Orrore negli allevamenti di conigli francesi destinati ai grandi marchi italiani | VIDEO

20/12/2017 di Redazione

In Francia denuncia choc sugli allevamenti di conigli destinati al macello e alla moda, per marchi come Dior, Fendi e Dolce e Gabbana. Gli animali trascorrono la loro intera e brevissima esistenza in piccole gabbie, dentro a capannoni senza luce, imbottiti di antibiotici. E ciò che è più grave – aggiunge l’associazione animalista L214 – è che i tre allevamenti di conigli nell’occhio del ciclone riceverebbero finanziamenti dall’INRA, l’istituto nazionale francese per la ricerca agricola.

Assurdo – denuncia il portavoce dell’associazione Sébastien Arsac a FranceInfo “che un’istituzione pubblica abbia investito così tanti soldi per sostenere un settore privato del lusso che non ne ha bisogno e che opera – ha sottolineato – in condizioni scioccanti”. Ciò che accade all’interno dei tre allevamenti di conigli e nel macello nel sud-ovest della Francia è stato documentato dagli attivisti di L214 in un video.

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Le immagini – ha spiegato Arsac – mostrano “animali rinchiusi per tutta la vita, con pochissimo spazio. I conigli che nascono nelle gabbie non vedranno mai la luce, perché gli edifici non hanno finestre. Non calpesteranno mai un filo d’erba e vedranno solo un raggio di sole quando saranno condotti al macello, quattro mesi e mezzo dopo la nascita”. E un terzo di loro quell’età non riuscirà a raggiungerla, morendo prima dentro le gabbie, nonostante la gran quantità di antibiotici e farmaci vari che gli vengono somministrati.

ORRORE NEGLI ALLEVAMENTI DI CONIGLI DESTINATI ALL’ALTA MODA, L’APPELLO A DIOR, FENDI E DOLCE E GABBANA

I conigli allevati sono destinati sia alla macelleria che alla moda: il 40% del fatturato delle aziende proviene dalla vendita della carne, il 60% da quella della pelliccia. Per questo gli animalisti di L214 hanno deciso di rivolgersi ai marchi di lusso che si riforniscono nei tre allevamenti di conigli – Dior, Fendi e Dolce e Gabbana – per chiedergli di mettere fine alla sofferenza degli animali. La petizione in poche ore ha già superato le 20.000 firme.

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