Non siete meglio del Black Bloc (che non lo era)
04/05/2015 di Alessio Barbati
Il video del ragazzo intervistato a margine della manifestazione NoExpo è diventato virale nel giro di qualche istante e, come prevedibile, ha attirato su di sé l’attenzione più o meno di chiunque. Dai vecchietti al bar che commentavano la vicenda bestemmiando, all’onnipresente leader della Lega Nord Matteo Salvini: «Amici, GUARDATE e CONDIVIDETE: a questo imbecille che pena dareste???».
Tra i commenti più gettonati, la vignetta di Marty e Doc (Ritorno al Futuro) che recita “Dobbiamo tornare indietro nel tempo per fare abortire la madre di questo coglione”. Ma anche, cito testualmente: “Figlio della merda”, “Olio di ricino e mani legate dietro la schiena”. “Sedia elettrica”, “Lavori forzati” e poi l’immancabile “Quando c’era lui…”.
Il ragazzo si chiama Mattia Sangermano e ha poco più di vent’anni. Si è comportato da cretino? Sì. È giusto giustificarlo? No. Merita tutto il fango che l’opinione pubblica gli sta gettando addosso? No. È diventato il capro espiatorio delle colpe che nessuno riesce a distribuire. O meglio, la colpa è dei black bloc, lo sanno tutti, solo che i black bloc non hanno volto, e il popolo ha bisogno di qualcuno da lapidare.
Peccato che Mattia non sia uno di loro, era lì per caso, con l’unica colpa di aver rilasciato dichiarazioni da idiota. Perché è quello che ha fatto. Nell’intervista del “day after” io non vedo un violento, vedo il disorientamento di una generazione. Quella mancanza di punti di riferimento tipicamente adolescenziale e la voglia di combattere per qualcosa, non ha importanza cosa, per trovare un senso a quegli anni in cui la vita sembra non averne.
«Sentivo che a Milano qualcosa stesse cambiando, pensavo che i cittadini normali stessero protestando e mi sono sentito vicino a questa protesta» racconta con lo sguardo di chi ha capito di averla fatta veramente grossa. «Pensavo di essere dentro qualcosa di grande, non avevo mai visto così tanta gente a Milano ed ero stato ad una manifestazione solo altre tre volte».
“Una manifestazione”, perché in fondo una manifestazione vale l’altra per chi vuole esprimere l’insoddisfazione verso un paese, una classe politica o un’età che non lo rappresenta. «Non sapevo di gruppi organizzati o di macchine incendiate, mi sono fatto prendere dallo spirito di questa cosa, in quel momento ero esaltato, sono stato preso dagli eventi, mi dispiace e pulirò tutto anche se non ho sporcato nulla».
Questo è quello che dice Sangermano, additato come simbolo dei NoExpo, lui che l’Expo non sa nemmeno cosa sia. «Non ho nulla contro l’Expo, non l’ho mai visto, ma lo visiterò con la scuola. Io non avevo capito che ci fosse così tanta violenza». Vogliamo veramente prendercela con uno studente colpevole di aver detto due cazzate in televisione? È molto più facile dare la colpa a qualcuno per aver detto una scemenza, piuttosto che far pagare chi ha sbagliato sul serio, perché alla fine… “minchia, cioè, ci sta”.