Orfini e il reset del Pd romano: «Congresso dopo il referendum. Un consiglio a Virginia? Un po’ di umiltà»
18/09/2016 di Stefania Carboni
Non è stato possibile fare altrimenti. Durante la campagna referendaria secondo la linea nazionale del Pd non è possibile indire congressi locali. Così il congresso del Pd romano si terrà subito dopo il voto al referendum. La data? Nella città simbolo del fallimento dei democratici e con un Campidoglio a 5 stelle, il presidente Matteo Orfini attenderà il consiglio dei ministri del prossimo 26 settembre. Il giorno dopo, il 27, indirà anche lui la data del congresso del partito democratico capitolino.
guarda il video:
Si dovrà partire da un nuovo inizio. «Quando noi andavano in giro per la campagna elettorale – spiega Orfini a Giornalettismo – ci rinfacciavano perlopiù le vicende di Mafia Capitale. Non solo. Ci rinfacciavano anche una città che non funzionava, quindi anche il fallimento della nostra amministrazione». E ora, con il Campidoglio targato 5 stelle in pieno stallo e con un assessore al Bilancio mancante il democratico commenta: «Un consiglio a Virginia? Gliene diamo ogni giorno di nuovi. Ovviamente non possiamo dire che i problemi di Roma sono una sua responsabilità: sarebbe intellettualmente disonesto. Gli chiedo come tutti i romani di cominciare ad amministrare. Aveva garantito che entro 100 giorni si sarebbero visti dei cambiamenti, ne mancano 20 alla scadenza. Sulle nostre proposte non troviamo disponibilità al confronto». Colpa dei vertici M5S? «C’è sicuramente una battaglia interna al Movimento che non la sta aiutando. In più, mi sembra evidente, come già denunciammo in campagna, lei si è presentata impreparata, senza nemmeno l’idea di una squadra. Siamo 75 giorni senza assessore al bilancio. Tra poco dovremo approvare il bilancio di Roma Capitale. La città sta rischiando molto. Consiglierei un po’ più di umiltà da parte sua e un po’ più di responsabilità da parte del Movimento 5 stelle». Per il congresso romano, ha spiegato poi Orfini, si rivedranno diverse regole. La votazione probabilmente non rimarrà riservata agli 8 mila iscritti al Pd capitolino. Ci sarà però una attenzione maggiore sui tesseramenti. «Metteremo un tetto. Un circolo che normalmente fa 30 tessere non ne potrà fare 300».