Nicola Fratoianni: «A Cona è un disastro. Un Cie in ogni regione? Proposta demenziale»
04/01/2017 di Stefania Carboni
Nicola Fratoianni, deputato di Sinistra Italiana, ha documentato su Twitter, con foto e video la vita dentro il cpa di Cona, diventato teatro di una rivolta di migranti dopo la morte di una giovane ospite di soli 25 anni. Dall’acqua inesistente alla fila fuori in infermeria con qualche grado sotto zero: le condizioni a Coneto non sono dignitose. L’ispezione del parlamentare avviene durante il trasferimento di cento migranti dalla struttura in altri centri dell’Emilia Romagna. Eppure il cpa che conta 200 posti letto, accoglie ancora oltre mille ospiti.
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Non c’è acqua e quella che c’è è fredda #cona pic.twitter.com/9OU07lYYnM
— nicola fratoianni (@NFratoianni) 4 gennaio 2017
Cosa ha trovato a Cona?
La situazione è disastrosa. La struttura non è nelle condizioni di garantire le minime condizioni di vita umane. Ci sono grossi tendoni malamente riscaldati, strutture in muratura dove sono ammassate centinaia di persone. Letti a castello uno sopra l’altro, dove è impossibile passare. I servizi igienici sono impressionanti: stamattina non c’era nella stragrande maggioranza dei casi l’acqua e quando c’era l’acqua scorreva fredda. Oggi a Cona c’era qualche grado sotto zero. C’è una piccola infermiera per un campo di 1400 persone. Sono due piccoli container, per accedervi c’è la fila. Solo che non si può aspettare all’interno ma fuori. Questo significa che chi deve chiedere un medicinale anche per un banale malanno, come un raffreddore, rischia di vedersi aggravare le proprie condizioni di salute. Una struttura inadatta, collocata nel nulla, fuori da qualsiasi rapporto col mondo esterno e con il quale, quando ci viene a contatto, incontra una piccola comunità del tutto inadatta a impattare con un numero così grande di persone. Cona segnala il fallimento di una politica cosiddetta di accoglienza che è tutto fuorché quello. Una politica basata sull’emergenza come lente attraverso cui leggere un fenomeno strutturale come quello dell’immigrazione.
Il ministro dell’interno Marco Minniti ha proposto un Cie in ogni regione. e questa proposta non sembra riscontrare grandi resistenze parlamentari. Lei che ne pensa?
Da parte nostra incontrerà le barricate: è una proposta demenziale. I Cie sono falliti, sono luoghi inumani ancora peggiori di quelli abbiamo oggi visitato. Nei Cie si è reclusi non perché si ha commesso un reato ma per via della propria irregolarità nei documenti. Eppure è la Bossi-Fini che produce automaticamente irregolarità. Piuttosto si pensi a cambiarla, si pensi a microstrutture che siano luoghi di primissima accoglienza per spazi temporali brevissimi. Per chi non lo sapesse a Cona oggi abbiamo incontrato persone che stanno in quelle condizioni da un anno.
Che fine hanno fatto i deputati che nel 2013 votarono contro i CIE? Su Possibile si parla della mozione Zanda che accolse 234 sì.
Purtroppo il nostro Parlamento sembra ricco di smemorati perfino nei propri atti politici. Segno di una ottusità rispetto a una realtà che invece è sotto gli occhi di tutti. Se qualcuno ecco si prendesse la briga di visitare strutture come quelle di Cona quello che stiamo verificando sarebbe ancora più evidente.
Oggi Deborah Serracchiani, vicesegretaria PD e presidente della regione Friuli Venezia Giulia, auspicava sul Messaggero un rispetto delle norme e rimpatri per chi non è in regola. Secondo lei, c’è stata una responsabilità del governo Renzi nella situazione di Cona?
Credo che abbia una responsabilità il governo Renzi ma anche i governi che si sono succeduti in questi ultimi anni. Perché non c’è mai stata una capacità di guardare l’immigrazione con la lente giusta: ovvero come un fenomeno strutturale non come una folata di vento che se ne va, così, di punto e in bianco. Si tratta tutto come se fosse una emergenza…
Diciamo anche che la situazione di Cona si è anche creata per le difficoltà della prefettura nel distribuire equamente i migranti nei vari paesi della Regione.
Questa è un’altra chicca. I sindaci che rifiutano l’accoglienza sono gli stessi che gridano all’invasione invece di favorire meccanismi di accoglienza diffusa. Se l’accoglienza diffusa fosse applicata negli ottomila comuni italiani ci sarebbero delle realtà virtuose. Come insegna l’esperienza, conosciuta, di Riace. Se si vuole guardare questo fenomeno, aldilà della propaganda politica, bisogna pensare che questa è una realtà con la quale faremo sempre i conti.
(foto copertina Via Fb Nicola Fratoianni)