Luigi Di Maio figura nelle carte contro Paola Muraro. Cresce la fronda anti Raggi
14/12/2016 di Redazione
Luigi Di Maio figura nelle carte della procura di Roma su Paola Muraro. Lo racconta Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera sottolineando come il nome figuri nelle dichiarazioni dell’ex assessore al Bilancio Marcello Minenna e dell’ex amministratore delegato della municipalizzata AMA Alessandro Solidoro. Secondo i due Di Maio ha «offerto copertura politica a lei e a Raggi» anche nei momenti più critici inclusa l’iscrizione di Muraro al registro degli indagati:
Agli atti dell’inchiesta ci sono i verbali dell’ex assessore al Bilancio Marcello Minenna e l’ex amministratore delegato della municipalizzata Alessandro Solidoro che ricostruiscono quei giorni e specificano il ruolo di Luigi Di Maio che — anche nei momenti più delicati, come quello della notizia sull’iscrizione del registro degli indagati — avrebbe «offerto copertura politica a lei e a Raggi». Un atteggiamento analogo anche quando è emerso con chiarezza il rapporto stretto che la stessa Muraro aveva con Franco Panzironi e Giovanni Fiscon, i vertici di Ama che le hanno sempre rinnovato i contratti e ora sono entrambi imputati nel processo di Mafia Capitale.
PAOLA MURARO E L’ACCUSA DI INQUINAMENTO AMBIENTALE
«Gli impianti di Rocca Cencia e Salario – secondo i Pm – operavano una gestione dei rifiuti in violazione delle prescrizioni delle autorizzazioni riguardanti la gestione degli impianti». Lavorare meno per favorire gli impianti privati Questo il sospetto della procura in una indagine in cui Muraro figura accusata – secondo quanto racconta Sarzanini – anche di inquinamento ambientale.
Muraro, quando era consulente di Ama ma in realtà svolgeva il ruolo di «Responsabile tecnico e referente degli impianti», avrebbe consentito «lo stoccaggio di rifiuti in aree non autorizzate per l’impianto di Rocca Cencia» mentre per il Salario «non venivano rispettate le aree di stoccaggio rifiuti: i cassoni di rifiuti contenenti metalli ferrosi, gli scarti del processo e le balle di Cdr non erano infatti ubicati conformemente a quanto previsto dagli atti autorizzativi. Veniva anche accertata la sostituzione di un portone a impacchettamento rapido con un telo Pvc tale da non garantire il confinamento delle polveri e delle matrici maleodoranti esternamente all’impianto, non rispettando anche in tale situazione, le autorizzazioni». Si parla di «superamento per il parametro del Manganese, del Carbonio e del Fluoruri».
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L’AVVISO DI GARANZIA DATO 7 GIORNI DOPO
Repubblica, con Giovanna Vitale, parla della strana notifica dell’avviso di garanzia (sarebbero cinque i capi d’accusa) a Paola Muraro. Stranissima:
L’avviso di garanzia, cui per mesi è rimasta appesa la sopravvivenza politica dell’assessora grillina all’Ambiente e il destino
stesso della giunta Raggi, è infine arrivato. Notificato dai pm il 7 dicembre, per cinque giorni è curiosamente rimasto chiuso nel
cassetto degli avvocati difensori. Finché, lunedì, non è stato comunicato all’ex consulente di Ama, l’azienda comunale dei rifiuti.
Curioso no? E a quanto pare, sempre per colpa del “potere” Muraro, sta per saltare il direttore generale Ama. L’ennesimo. Spiega Cuzzocrea su Repubblica:
C’è di più: il direttore generale di Ama Stefano Bina, nominato poco più di tre mesi fa su indicazione di Davide Casaleggio, è pronto a lasciare anche lui: perché la neo amministratrice unica Antonella Giglio avrebbe fatto nomine per blindare gli uomini della Muraro senza tenere in considerazione le sue opinioni. Bina — secondo quanto rivela l’Adnkronos — potrebbe parlarne con lo stesso Casaleggio e con Beppe Grillo, oggi a Roma per organizzare le proteste dei parlamentari contro il governo Gentiloni. I due lo inviteranno a desistere, per evitare un ulteriore vulnus nella gestione della città. Ma non potranno che prendere atto dell’ennesimo pasticcio.
Un pasticcio che sta facendo innervosire. Molti dentro il Movimento chiedono la testa di Virginia:
Ma nonostante il vicepresidente della Camera prenda ora le distanze, gli oppositori di Virginia non sono affatto pacificati. «A questo punto ci deve pensare la magistratura, noi quel che dobbiamo fare l’abbiamo fatto», dice un deputato allargando le braccia. La voce che da settimane rimbalza tra i parlamentari è che sulla sindaca di Roma possa piombare un’indagine per abuso d’ufficio: «Quella roba lì di Romeo non si può fare, per non parlare di Marra. Non ci vuole chissà quale inchiesta e se le arrivasse un avviso di garanzia non ci saranno scuse:
a quel punto Virginia dovrebbe dimettersi».
(ANSA/MASSIMO PERCOSSI)