Occupazione abusiva di case popolari: la risposta alla crisi dei nuovi senzatetto
10/03/2009 di Dario Ferri
Uno degli aspetti meno evidenti nelle continue notizie di crisi e licenziamenti di questi giorni è che oltre al lavoro spesso si perde anche la casa.
Anche se più dell’80% degli italiani sono proprietari di alloggio c’è un numero di famiglie, soprattutto di nuove famiglie, che hanno un appartamento solo in affitto. Il valore di questo affitto, che è aumentato notevolmente insieme al forte rincaro degli appartamenti degli ultimi anni e in generale degli appartamenti in affitto in Italia, è sostenibile solo se si ha un lavoro. Perdendo il lavoro sostenere l’affitto diventa impossibile a volte anche con l’assegno di cassa integrazione. A questo punto l’unica possibilità è tornare dai genitori o, se non ci sono, andare provvisoriamente da amici prima di, irrimediabilmente, non avere un posto dove stare.
GUERRA FRA POVERI – Negli ultimi tempi questo fenomeno ha dato vita, in molte zone di Italia ed in particolare al Sud, ad un vero e proprio assalto pirata a quelle case popolari che, per un motivo o l’altro, non sono abitate stabilmente dai loro affidatari. A volte basta una vacanza, una convalescenza in ospedale protratta a lungo, la visita ad un figlio lontano, per ritrovarsi senza effetti personali, senza mobili, senza casa. La procedura è questa: uno dei procacciatori osserva, tra i suoi vicini delle case popolari, le possibili vittime. Quando queste si assentano parte il lavoro dei fabbri: anche la migliore delle porte blindate non può sopportare il lavoro di seghe e piedi di porco. Certo si fa rumore ma ognuno si fa i fatti propri, per omertà mafiosa o per omertà e basta. Una volta aperta la porta comincia il lavoro di pulitura: non solo i valori vengono fatti fuori ma ogni traccia del precedente proprietario, foto, quadri ed effetti personali trovano la via della spazzatura. Il passo successivo è che la persona che deve occupare l’appartamento (non necessariamente la stessa che ha aperto e ha fatto il furto) va ad autodenunciarsi per occupazione abusiva in una casa che ha ritrovato vuota. In questo modo ribadisce la sua presenza, confessa il meno grave dei crimini (l’occupazione e non il furto) e, a quanto pare, usa questa dichiarazione per riallacciare le utenze.
NESSUNO PUO’ NULLA – Le forze dell’ordine, a quel punto, se chiamate dal legittimo proprietario (magari giorni dopo) troveranno il nuovo occupante con tutta la sua roba senza alcuna traccia del passato del precedente. E non potranno far altro che denunciarlo lasciandolo lì. L’ordinanza di sgombero, se mai arriverà insieme magari a centinaia di altre, provocherà quei drammi collettivi che tante volte si vedono in tivù quando la polizia cerca di sfrattare famiglie (con tanti bambini, tutti quelli che ci sono in zona) che mostrano la loro miseria e minacciano azioni di estrema disperazione. Le persone restano lì, con denuncie e magari condanne che diventeranno eseguibili solo dopo diversi anni. Si creano così a volte palazzi di abusivi, di gente che non pagando il fitto vive in case abbandonate e fatiscenti, in condizioni igieniche da terzo mondo a due passi da quartieri di lusso (a Roma ad esempio ce ne sono a Valcannuta a 200 metri dall’abitazione del presidente della Camera Fini).
MEGLIO COSì CHE SOTTO UN PONTE – Chi ha provato l’esperienza di un furto in casa sa cosa significa non ritrovare oro, danaro, effetti di valore. Ma chi subisce un esproprio di questo tipo perde le foto e i ricordi di una vita, i vestiti come i libri, tutto quello che aveva di valore come quelle cose inutili che non vanno nemmeno ad ingrossare il mercato dei ricettatori ma solo le discariche. Trova la porta chiusa, un’altra serratura e bussando, persone che giurano di aver trovato la casa vuota, quella stessa casa che ora accoglie nuovi mobili e foto ai muri. Queste persone che vanno ad occupare le case sanno che la legge non gli può nulla, perché nulla hanno da perdere: se mai si arriverà alla fine di una di queste cause (scansando condoni e prescrizioni) dormire in cella sarà comunque meglio che sotto un ponte e delinquere è, in ogni modo, l’unica possibilità per garantire un tetto ai propri figli. Così, a dispetto della tolleranza zero, grazie alla mancata difesa del territorio (per cui chiunque può scassinare una porta blindata senza essere scoperto) grazie alla lentezza della giustizia e l’incapacità di applicarne le condanne, il fenomeno delle occupazioni abusive si allarga. Fenomeno che, riguardando solo ed esclusivamente delinquenti italiani, per giunta con famiglia, non trova spazio nella cronaca ma che, con l’acuirsi della crisi, si trasformerà sempre più in una feroce guerra tra poveri.