se ci si battezza, ci si battezza da neonati, senza comprendere; e accanto a questi battezzati, non per loro scelta, ci sono i figli delle famiglie che hanno rifiutato il rito tradizionale-familiare del battesimo neonatale, e non hanno battezzato i figli, scegliendo di posticipare la scelta, lasciandola a loro. E proprio fra questi soggetti, i “lontani”, i “distanti”, il Cammino sembra avere maggior presa.

Il colpo di genio di Kiko e Carmen è d´offrire alla Chiesa questa loro invenzione in un momento di nuova e crescente domanda. Oggi nelle cristianità del vecchio mondo il battesimo ai bambini non è più così generalizzato come in passato: anche nella cattolica Italia un numero crescente di coppie, ormai una su trenta, non battezza più i propri nati. Torna quindi d´attualità il battesimo degli adulti per chi, cresciuto, intenda farsi cristiano per sua scelta. Oggi, di questi moderni catecumeni, a Roma c´è nè circa 300, a Milano 150. Per regolare la loro preparazione al sacramento, il Vaticano ha pubblicato nel 1972 un rituale guida, che ripristina le tappe essenziali del catecumenato della Chiesa antica.(…) I frutti ci sono, e sono il gran numero di convertiti. Il moltiplicarsi esponenziale delle comunità e dei catechisti itineranti. L´altissimo numero di figli messi al mondo dalle coppie neocatecumenali. Il «perseverare» di queste figliolanze nel cammino già intrapreso dai genitori. Le miriadi di vocazioni al sacerdozio e alla vita religiosa. Lo stupefacente numero di famiglie che abbandonano tutto e partono per missioni remote. Insomma, tutto l´opposto di quello che avviene tra i cattolici comuni e nella Chiesa ordinaria, che i neocatecumenali si sentono in dovere di giudicare fiacca, smorta e di poca fede, se non peggio, fatta di tanti Giuda.

C’è il progetto di Catechesi per adulti consigliato dal Vaticano. Ma il Cammino, è meglio.

Kiko e Carmen offrono molto di più e di diverso: un progetto neocatecumenale brevettato, coperto da copy-right esclusivissimo, con proprio personale anch´esso fornito chiavi in mano, di pronto impiego per qualsiasi parrocchia, valido per i non battezzati ma soprattutto per gli altri, per l´intera «massa dannata» dei cattolici solo di nome.

Catechesi, dunque.

“ORIENTAMENTI ALLE EQUIPES DEI CATECHISTI” – Tutto si fonda su di essa. E qui, inizia il vero mistero. Le linee guida dei fondatori del movimento Neocatecumenale, il materiale che poi diventerà gli Orientamenti alle Equipes dei Catechisti, sono state, e sono tuttora, del tutto segrete. E’ per questo che il fuoriuscito che racconta, sul forum, la sua vita da Neocatecumenale, si sente in dovere di precisare: non sto evangelizzando. Non sono un catechista. Perchè se fosse un Catechista, dovrebbe rendere conto alle Equipes e al loro metodo. Così ci descrive la situazione il nostro “apostata”: quando un equipe di catechisti correttamente formata, composta dal presbitero e dai laici, viene a farti visita, Dio è dalla loro.

È nelle direttive del Cammino, tutti i fratelli lo sanno, non c’è possibilità di equivoco, è innegabile: il CN si fonda sull’obbedienza ai Catechisti! Il catecumeno medio è convinto (perché è la stessa struttura del CN ad affermarlo) che Dio parli per bocca dei catechisti quando questi sono riuniti insieme in equipe insieme ad almeno un sacerdote (o presbitero) e vanno a trovare le comunità per vedere come stanno. Il CN afferma che, in questa situazione (cioè quando l’equipe è completa, con sacerdote e si è riuniti presso una comunità) che: · I catechisti hanno un discernimento di natura divina; lo Spirito Santo ispira loro cosa dire in quel momento al singolo fedele. · Catechisti e sacerdoti non fanno errori (o comunque molto raramente) anche nella guida spirituale; è quasi infallibilmente vero e/o buono e/o adeguato al fedele, ciò che dicono. Lo Spirito Santo parla bene sempre attraverso di loro e chi non lo capisce bene è perché non ha l’orecchio pronto o il cuore indurito. · Gli eventuali errori dei catechisti e sacerdoti non rimangono tali; eventuali affermazioni o consigli falsi e cattivi sono trasformati dallo Spirito Santo in modo tale che il fedele li ascolti come veri e buoni. · Se il catechista ti dà un ordine fuori ogni logica, vuol dire che Dio, anche se neanche lui sa quel che dice, ha un disegno buono sul fedele e sta usando anche quel consiglio cattivo, per saggiare quanto tu ti fidi di lui o per chissà quale divino disegno di provvidenza (e comunque il fedele ci guadagna la vita eterna visto che ha obbedito fino ad annullare la propria ragione)

La segretezza delle pratiche neocatecumenali è proprio il problema che ha impedito al movimento di trovare una pronta accettazione presso il Vaticano.

ADUNATE DI MASSA – Certo, era solo questione di tempo: i risultati parlano da soli, e non era davvero pensabile che il Papa, perno della gerarchia, rifiutasse per questioni formali di imprimere il proprio timbro su un tale movimento. Atei che tornano nel gregge, nuovi sacerdoti, nuove famiglie cattoliche, missioni spontanee: come dire di no?

L´astante numero uno è (stato per) molti anni papa Karol Wojtyla. Un´adunanza tipo è quella che vede riuniti davanti a lui migliaia di giovani neocatecumenali, con Kiko che predica con vigore e all´improvviso chiede: «C´è qualcuno di voi che vuole portare l´acqua delle fede nel deserto del mondo? Chi lo vuole si alzi». E come per incanto si alzano a decine, a centinaia, ragazzi e ragazze che all´istante si offrono a fare il prete o la suora a servizio del cammino. La scorsa estate, a Loreto, si alzarono addirittura in tremila. E il papa a esclamare: «Se questo accade così, spontaneamente, sotto la forza dello Spirito, è la prova che Dio vi chiama». Idem con le famiglie che vogliono andare in missione. Nel 1991, nel meeting estivo internazionale tenuto dai neocatecumenali nelle Marche, a Porto San Giorgio, si alzarono 400 coppie. Il successivo 29 dicembre si ritrovarono in Vaticano, davanti al papa. E le 100 prescelte furono estratte pubblicamente a sorte, in un diluvio di emozioni. E´ il papa, ogni anno, a mandare queste famiglie al fronte. Partono con la loro frotta di figli per la Siberia, per la Terra del Fuoco, per il Bronx, per il Giappone. Non importa che non abbiano un lavoro nè sappiano una parola della lingua del posto. «Dio provvede».

Impressionante. Eppure, il Cammino è fuori da ogni controllo. Anche solo per avere il materiale, le linee guida catechetiche, il Vaticano ha dovuto sudare. Lo Statuto del Cammino, ovvero l’autorizzazione ufficiale pontificia, definitiva e ratificata, è arrivata solo pochissimo tempo fa, nel 2008.

LO STATUTO, LE CRITICHE – Ora fa bella mostra di se nel sito ufficiale dell’organizzazione, con il timbro del Pontificio Consiglio dei Laici, ma c’è voluto un certo quantitativo di tempo per arrivare a questo risultato. Quali sono le criticità? Perchè i Neocatecumenali sono, da molte parti della Chiesa, davvero malvisti? Facile: perchè Kiko non è prete. E’ un laico. Un laico che ha creato un sistema di catechesi totalmente indipendente, in realtà, dalla gerarchia presbiteriale. Il Cammino è fatto di famiglie che vivono la religione in comunità. Il prete guida il gregge, ma le celebrazioni del sabato sera vengono interamente animate dai laici, che provvedono anche ai commenti alle letture. E comunque, per capire la sostanza delle critiche che vengono rivolte al Cammino, possiamo rivolgerci a chi, di una Chiesa di un certo tipo, orizzontale, post-conciliare, è feroce avversario: la comunità di Mons.Lefebvre, i tradizionalisti cattolici.

Vista l’ostinazione con cui i necatecumenali continuano a magnificare a a difendere strenuamente il loro “Rito”, che presenta contaminazioni sincretistiche introdotte dal loro iniziatore diventano ineludibili alcune precisazioni. Da rilevare che le innovazioni, anzi i veri e propri abusi liturgici introdotti, sono opera di un laico, peraltro né teologo né liturgo, ma che si arroga la prerogativa di parlare in nome di Dio, che trasferisce ai suoi catechisti, ‘formati’ esclusivamente dalle sue catechesi e dalle sue prassi iniziatiche. Essi risultano poi formalmente ‘mandati’ a catechizzare nelle diocesi da vescovi ignari o ammaliati o conniventi.

Kiko crea il cammino e le linee guida per i catechisti. Invia i suoi adepti in giro, e loro parlano in nome di Dio. Trova l’errore: manca il prete.

Le due anomalie più macroscopiche dello Statuto riguardano 1. il riferimento all’art. 2 … “il Cammino Neocatecumenale si attua nelle diocesi: 1°. sotto la giurisdizione, la direzione del Vescovo diocesano e con l’assistenza, la guida dell’Équipe Responsabile internazionale del Cammino, o dell’Équipe responsabile delegata, di cui all’art. 3, 7º; [si parla della direzione del Vescovo, ma ci piacerebbe conoscere quanti vescovi hanno letto le catechesi ‘segrete’ e conoscono le prassi che violano l’intimità della persona degli scutini. Di fatto quella che entra in campo è la “guida dell’Equipe responsabile internazionale del cammino”, cioè il suo vertice, che garantisce la ferrea disciplina e la rigida struttura e prassi imposte dagli iniziatori, compreso il ‘segreto’ di sospetta matrice gnostica, dell’interno lunghissimo percorso iniziatico a tappe. Ciò avviene attraverso catechisti-ripetitori acritici degli insegnamenti kicarmeniani, totipotenti sulla vita e sulla psiche delle persone della loro comunità, compresi i presbiteri, assoggettati ad essi con l’obbligo di percorrere lo stesso iter di formazione di ogni camminante ] 2º. secondo «le linee proposte dagli iniziatori», contenute nel presente Statuto e negli Orientamenti alle Èquipes di Catechisti. [Testi rimasti invariati dal oltre 40 anni, con alcune modifiche solo di facciata e mai approvati dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, quindi mai resi pubblici. Di conseguenza lo Statuto fa riferimento e si basa su testi mai approvati! Inoltre non esiste alcuna Associazione laicale che nella Chiesa usi un catechismo proprio… ma che senso ha, che esista un catechismo proprio?]

Problemi sulla liturgia (messe diverse, animate da laici, eresie liturgiche) e sulla pastorale (poco o nessuno spazio lasciato ai preti). Ma tali critiche non sembrano spaventare gli adepti del Cammino.

REDEMPTORIS MATER –Tanto è vero che i due papi che si sono trovati a rapportarsi con il Cammino, prima Giovanni Paolo II, e poi Benedetto XVI, non hanno potuto fare altro che cedere davanti all’avanzata di Kiko e dei suoi. Troppi fedeli. Troppi nuovi preti. Un aiuto troppo grande al gregge perchè si potesse – e fosse giusto – ignorarlo. No. E se fanno tutto in segreto, pazienza. Anche se arrivano addirittura a formare i preti, in segreto. I Neocatecumenali hanno i loro seminari, si chiamano Redemptoris Mater e dilagano. Un sacerdote che nasce nel seno di una comunità di neocatecumenali è prima appartenente al Cammino e solo poi, e dunque, sacerdote: in quanto il suo brodo di coltura ha fatto nascere in lui la vocazione specifica del presbiterato. E’ una, una delle tante, uno dei tanti carismi che sbocciano in seno al popolo di Dio e che gli animatori delle comunità di Cammino devono individuare e promuovere. Indirizzando il vocato verso una struttura adatta.

Un’accusa da cui i Neocatecumenali si smarcano frequentemente è quella di essere creatori di seminari propri del Cammino e non alle dipendenze dei Vescovi. Questo è falso, ma solo in parte. Sebbene infatti i Seminari Redemptoris Mater siano alle dipendenze dei Vescovi e prevedano la medesima formazione degli altri seminari cattolici, condizione per farne parte è l’appartenenza al Cammino: “Condizione per entrare in questo tipo di seminario è quindi la partecipazione al Cammino neocatecumenale. Si antepone, o meglio, si premette e si affianca così alla formazione sacerdotale, l’iniziazione cristiana tout court. Ogni seminarista proviene da una comunità neocatecumenale in cui ha cominciato a conoscere il Signore e il suo amore, la comunione con i fratelli, il discernimento su se stesso, la vita di preghiera e di liturgia. Tale percorso lungi dall’essere sospeso durante il tempo di formazione sacerdotale ne è considerato parte integrante. Sicché, oltre alla vita di preghiera, disciplina, studio e servizio, propria di ogni seminario, i membri del Redemptoris Mater seguono il “Cammino” nelle comunità locali e ritornano nella loro comunità di origine per le “tappe” più importanti. Con l’ordinazione, costoro non si inseriscono in una congregazione o fraternità peculiare, bensì sono incardinati nel presbiterio di una chiesa locale per servire la missione evangelizzatrice della Chiesa.”

E così, Kiko Arguello c’è riuscito: è il primo laico che, a suo modo, è riuscito a dare ordini anche ai preti.

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